ROMA (ITALPRESS) — Piatti, bicchieri e posate riutilizzabili ma che, di fatto, vengono considerati “usa e getta”.
Legambiente ha cercato di fare chiarezza riguardo questo tipo di prodotti in Italia e alle contraddizioni presenti negli obiettivi della direttiva europea sulla plastica monouso (in vigore dal 14 gennaio 2022).
L’associazione ambientalista ha infatti realizzato il report “Usa & getta o riutilizzabile? Facciamo chiarezza!” per verificare le informazioni presenti sulle confezioni in commercio in Italia.
L’indagine, condotta nei primi sei mesi del 2024, ha preso in esame 317 prodotti – 57% piatti, 27% bicchieri, 12% posate e 4% coppette, vaschette e vassoi – di 70 marchi diversi presenti in oltre 60 punti vendita.
Sui 317 prodotti analizzati, il 38% non specifica il numero di lavaggi massimi o consigliati.
Un dato che risulta paradossale se si pensa che la possibilità di lavarli è la caratteristica principale di questi prodotti.
Ma questo non è l’unico problema rilevato da Legambiente: solo l’8% delle confezioni specifica la possibilità di utilizzarli sia in lavastoviglie che nel microonde.
Nel caso del lavaggio, in un prodotto su quattro non sono riportate indicazioni sul lavaggio in lavastoviglie e nel 60% dei prodotti in cui è indicato, l’informazione sulla temperatura è assente.
Non va meglio per il discorso “cottura”. Solo nel 30% dei prodotti viene specificato che le stoviglie possono andare in microonde ma non viene chiarito a quale temperatura.
Solo un prodotto su due, poi, riporta il divieto di utilizzo nel forno tradizionale.
Male anche sul fronte delle certificazioni. È presente almeno una certificazione solo nel 35% dei prodotti e nel 70% dei casi riguardano altri aspetti e non la riutilizzabilità delle stoviglie. Solo il 30% dei certificati si riferisce alle indicazioni sul lavaggio meccanico. Inoltre, il report sottolinea la disinformazione sull’origine dei prodotti: spesso viene riportato in modo ambiguo il fatto che il prodotto sia importato e distribuito in Italia, nell’83% dei casi è di origine europea mentre nel 5% del campione l’informazione è assente.
Dall’indagine del cliente misterioso di Legambiente emerge quanto le informazioni contenute nella Direttiva europea sulla plastica monouso siano poco chiare, e di riflesso il decreto legislativo correlato.
Lasciando così spazio ai vecchi prodotti usa e getta in plastica che con una semplice modifica nel nome del prodotto, possono aggirare la normativa. Fermo restando la necessità di definire nel dettaglio i limiti di utilizzo dei prodotti in plastica riutilizzabili, si può ovviare alla confusione scegliendo altri materiali per le stoviglie come acciaio, vetro e ceramica. Una scelta che oltre a tutelare l’ambiente, protegge anche da potenziali rischi per l’organismo, come l’esposizione alle microplastiche che preoccupano sempre di più per la salute umana.
Legambiente ha cercato di fare chiarezza riguardo questo tipo di prodotti in Italia e alle contraddizioni presenti negli obiettivi della direttiva europea sulla plastica monouso (in vigore dal 14 gennaio 2022).
L’associazione ambientalista ha infatti realizzato il report “Usa & getta o riutilizzabile? Facciamo chiarezza!” per verificare le informazioni presenti sulle confezioni in commercio in Italia.
L’indagine, condotta nei primi sei mesi del 2024, ha preso in esame 317 prodotti – 57% piatti, 27% bicchieri, 12% posate e 4% coppette, vaschette e vassoi – di 70 marchi diversi presenti in oltre 60 punti vendita.
Sui 317 prodotti analizzati, il 38% non specifica il numero di lavaggi massimi o consigliati.
Un dato che risulta paradossale se si pensa che la possibilità di lavarli è la caratteristica principale di questi prodotti.
Ma questo non è l’unico problema rilevato da Legambiente: solo l’8% delle confezioni specifica la possibilità di utilizzarli sia in lavastoviglie che nel microonde.
Nel caso del lavaggio, in un prodotto su quattro non sono riportate indicazioni sul lavaggio in lavastoviglie e nel 60% dei prodotti in cui è indicato, l’informazione sulla temperatura è assente.
Non va meglio per il discorso “cottura”. Solo nel 30% dei prodotti viene specificato che le stoviglie possono andare in microonde ma non viene chiarito a quale temperatura.
Solo un prodotto su due, poi, riporta il divieto di utilizzo nel forno tradizionale.
Male anche sul fronte delle certificazioni. È presente almeno una certificazione solo nel 35% dei prodotti e nel 70% dei casi riguardano altri aspetti e non la riutilizzabilità delle stoviglie. Solo il 30% dei certificati si riferisce alle indicazioni sul lavaggio meccanico. Inoltre, il report sottolinea la disinformazione sull’origine dei prodotti: spesso viene riportato in modo ambiguo il fatto che il prodotto sia importato e distribuito in Italia, nell’83% dei casi è di origine europea mentre nel 5% del campione l’informazione è assente.
Dall’indagine del cliente misterioso di Legambiente emerge quanto le informazioni contenute nella Direttiva europea sulla plastica monouso siano poco chiare, e di riflesso il decreto legislativo correlato.
Lasciando così spazio ai vecchi prodotti usa e getta in plastica che con una semplice modifica nel nome del prodotto, possono aggirare la normativa. Fermo restando la necessità di definire nel dettaglio i limiti di utilizzo dei prodotti in plastica riutilizzabili, si può ovviare alla confusione scegliendo altri materiali per le stoviglie come acciaio, vetro e ceramica. Una scelta che oltre a tutelare l’ambiente, protegge anche da potenziali rischi per l’organismo, come l’esposizione alle microplastiche che preoccupano sempre di più per la salute umana.
abr/gtr/col]