I numeri li ha messi sul tavolo l’Aran, l’Agenzia che tratta per il governo il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Con le risorse a disposizione per i dipendenti delle funzioni centrali, 193 mila in tutto tra ministeriali, agenzie fiscali ed enti pubblici economici, l’aumento medio sarà di 160 euro mensili. Si va da poco meno di 150 euro medi per i ministeriali a circa 160 per le agenzie fiscali, fino ai quasi 180 per il parastato. Il 49% di questa cifra è già stato pagato con il maxi anticipo di dicembre dello scorso anno. «È bene sottolineare», ha spiegato il presidente dell’Aran Antonio Naddeo, «che si tratta di un aumento medio, per cui, alcune categorie come i funzionari potranno ricevere un incremento superiore a 170 euro».
Il fronte sindacale, per ora, appare diviso. La Fp-Cgil chiede più risorse. In caso contrario è pronta, fa sapere, ad una mobilitazione. «Senza risorse aggiuntive — scrive Fp Cgil — dovremmo fare un contratto che per molti non darà un euro in più a quanto hanno già in tasca e per altri addirittura, se si ostinassero a chiederci di metterle a disposizione degli accessori, si potrebbe addirittura dire che hanno preso più del dovuto». Sul fronte opposto ci sono invece alcuni sindacati autonomi, come la Confsal-Unsa, che invece vorrebbe chiudere subito la parte economica del contratto. «Noi», ha detto il segretario generale Massimo Battaglia, «siamo dell’idea che i soldi disponibili stiano meglio nelle tasche dei lavoratori anziché a disposizione del Ministro dell’economia e per questo ribadiamo la nostra volontà di chiudere in tempi brevissimi questo rinnovo contrattuale». Su una posizione intermedia c’è invece Flp, la Federazione dei lavoratori pubblici. «Siamo per un atteggiamento pragmatico», ha sottolineato il segretario Marco Carlomagno.
LA PROPOSTA
La proposta in questo caso sarebbe quantomeno quella di eliminare i tetti ai fondi del salario accessorio fermi al 2016. Una sigla, Confintesa, si è invece ritirata per protesta dal tavolo. Sul tema dei rinnovi contrattuali ieri è intervenuto, durante il Question time alla Camera, anche il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, che ha provato a richiamare i sindacati a un principio di realtà. Per recuperare tutta l’inflazione negli stipendi pubblici, ha spiegato, occorrerebbero 30 miliardi di euro. Semmai, ha spiegato il ministro, «la vera sfida è quella di utilizzare gli 8 miliardi di risorse straordinarie stanziate per la nuova tornata contrattuale in modo corretto».
Al tavolo ieri si è discusso anche di smart working nel pubblico impiego. La bozza presentata dall’Aran prevede per alcune categorie, come i soggetti fragili e i genitori con figli minori a carico, la possibilità di superare il criterio della prevalenza del lavoro in presenza. Si è discusso della possibilità che, sempre per queste categorie, si possa arrivare al limite anche a un lavoro totalmente da remoto. Qualche sindacati ha proposto anche di allargare lo smart working quasi totale anche ai neo assunti, in modo da poter attrarre più giovani nella pubblica amministrazione. Tutte proposte per ora sul tavolo. Se ne riparlerà il 23 luglio, quando è stata convocata una nuova riunione all’Aran sulle Funzioni centrali. Oggi, invece, sarà la volta degli Enti locali, anche loro alle prese con il rinnovo degli accordi, ma con la differenza che si tratta di un comparto che non ha ricevuto il maxi anticipo degli aumenti. E dunque ha maggiore fretta.
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