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«Prudenza sulla Manovra» No alla battaglia pensionistica della Lega e allo Ius Scholae


Attenersi al programma. Seguire le istruzioni, please. Giorgia Meloni richiama all’ordine il governo. Agosto non è ancora chiuso, ma la manovra d’autunno già staglia un’ombra sul volto della presidente del Consiglio. Che ai suoi alleati convocati per una riunione di spogliatoio chiede «prudenza». Ergo: piano con le promesse. Quota 41, la battaglia pensionistica risbandierata dalla Lega in queste ore, non è in agenda: mancano i soldi. E lo stesso vale per gli altri fuori-programma che hanno fatto irruzione nel dibattito politico estivo. Anche se fossero gratis. Ius Scholae? «Ne riparleremo», frena Meloni rinviando alle calende greche la proposta di Forza Italia per concedere la cittadinanza agli stranieri che studiano nel nostro Paese.

I PALETTI

Pianta i paletti la timoniera di Chigi nel vis-a-vis con gli alleati: Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Un’ora e mezzo a conclave, interrotta dall’indiscrezione, poi smentita dai famigliari, della morte di Umberto Bossi. Salvini esce dalla stanza e chiama il Senatùr: «Ci abbiamo riso sopra». Prudenza e contegno, chiede la premier ai vice e anche nel Cdm che lancia Raffaele Fitto come commissario europeo. In cima all’agenda c’è la finanziaria. «Ricordo che la manovra è ancora da scrivere», premette la leader di Fratelli d’Italia davanti ai ministri seduti al tavolo circolare.

Le casse piangono: tra legge di bilancio e piano di rientro da inviare a Bruxelles, bisogna rastrellare 25 miliardi. Ne mancano circa dodici. Per questo Meloni chiede alla squadra di «non commentare interventi e misure di cui ha parlato finora la stampa ma che non sono mai neanche state proposte». È un chiodo fisso, quest’anno di più. Da quando è rientrata a Palazzo Chigi la premier ha già avuto una sfilza di riunioni con il titolare dei conti Giancarlo Giorgetti. Con gli alleati, nella riunione di spogliatoio mattutina, detta le priorità di spesa. Famiglie, giovani lavoratori, studenti. Block notes alla mano, annota accigliata le richieste della sua maggioranza. I margini sono angustissimi. Sulle pensioni, vera zavorra di ogni finanziaria, si farà «il possibile».

Difficile alzare le minime, come chiede Forza Italia. Impossibile tornare a Quota 41: Lega avvisata. Si concorda una road-map sobria, per ora. Mentre Giorgetti prepara un’altra (ridotta) sforbiciata alla spesa dei ministeri, gli alleati fissano pochi punti. Il grosso delle risorse andrà anche quest’anno sul taglio del cuneo fiscale. Per il resto le priorità sono: taglio dell’Irpef, nuove risorse al fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa per gli under-36 e gli universitari. Poi certo, il capitolo famiglia caro ai “patrioti”. In Cdm Meloni torna sul nodo dell’assegno unico, garantisce che non sarà cancellato. «Finché ci sarà questo governo le famiglie italiane non avranno nulla da temere». E allora ecco la ricetta: «Tutte le risorse devono a mio avviso continuare ad essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie». Agenda fitta. Non tutto è rose e fiori. C’è la spina dei balneari e lo stop imposto dalla premier: basta tiri alla fune, si andrà incontro all’Ue con una legge che, salvo mini-proroghe delle concessioni, metterà a gara le spiagge italiane come chiede da anni Bruxelles.

I NODI IRRISOLTI

Usciti dal tour-de-force a Chigi, tutti negano tensioni. Collegato alla piazza di Ceglie di Affari italiani — intervistatore d’eccezione, l’ex first gentlemen Andrea Giambruno — Salvini giura: «Con Giorgia avevo un rapporto politico, ora anche umano». Sarà. Le distanze però restano. Gli sgambetti fra alleati, pure. Ancora Salvini in serata: «La Rai? Siamo a favore di aumentare il tetto pubblicitario». Fumo negli occhi per Mediaset, la famiglia Berlusconi e, va da sé, Forza Italia. Di Rai si parla nel faccia a faccia tra capi-partito. Senza però venire a capo dello stallo che da cinque mesi tiene in freezer la governance della tv pubblica: su Cda e presidenza si deciderà più avanti. C’è anche un capitolo migranti, nel faldone sul tavolo di Chigi.

Meloni ne parla con i ministri. A breve atterrerà in Cdm una modifica alla Bossi-Fini per stringere le maglie del decreto flussi, impedire alla criminalità organizzata di lucrare sui falsi permessi ai migranti-lavoratori. L’altro cruccio si chiama Albania. Entro la fine di settembre saranno inaugurati i centri per migranti. L’opposizione li ha ribattezzati “lager”. «Un esempio per l’Europa», replica a distanza la premier. Consapevole che l’esperimento albanese avrà i riflettori puntati: «Faremo tutto a regola d’arte».

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