«L’abuso d’ufficio era un’arma politica che veniva consegnata al mondo giudiziario. L’abrogazione di questo reato evita il condizionamento di certi pubblici ministeri e significa rendere ancor più netta la separazione dell’aspetto amministrativo-politico da quello giudiziario». All’indomani dell’approvazione del disegno di legge Nordio, mentre l’Associazione nazionale magistrati si agita parlando di «amnistia per quattromila colletti bianchi», l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, luminare del diritto penale, è convinto che la riforma introdotta sia una benedizione. «La legge è fatta bene, è positiva e non è assolutamente vero che significa allargare le maglie nei confronti della pubblica amministrazione — commenta il legale a “Il Messaggero” — L’abuso d’ufficio è un reato evanescente, perché o si tratta di una corruzione (e in questo caso è molto grave), o in alternativa si tratta di un atto amministrativo illegittimo e in quel caso occorre rivolgersi al giudice amministrativo per fare annullare l’atto».
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COSA CAMBIA
Ma in concreto cosa cambia da oggi con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio? «Per gli imputati, ai quali non siano contestati altri reati, il giudice deve automaticamente pronunciarsi con una sentenza di non doversi procedere perché i fatti non sono più previsti dalla legge come reato — spiega l’avvocato Caroleo Grimaldi — E quelli che sono già stati condannati con sentenza definitiva devono chiedere al giudice dell’esecuzione che dichiari il reato estinto, perché sul casellario giudiziale non può figurare una sentenza per un fatto che non costituisce più reato». Tanti i casi di sindaci e amministratori pubblici che, dopo essere finiti nel frullatore mediatico per la contestazione di condotte qualificate dai pm come abuso d’ufficio, alla fine sono stati archiviati, prosciolti o assolti. Ma nel frattempo hanno pagato le conseguenze di questo status di indagati o imputati. «Un mio assistito è stato condannato a un anno per abuso d’ufficio — racconta il penalista romano — e per due anni non ha potuto più lavorare per la sua amministrazione, perché in base alla legge Severino anche se la sentenza non è definitiva devi scontare l’interdizione dal pubblico ufficio per il doppio della pena che ti viene irrogata. Salvo poi essere assolto due anni fa in appello perché il fatto non sussiste. E all’epoca non era nemmeno all’orizzonte l’abrogazione del reato. Ma chi glieli restituisce questi due anni di vita?». La dimostrazione della poca utilità di questa fattispecie penale viene dai numeri: nel 2021, su circa 5mila procedimenti per abuso d’ufficio, ci sono state solo 9 condanne al termine dell’udienza preliminare e 18 dopo il dibattimento. Sentenze che poi, magari, in secondo e terzo grado sono state riformate. «La legge è equilibrata — ribadisce l’avvocato Caroleo Grimaldi — anche sulla riscrittura del traffico di influenze illecite. Perché se uno millanta dicendo: “dammi dei soldi per corrompere il pubblico ufficiale che conosco”, ma non è vero, si tratta di una truffa. Se invece è vero, si tratta di corruzione».
FAVOREVOLI E CONTRARI
«Si riducono i diritti e le libertà dei cittadini e gli spazi per l’informazione — attacca il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro — se pensiamo al fatto che nei confronti di un abuso o di prevaricazione di un pubblico ufficiale non ci saranno strumenti adeguati per individuarlo. Di fronte a tutto un sistema di abusi e sopraffazioni il cittadino si sentirà più solo». E il presidente del sindacato delle toghe, Giuseppe Santalucia, annuncia: «Da oggi tutti coloro che sono stati condannati per abuso d’ufficio si rivolgeranno al giudice per chiedere l’eliminazione della condanna. È una piccola amnistia per i colletti bianchi: avremo 3-4mila persone, o forse di più, che chiederanno la revoca della condanna. Abrogare il reato di abuso di ufficio significa regalare uno spazio di impunità per qualunque pubblico ufficiale: questo è illiberale». Il senatore e capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato, Pierantonio Zanettin, ribatte: «I 3mila condannati di cui parla Santalucia, paventando una sorta di amnistia mascherata, in realtà sono suddivisi in 30 anni, quindi sono 10 all’anno. Stiamo creando una tempesta in un bicchier d’acqua. Se il 94% dei processi finisce con l’assoluzione, tanto vale che i processi non inizino neanche». «Io sono d’accordo. Era una nostra richiesta. È stato un bene eliminare l’abuso in atto d’ufficio — commenta il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca — Ora dobbiamo evitare che si passi dall’abuso in atto d’ufficio a qualche altra ipotesi di reato più grave, finendo di cadere dalla padella alla brace.
E il vento delle riforme non si ferma qui. «Proporrò una disciplina organica sui trojan perché ritengo che questo strumento sia oggi accostato impropriamente alle intercettazioni ambientali», annuncia il deputato di Azione Enrico Costa.
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