NEW YORK Nella maestosa cornice delle montagne del Wyoming, negli Stati Uniti, economisti e banchieri centrali — Fed, Bce, Bank of England, ecc. — si sono ritrovati per l’avvio dell’annuale simposio di chiusura estate. Organizzato dalla Federal Reserve Bank of Kansas City, quest’anno il simposio porta il titolo «Labor Markets in Transition: Demographics, Productivity, and Macroeconomic Policy». Sul tavolo, temi ben meno rilassanti del paesaggio, in particolare l’intervento di Christine Lagarde sabato e l’ultimo grande discorso di Jerome Powell, oggi, fra le pressioni politiche di Trump e la tenuta di dati statistici sempre più fragili.
Il capo della Federal reserve salirà sul palco quando in Italia sarà già pomeriggio avanzato. Il suo mandato è in scadenza a maggio 2026, anche se Trump vorrebbe sbarazzarsene prima, poiché lo considera responsabile di aver fatto rallentare il mercato immobiliare con il rifiuto di continuare a tagliare i tassi di interesse. Dalle parole di Powell molti sperano di ricavare chiarimenti sui passi futuri del Fomc, in particolare alla prossima riunione del 16-17 settembre. Secondo dati di mercato recenti, la probabilità di un taglio in quella data si attesta tra l’85 e il 92%, e gli investitori sono in fibrillazione in attesa di segnali chiari. Un analista di Goldman Sachs lo ha detto senza esitazioni: «Il discorso di Powell sarà il momento decisivo per capire se la Fed intenda accelerare la discesa dei tassi o mantenere un profilo più prudente».
LE PRESSIONI
Powell parlerà sotto il peso delle pressioni politiche crescenti, soprattutto le critiche dirette del presidente Trump, che non ha avuto peli sulla lingua, arrivando a usare ingiurie nel descrivere il suo lavoro alla Fed. Tutti si aspettano che ancora una volta Powell ribadisca con forza l’importanza dell’indipendenza della banca centrale, come ha fatto nel passato: «Una Fed libera da interferenze politiche è essenziale per mantenere la credibilità e garantire la stabilità monetaria nel lungo termine».
Guarda caso, un altro tema del simposio riguarda la diminuzione dell’affidabilità dei dati economici. I budget sempre più ridotti per gli enti statistici rischiano di complicare le analisi e la formulazione delle politiche, per non parlare della politica di Trump, che ha licenziato la responsabile del Bureau of Labor Statistics dopo una revisione sfavorevole dei dati sui posti di lavoro. Il gesto è stato letto come un nuovo attacco all’indipendenza delle istituzioni statistiche federali.
La partecipazione di Lagarde, domani, arriva fresca dall’accordo commerciale Usa-Ue, al quale ha risposto già con prudenza riconoscendo che l’intesa offre «un certo sollievo», ma sottolineando che non elimina le incertezze globali. E’ chiaro tuttavia che le implicazioni dell’intesa verranno incorporate nelle nuove proiezioni economiche di settembre, destinate a orientare le prossime scelte di politica monetaria della Bce.
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