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popolari e socialisti uniti per una (risicata) maggioranza


Alla fine, l’allievo ha superato il maestro: Herbert Kickl ha completato il lavoro di Jörg Haider riuscendo, con una ideologia radicale, identitaria e nazionalista, a far diventare la Fpö primo partito in Austria. Se il record raggiunto da Haider nel 1999 era del 26,9%, adesso con Kickl la Fpö conquista quasi il 29% divenendo per la prima volta a una elezione politica (le era già riuscito alle europee) primo partito con ambizione di conquistare la cancelleria e formare una coalizione di governo in veste di partito al comando. Che poi la Fpö ci riesca è un’altra faccenda – e al momento pare escluso – ma la realtà è che si è conquistata un posto sicuro nel panorama politico e difficilmente si potranno fare i conti senza di lei.

GLI SCENARI

Un successo della Fpö era previsto dai sondaggi, ma non di queste dimensioni: tre punti davanti alla Övp del cancelliere Karl Nehammer, a cui invece veniva pronosticata una forte ripresa grazie alla buona gestione dell’emergenza maltempo. Invece, il risultato non definitivo (mancano i voti per posta) indica la Fpö prima al 28,8%, la Övp seconda al 26,3%, la Spö (socialdemocratici) stabile sul record negativo precedente, al 21,1%, i Verdi, alleati ora al governo della Övp, in calo all’8,3% e i Neos (liberali progressisti) in lieve aumento al 9,2%.

Per la Övp è stato un tracollo di circa l’11%: con Sebastian Kurz nel 2019 i popolari avevano raggiunto il 37,46% dei voti. Eppure, nonostante la batosta, l’ipotesi di dimissioni di Nehammer non è in discussione, anche per mancanza di alternative. Gli si riconosce comunque di avere risollevato il partito dal buco nero in chi era precipitato dopo le dimissioni a ottobre 2021 di Kurz a seguito di uno scandalo denunciato dalla procura anti corruzione. Due mesi dopo Nehammer subentrava come cancelliere e a maggio del 2022 alla guida del partito, e in questi due anni si è accreditato nella doppia funzione. La plateale affermazione di Kickl ha stupito e in parte allarmato: «Kickl assalta il vertice», «Svolta radicale a destra in Austria», «Il colpo di Kickl», titolano i quotidiani austriaci.

In effetti, a dispetto del suo aspetto dimesso, l’aria di uomo qualunque senza carisma, sono in molti a riconoscergli abilità politica e tattica: dopo lo scandalo Ibiza (dove l’ex leader Heinz-Christian Strache fu filmato mentre negoziava con una presunta nipote di un oligarca russo asset dello stato in cambio di favori politici) la Fpö era precipitata al 16,17%.

In due anni da quando ne ha assunto il comando, Kickl l’ha portata al 29%. E non importa se per farlo ha cavalcato senza scrupoli i temi demagogici del momento: dal Covid e le teorie no vax (meglio i vermicidi dei vaccini), alla guerra in Ucraina (no agli aiuti e sì a una pace secondo il gusto di Putin), crisi energetica e aumento dell’inflazione, senza dimenticare gli attacchi all’Europa, e naturalmente all’emigrazione, tema numero uno della campagna elettorale.

GLI SLOGAN

Il tutto condito con un linguaggio ricalcato da quello nazista. Anche il recente episodio di cori di canti nazisti al funerale di un funzionario della Fpö, Walter Sucher, in presenza anche di esponenti del partito, non ha scalfito di un graffio l’immagine di Kickl e del partito.

Il suo piano per la cancelleria potrebbe però, almeno per ora, naufragare: nessun partito è disposto ad allearsi con Kickl. Quello più probabile per una eventuale coalizione, che piacerebbe anche alla Confindustria austriaca, sarebbe la Övp, ma Nehammer ha messo in chiaro che con Kickl cancelliere mai. E che Kickl si faccia da parte è assai improbabile. Le alchimie ipotizzate vanno da un governo Övp-Spö, che avrebbe però una maggioranza risicata, a una coalizione a tre guidata sempre da Nehammer fra Övp, Spö e Neos. Ma il cammino sarà molto lungo, mesi: se va bene entro Natale altrimenti si va all’anno nuovo (il record finora è di sei mesi per la nascita di un governo). La parola passa ora al presidente Alexander Van der Bellen, ex leader dei Verdi, che già una volta ha rimosso Kickl da ministro degli interni, e domenica dopo il voto ha detto che ascolterà tutti i partiti ma ha anche anticipato le condizioni per l’idoneità a governare: condivisione dei fondamenti dello Stato di diritto e della Costituzione, diritti delle minoranze, libertà dei media, democrazia liberale e appartenenza dell’Austria all’Unione europea. Tutti criteri, a giudicare dalle sue tirate finora, per i quali Kickl, a meno di improbabili capriole, non supererebbe l’esame.

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