Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Fashion «Sono cresciuto in un contesto marcio, ho fatto anche scelte sbagliate. Per Eurovision ho speso 400 mila euro»
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«Sono cresciuto in un contesto marcio, ho fatto anche scelte sbagliate. Per Eurovision ho speso 400 mila euro»


«Stanotte è per te», canta Achille Lauro, tutto vestito di rosso, sulle note di amoR, presentandosi davanti ai 14 mila del Circo Massimo. Non sembra rivolgersi solamente a loro: ma alla città intera, che lo ha nato e ispirato sin da quando era un rapper «cresciuto in un contesto marcio, senza cultura», prima di diventare una delle popstar più amate e ispirate della sua generazione, che ha tutti ai suoi piedi.

Achille Lauro show al Circo Massimo, l’abbraccio a Roma: «Finalmente a casa». L’annuncio: nel 2026 concerto all’Olimpico

L’EXPLOIT

Come ieri sera nell’antico stadio romano, primo di due appuntamenti — domani il bis, per 18 mila spettatori — pensati per festeggiare i successi di questi ultimi mesi, dal singolo Amore disperato all’exploit (senza vittoria) al Festival di Sanremo con Incoscienti giovani, fino ad arrivare all’album Comuni mortali. «Roma, lusingato di essere qui questa notte. Siete stupendi. Finalmente a casa. È incredibile tornare nella mia città e trovarvi così qui, da dove siamo partiti, senza sapere dove stavamo andando e soprattutto senza sapere dove arriveremo», ha detto il 34enne artista romano ai fan di tutte le età (in platea anche il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessore ai grandi eventi Alessandro Onorato, Isabella Ferrari, Pilar Fogliati e lo stilista Pierpaolo Piccioli) prima di cominciare a ripercorrere questi dieci anni di carriera in due ore di show con il quale ha aggiunto un altro capitolo all’Achilleide.
Per l’epilogo bisognerà aspettare il 10 giugno del 2026, quando l’ex rapper cresciuto tra Montesacro, il Nuovo Salario, Vigne Nuove e il Tufello si esibirà per la prima volta in carriera allo Stadio Olimpico: è stato proprio alla fine dello show di ieri sera, tra C’est la vie e 16 marzo, che Lauro ha annunciato a sorpresa lo show, ribattezzato Comuni immortali (sarà il titolo del prossimo album?). I biglietti saranno in vendita dal 4 luglio: «Aprirò la stagione dell’Olimpico. Sarà un punto di arrivo, ma spero anche l’inizio di qualcosa di grande: punto anche a San Siro, vedremo. Sogno l’Olimpico da quando avevo dieci anni. Ci sono arrivato tappa dopo tappa, senza fretta», anticipava ieri nel backstage del Circo Massimo. Considerando che al Circo Massimo tra l’appuntamento di ieri e quello di domani ha venduto in tutto 32 mila biglietti, avrebbe potuto puntare allo stadio già quest’anno. Sulle polemiche di queste settimane, scoppiate intorno al concerto di Elodie a San Siro con biglietti a prezzi scontati, sui numeri «gonfiati» di certi raduni ha detto: «Se una persona inciampa, bisognerebbe aiutarla a rialzarsi: è un mercato difficile». Lui al successo ci è arrivato seguendo logiche tutte sue e ieri sul palco del Circo Massimo ha rivendicato come scelte che inizialmente non furono comprese lo abbiano in realtà portato lontano.
Da Bam Bam Twist a La bella e la bestia, da Barabba III a 1969, passando per Marilù, Amore disperato, Cadillac, Thoiry e Incoscienti giovani («Mi avete salvato la vita», ha urlato al pubblico), Lauro — accompagnato dalla sua band e da un’orchestra di 40 elementi — ha passato in rassegna tutte le sfaccettature mostrate in questi anni, tra rap, elettronica, pop, rock, funk. Bulimico e insaziabile, ha ceduto più volte all’horror vacui mentre cercava sé stesso: «Ho fatto anche scelte sbagliate. La partecipazione all’Eurovision del 2022 mi costò 400 mila euro (si presentò in gara per San Marino e si esibì su un toro meccanico, eliminato dopo il primo passaggio, ndr). Ho capito che dovevo uscire dalle logiche discografiche: mi ispiro ai Queen, non a ciò che passano le radio».

IL PIANOFORTE

L’artista divisivo di Rolls Royce si è elevato dai cliché: l’immagine del pianoforte che ieri su Perdutamente — con un soprano accanto a lui — saliva verso l’alto del palco, lasciando i fan a bocca aperta, è il simbolo della sua evoluzione. Oggi Lauro è un cantautore che vuole (com)piacere e arrivare a tutti. Quando ieri sera ha rispolverato quella Me ne frego cantata a Sanremo nel 2020, è tornata in mente a tutti la tutina della discordia. Ma Achille sul palco sfoggiava un elegantissimo completo (più tardi, su Latte+, ha invitato i fan a togliersi i vestiti, e in migliaia l’hanno preso in parola): «Spero di aver ispirato i più giovani ad essere liberi. Mengoni (criticato per via dei corsetti sfoggiati sul palco, ndr)? È grande abbastanza da decidere cosa sia meglio per il suo show, uno dei più internazionali in circolazione», rifletteva in camerino. Cristina, dedicata alla mamma, l’ha cantata per «tutte le madri coraggiose».
E mentre riflessioni sui conflitti sembrano essere un passaggio quasi obbligato quest’estate, lui non ha mancato di riservare un pensiero sui «tempi difficili che il mondo sta attraversando», in cui «l’amore è l’unica cosa che resta». Antonello Venditti, atteso per il duetto su quella Che tesoro che sei che hanno inciso, alla fine non si è presentato (non ci sarà neppure domani): «Il duetto? Uscirà. La canzone l’ho scelta io: «Maestro, sarebbe un onore»». Tornerà a Roma, prima dell’Olimpico e dopo il ritorno come giudice a X Factor, il 6 e 7 marzo, con il tour nei palasport praticamente tutto sold out: «Sanremo? Non escludo il ritorno. Ora voglio trasformare i miei concerti in riti collettivi».

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