Fosse per lui, sarebbe già sul pratone di Mar-a-Lago, la pantagruelica residenza di Donald Trump in Florida. Mazza da golf e cappellino rosso Maga: Make America great again. Ma andrà più tardi, Matteo Salvini, in visita al Tycoon a capo dei Repubblicani americani: «Prima delle elezioni», assicura. Il leader della Lega torna a professare la sua fede trumpiana. Lunga intervista a un giornale italiano in Florida — Italia Report Usa, Donald lo leggerà? — per ribadire, casomai ci fossero dubbi, che non tiferà per Joe Biden il 5 novembre. «Conto in una vittoria dei repubblicani», si sbilancia il vicepremier, seduto nel suo studio al ministero delle Infrastrutture.
LA STRATEGIA UE
C’è spazio per affacciarsi sull’Europa, le manovre dei “Patrioti” insieme alla Lega nell’Europarlamento, il destino incerto di Ursula von der Leyen. Questioni che vedono il centrodestra in ordine sparso di fronte al grande tornante europeo. Per la premier Giorgia Meloni, stretta nella doppia veste di capo di governo e dei Conservatori europei, sono ore di decisioni difficili. Sentirà von der Leyen nei prossimi giorni, capirà se ci sono i margini per un voto a favore della tedesca in cerca di un bis, in cambio di garanzie e un posto di peso nel gabinetto europeo per l’Italia. Salvini voterà contro, cannoneggia “Ursula” e marca le distanze con la presidente del Consiglio: «Eravamo già su posizioni diverse in Europa prima, continuiamo ad esserlo anche ora». Anche se poi rassicura: «Il governo andrà avanti per cinque anni».
Vive di questi tatticismi, l’attesa del centrodestra per due momenti che possono ridisegnare lo scenario internazionale e la stessa politica italiana. Il voto sulla prossima Commissione Ue, appunto, previsto nel primo pomeriggio di giovedì nell’Europarlamento di Strasburgo. E ovviamente le urne americane, la sfida di Trump a Biden o chi, fra i democratici, dovesse subentrargli nella corsa. Salvini si muove da battitore libero, non si sente obbligato alla cautela che invece guida in questi giorni le uscite pubbliche di Meloni, di ritorno da una densissima settimana a Washington, dove ha partecipato al summit Nato. Incalzata in America sul destino di Joe Biden e la sua salute claudicante, la premier ha soppesato le parole: Biden «sta bene» e con chiunque vinca la Casa Bianca «l’Italia lavorerà insieme come ha sempre fatto». E se ha trovato il modo, fra le righe, di far capire per chi incrocia le dita, «non vi sfuggirà che sono presidente dei Conservatori europei, di cui fa parte come osservatore il Partito repubblicano..», oltre non si è spinta. Altro che Salvini. Go Trump go, è il motto del “Capitano” leghista sciorinato nella lunga intervista.
Di fatto, un manifesto trumpiano in salsa leghista. Gli applausi alla politica estera dell’ex presidente repubblicano. Gli strali contro «l’Europa del bavaglio e della censura» e la solidarietà al presunto “censurato”, il patron di X (ex Twitter) Elon Musk, altro idolo dell’universo Trump. Oltre ovviamente alla politica estera del Tycoon. «Ricordiamo i patti di Abramo, senza pensare a quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina con tutti i morti conseguenti». Fronte caldissimo, questo, anche a Roma. Gli impegni assunti da Meloni sulle armi Nato da dispiegare in Italia, o inviare in aiuto alla resistenza ucraina, hanno innescato la presa di distanze del Carroccio. Se ne contano tanti, ultimamente, di questi distinguo. Dai balneari alle proteste dei governatori leghisti contro il decreto per le liste d’attesa nella Sanità, è un continuo.
IL NODO DELLE ARMI
Sulle armi l’ultima puntata. Con la Lega dentro e fuori il Parlamento a parlare di «escalation» e pronta a presentare un ordine del giorno in aula per chiamare allo scoperto i partiti. A dire il vero, anche su questo fronte Meloni si è mostrata cauta ultimamente. A Washington ha firmato impegni solenni con gli alleati. Ma con tanti puntini sulle i. Gli aiuti a Zelensky dovranno essere «mirati», le armi inviate sono «difensive». E le spese militari della Nato «non devono duplicare» quelle già richieste dall’Ue, perché il bilancio da cui attingono è uno solo.
Premure necessarie alla leader di Fratelli d’Italia per non scoprirsi a destra. Con Trump e i repubblicani Maga, metti mai dovessero rientrare dall’ingresso principale a Pennsylvania Avenue. Con la destra euroscettica che ha compattato i ranghi in Ue, sotto la guida di Marine Le Pen, da cui Meloni vuole distinguersi senza però snaturare il suo partito. Salvini non ha di questi problemi. E infatti prende campo. Rivendica i contatti con Trump, con cui ha avuto una telefonata poche settimane fa, grazie alla mediazione del repubblicano Vivek Ramaswamy. Lo andrà a trovare in autunno a Mar-a-Lago, giura, come ha già fatto questa settimana il premier ungherese Viktor Orban.
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