Sul calcio non ci sono tentennamenti (stasera tiferà Spagna contro Inghilterra «per tenere il trofeo nell’Ue»), ma per il resto è tutto un colpo al cerchio e uno alla botte. O, per meglio dire, uno a destra e uno a sinistra, tenendo dritta la barra al centro. Il discorso denso di equilibrismo che Ursula von der Leyen pronuncerà nella plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo alle 9 in punto di giovedì sarà un momento-spartiacque non solo per il destino dell’ex ministra tedesca alla ricerca di una delicata riconferma alla guida della Commissione, ma anche per la politica Ue che, in caso di bocciatura nello scrutinio segreto che inizierà quattro ore dopo, sprofonderebbe nel caos per assenza di alternative immediate, e, dicono dal Ppe, sarebbe «un regalo a Viktor Orbán».
E allora ogni parola conta, nel tentativo di assicurarsi i 361 voti necessari alla fiducia, sui 720 componenti dell’Aula, e superare le trappole dei franchi tiratori. La difesa, anzitutto, pilastro del nuovo ciclo politico-istituzionale che piace a tutti, insieme a una ritrovata competitività economica di fronte alla sfida globale con Usa e Cina, in relazione alla quale von der Leyen dovrebbe evocare una riflessione (ma non una rivoluzione, perlomeno non per ora) sulle risorse finanziarie comuni come è stato per il Recovery Plan, questione tuttavia molto delicata perché richiede il via libera dei 27 Stati Ue.
I TEMI
Ecco che la presidente dell’esecutivo Ue in corsa per la successione a sé stessa toccherà le corde più care all’alleanza a tre teste fatta da Ppe (188 seggi), S&D (136) e Renew Europe (77), ma potenzialmente pure a verdi e parte dei conservatori dell’Ecr, pur senza dare l’impressione, in quest’ultimo caso, di dar vita a una collaborazione strutturale che scatenerebbe un’emorragia tra i progressisti.
Ci saranno allora l’impegno atlantista e per l’Ucraina a comporre una laica trinità politica con i principi dello stato di diritto per mandare un segnale ai liberali, affiancati dalle garanzie sull’attuazione della riforma del diritto d’asilo anche attraverso accordi con i Paesi di transito e di partenza dei migranti, che parlano invece ai popolari (e strizzano un occhio ancora più a destra, ai conservatori), fino all’apertura di un inedito fronte di lavoro sulle politiche abitative, con tanto di commissario dedicato alla Casa, chiesto dai socialisti. Senza dimenticare una spruzzata — o qualcosa in più — di “Green” (Deal), in particolare in ottica di rilancio industriale, per rassicurare sì i verdi ma con formulazioni “ragionevoli” per i moderati. Dal testo ecumenico, poi, ognuno potrà selezionare la parte preferita, e rivendicare di essere stato ascoltato. E alla fine, di fronte all’incognita di un nome Ppe a sorpresa in caso di fallimento — il premier croato Andrej Plenković o quello greco Kyriakos Mitsotakis -, i più fedeli all’ordine di scuderia potrebbero essere proprio gli eurodeputati di centrosinistra, che in von der Leyen vedono, perlomeno, «l’usato sicuro».
GLI INCONTRI
Nelle scorse settimane, la tedesca ha incontrato a più riprese i gruppi parlamentari per prendere appunti e anticipare promesse. «Vedendoci singolarmente può soffermarsi sui temi a noi più cari, ma sarà dall’intervento programmatico che pronuncerà davanti all’Aula nel suo insieme che dipenderà il nostro sostegno», ha messo in chiaro il capogruppo verde Bas Eickhout.
Il dialogo, intanto, non si interrompe e prosegue per iscritto, per fornire risposte sui punti rimasti in bilico, ad esempio in materia di politica estera, con ecologisti e socialisti che avrebbero chiesto maggiori impegni, soprattutto con un occhio al Medio Oriente. Lunedì vedrà, più per cortesia istituzionale che altro, la Sinistra di The Left (dove siedono M5S e SI), da cui tuttavia non dovrebbero arrivare salvagenti; decisivo, invece, l’incontro del giorno seguente a cui von der Leyen è stata invitata dai conservatori, che hanno l’azionista di maggioranza in FdI, e da cui potrebbe arrivare un pacchetto di voti dirimente.
Ogni eurodeputato può fare la differenza e la numero uno di palazzo Berlaymont, che nelle salette protocollari dell’Eurocamera ha avuto faccia a faccia anche con singoli eletti, lo sa bene. Fidias Panayiotou, YouTuber anti-establishment di Cipro senza alcuna esperienza politica, ieri ha chiesto ai suoi follower come comportarsi nel segreto dell’urna: votare per un bis di von der Leyen oppure no? «Quello che mi direte di fare, io farò».
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