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«Conte ha preso parte alla lottizzazione. Ma l’avversario comune è la destra»


Dario Nardella, europarlamentare Pd, che succede col campo largo? Dopo le divisioni sulla Rai l’asse con Conte è ai titoli di coda?

«Io sono convinto che non si debba mai smettere di lavorare per cercare punti di unità. Non dobbiamo dimenticare che gli avversari sono fuori dal centrosinistra: è contro questa destra di governo che bisogna battersi. Su alcuni punti l’intesa c’è ed è solida. Penso alla sanità, su cui anche oggi il governo ha perso un’occasione preziosa per mettere le risorse che servono a proposito del provvedimento sulla violenza contro il personale sanitario. O temi come il salario minimo, che sono visti come priorità dai cittadini. Dopodiché ognuno deve fare la propria parte, Cinquestelle compresi».

Conte dice: i 5S non saranno mai un cespuglio del Pd. Alle Regionali in Liguria, Emilia e Umbria i candidati però sono tutti dem. Il Pd dev’essere più generoso?

«Credo che non sia mai mancato il rispetto da parte del Pd verso i Cinquestelle. Lo abbiamo dimostrato in particolare per le elezioni in Sardegna. Le alleanze vere e durature non si fanno con il pallottoliere, quando e dove ci sono candidati vincenti la casacca che portano passa in secondo piano. E’ successo in Sardegna, poteva succedere anche in Basilicata. Non lo abbiamo fatto e abbiamo perso».

Schlein non vuole veti sulle alleanze, di fatto però i 5S un veto lo stanno ponendo: su Renzi. Come se ne esce?

«Io condivido la posizione di Elly Schlein. Detto questo non dobbiamo mai perdere di vista il vero obiettivo del Pd, che è quello di allearci prima di tutto con gli elettori. Nessuno più parla del dato drammatico dell’astensione: basterebbe conquistare un decimo dei 25 milioni di astenuti delle Europee per vincere alle prossime politiche».

Ma Renzi può essere o no un socio del campo largo?

«Il punto non è Renzi: come ho sempre detto, la logica dei veti non funziona. Quello che vogliono i cittadini, gli elettori, è il nostro impegno sui temi concreti. E l’unità bisogna raggiungerla sui temi concreti. È da qui, in un secondo momento, che si possono fare le alleanze».

E la Liguria? L’alleanza con Iv c’era, ma è saltata per il no dei pentastellati.

«Ogni regione fa storia a sé, non entro nel merito. Mi auguro che si trovi la migliore soluzione per vincere. E confido nella capacità del candidato Andrea Orlando, a cui non manca l’esperienza, per costruire la migliore delle coalizioni possibili».

A proposito di temi concreti, sulle questioni internazionali il solco tra Pd e M5S sembra difficile da colmare, da Trump alla Russia. Come si fa a pensare di governare insieme?

«L’esperienza francese ci ha insegnato che non basta costruire l’alleanza più larga possibile e solo contro qualcosa o qualcuno. Perché puoi arrivare a bloccare le destre, ma poi non riesci a governare. Per questo credo che sui temi internazionali dovremo tutti sforzarci di cercare un minimo comune denominatore. Del resto ci sono riuscite le destre che sono molto più divise di noi, sulla Russia di Putin e sulla guerra in Ucraina».

E quale può essere questo minimo comun denominatore?

«Quello di una pace giusta in Ucraina. Con un percorso chiaro, il pieno coinvolgimento dell’Europa e un accordo che non passi da una resa incondizionata di Kiev, che ha subito un’invasione».

Tornando ai 5S, sulla Rai vi accusano: se volete l’Aventino, lasciate le vostre direzioni. Come risponde?

«La segretaria Schlein ha detto bene. Per noi contano i valori e la scelta di campo. C’è un problema gigante di libertà di informazione in Italia, anche a causa di questo governo, come dimostrato da tutti gli organi internazionali indipendenti: la Rai dopo il Media Freedom Act europeo è di fatto fuorilegge. Il governo però non ha voluto aspettare l’approvazione della legge nazionale di attuazione e ha scelto l’occupazione autoritaria della televisione pubblica. Mi stupiscono gli amici M5S che avevano votato il Freedom act in parlamento europeo, e all’indomani avevano detto che la Rai andava subito riformata con i nuovi principi di trasparenza e indipendenza, mentre ora hanno preferito partecipare alla lottizzazione».

Ma è vero che ha fondato una nuova corrente nel Pd? E con quale scopo?

«Io non sono interessato a nessuna correntina personale. Ho solo il desiderio di aiutare il mio partito e la segretaria contribuendo a creare un contenitore di partecipazione e di idee. È venuto il momento di costruire intorno alla leadership di Schlein, in modo plurale, la vera alternativa di governo a Meloni».

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