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più talento (ma meno testa). I colpi magici, le frasi da censura in campo e la nuova maturità


Non c’è solo Jannik Sinner a far brillare il tennis italiano nel maschile. La scena questa volta se la prende a tutti gli effetti Lorenzo Musetti che batte l’americano Taylor Fritz al quinto set e stacca il pass per la semifinale di Wimbledon, diventando il quarto italiano di sempre a riuscirci dopo Pietrangeli, Berrettini e Sinner. 

Musetti, un mix di esuberanza ed eleganza

Il tennista toscano ha messo una pezza alla sconfitta di Jannik, mostrando un tennis di altissimo livello per varietà di colpi ed eleganza. Musetti ha ribaltato un primo set di grande sofferenza, vincendo il secondo al tie-break e prendendo il volo nel terzo. Alla fine ha chiuso addirittura 6-1 il set decisivo, dando una prova di forza da big. Non sono mancate le sue frasi da censura di cui si nutre per darsi carica durante i match. Qualche bestemmia di troppo, ma anche frasi autocelebrative dopo i punti importanti che fanno la differenza nella sua testa. A volte una sorta di sana spocchia che evidenzia la sua grande personalità, quella che forse spesso si ricerca in Sinner.

Per non parlare della qualità dei sui colpi, sempre belli esteticamente ma allo stesso tempo molto efficaci. Volée, palle corte, rovescio a una mano stile Federer, smash. Il tutto guidato da una strategia di fondo profondamente dettagliata. Il gioco di Musetti vale il prezzo del biglietto, a prescindere dal risultato, ma questa volta è arrivata anche una vittoria dal peso specifico per nulla indifferente. Adesso però c’è da superare un ostacolo che appare come un iceberg, Novak Djokovic. È il serbo la barriera tra Musetti e la finale dello Slam londinese. 

L’opposto di Sinner

Viene spontaneo confrontare il tennis di Musetti con quello di Sinner. Il primo classe 2002, 7 mesi più piccolo rispetto all’altoatesino. Se guardiamo i numeri e l’attuale ranking Atp sembra esserci un abbisso tra i due; in realtà, però, non c’è questa grande differenza in termini di gioco. Musetti dà la sensazione di avere un talento a tratti addirittura superiore rispetto a Jannik, per varietà e imprevedibilità di colpi. Allo stesso tempo, però, è evidente la distanza in mentalità e continuità. L’altoatesino sembra quasi un robot per dedizione al lavoro e costanza, Musetti invece ha spesso dimostrato di non essere poi così continuo nel lungo periodo.

Soprattutto questo aspetto ha portato Jannik ad arrivare in cima al ranking ed è questo che differenzia un campione da un grande giocatore. 

Più talento, meno testa. Così verrebbe da riassumere l’essenza di Musetti rispetto a Sinner. La certezza, però, è che entrambi stanno portando il tennis italiano ad un livello superiore, così come sta facendo Jasmine Paolini nel femminile. Giocheranno insieme in doppio alle Olimpiadi di Parigi e in quella occasione magari il talento a volte inespresso di Lorenzo troverà il suo perfetto completamento accanto ad una macchina perfetta come Jannik. 

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