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dal Kherson alle garanzie di difesa, i cinque punti


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Il vertice di Anchorage (15 agosto) non ha prodotto un accordo, ma ha generato un canovaccio negoziale. Per la prima volta, secondo l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, Mosca avrebbe accettato l’idea che Stati Uniti ed europei offrano a Kiev garanzie di sicurezza “tipo Articolo 5” al di fuori della NATO. In parallelo, ricostruzioni di Reuters delineano una proposta russa di cessione minima a nord e congelamento a sud, in cambio però di concessioni molto pesanti per l’Ucraina a Est. Tradotto: aperture tattiche, ma legate a contropartite sostanziali e tutte da verificare con Kiev.

  1. Ritiro limitato da Sumy e Kharkiv. Secondo fonti citate da Reuters, Mosca sarebbe “preparata a restituire” piccole sacche di territorio occupate nelle oblast di Sumy e Kharkiv (nell’ordine di poche centinaia di km²), cioè le teste di ponte più vulnerabili e costose da mantenere. È una concessione a basso costo militare per il Cremlino che produrrebbe però un dividendo politico immediato per Washington. Va notato che la mossa si inserisce in un pacchetto condizionato (vedi punto 3).
  2. Congelamento della linea del fronte a Kherson e Zaporizhzhia. La proposta includerebbe un freeze delle posizioni nel sud: niente nuove avanzate russe oltre l’attuale linea di contatto in Kherson e Zaporizhzhia. Per Kyiv significherebbe fermare l’erosione territoriale sul Mar Nero e sul corridoio verso la Crimea; per Mosca, consolidare i guadagni senza rinunciare formalmente alle annessioni proclamate. Analisti indipendenti (ISW) confermano che questo punto è emerso nei briefing ai partner occidentali.
  3. Rinuncia de facto alle parti non occupate di Kherson/Zaporizhzhia. Mosca smetterebbe di pretendere il controllo delle aree di Kherson/Zaporizhzhia che oggi non controlla, limitandosi a ciò che detiene. Attenzione però alla asimmetria: in cambio, la Russia chiederebbe il ritiro totale ucraino da Donetsk e Luhansk (vedi sezione “Cosa chiede Mosca”), spostando il baricentro del compromesso su condizioni molto onerose per Kiev.
  4. Garanzia scritta. nessun nuovo attacco russo in futuro. Witkoff parla di una “formalizzazione legislativa” dentro la Federazione Russa che impegnerebbe Mosca a non attaccare più l’Ucraina una volta siglata la pace. È un elemento nuovo rispetto ai precedenti (fallimentari) memorandum di sicurezza: darebbe un vincolo interno oltre che internazionale. Resta aperta la verificabilità (chi certifica la violazione? quali sanzioni automatiche?).
  5. Garanzie di sicurezza “tipo Articolo 5” per l’Ucraina (extra-Nato). Secondo AP/Bloomberg, Mosca avrebbe accettato che Usa e Paesi europei offrano a Kiev protezioni collettive “simili all’Articolo 5”, fuori dal quadro Nato. In pratica: un trattato di difesa plurilaterale che preveda intervento automatico o quasi-automatico in caso di nuova aggressione. È la concessione politicamente più rilevante perché sostituisce — parzialmente — la mancata adesione all’Alleanza. I dettagli operativi (portata, tempi di risposta, basi, mezzi, voto dei Parlamenti) sono il vero discrimine tra dissuasione credibile e parole vuote.

Cosa chiederebbe Mosca in cambio (il lato che pesa)

Le stesse ricostruzioni segnalano che il prezzo richiesto da Putin è alto:

  1. Ritiro ucraino da Donetsk e Luhansk (anche dove Kiev è ancora presente), con congelamento al sud.
  2. No Nato per l’Ucraina (ma apertura a garanzie alternative).
  3. Riconoscimento — quanto meno occidentale — della sovranità russa sulla Crimea; possibile richiesta di alleggerimento sanzioni.
  4. Status per lingua russa e agibilità della Chiesa ortodossa legata a Mosca in territorio ucraino. 

Kiev e i principali leader europei, per ora, respingono cessioni territoriali e insistono su un cessate il fuoco prima di entrare nel merito: il braccio di ferro resta aperto.


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