Un intervento «vasto e strutturale», lo ha definito il Guardasigilli Carlo Nordio. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il decreto carceri, oggi all’esame della Camera, che prevede lo snellimento delle procedure per ottenere le misure alternative e la liberazione anticipata, l’assunzione di agenti, l’affidamento in comunità dei tossicodipendenti. Un provvedimento, spiega, la cui idea ispiratrice è una giustizia «orientata a un’umanizzazione carceraria».
Il testo ha però sollevato qualche perplessità durante il cdm. Tra i ministri della Lega infatti, c’è chi ha sostenuto che le misure potrebbero trasformarsi in un «boomerang» politico qualora uno dei beneficiari della liberazione anticipata dovesse commettere nuovi reati. Dubbi comunque aggirati — complice un faro del Colle sul dl — permettendo di arrivare ad un via libera all’unanimità. Il decreto, come denunciato dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani con il sostegno di Giorgia Meloni, aggiunge però un ulteriore livello di difficoltà all’ingorgo creatosi alla Camera. Va infatti a sommarsi ad altri 8 già in attesa di approvazione urgente, con il rischio che qualcuno possa finire invalidato a causa del mancato rispetto dei tempi prima della pausa estiva prevista a partire dall’8 o dal 9 agosto. Da qui l’appello alla massima collaborazione dei ministeri e a ridurre al minimo gli emendamenti.
IL PATTO
Il provvedimento Nordio, che dà il via libera all’assunzione di mille agenti per il rafforzamento della polizia penitenziaria, contempla «misure per rendere più semplice la liberazione anticipata». Sottolinea il ministro: «Non vi sono indulgenze gratuite, ma si rende più certa la procedura attraverso cui la liberazione anticipata è posta in esecuzione. Renderemo molto chiaro al detenuto il percorso, ci sarà una specie di “patto” per metterlo subito al corrente dei suoi diritti e degli sconti che potrebbe ottenere se si comporta bene in carcere». La logica alla base del decreto carceri, spiega il ministro, «coniuga il principio garantista che si articola in due fasi: enfatizzazione della presunzione di innocenza e la certezza della pena che significa serietà nell’esecuzione». L’esperienza ha dimostrato che, quando sono state adottate amnistie e indulti, «entro poco tempo il fenomeno si è riproposto addirittura in termini più gravi: l’incertezza della pena è gravida delle recidive». Per questo, rimarca Nordio, «non userò mai la parola “svuotacarceri”, impropria e diseducativa». Il decreto, oltre a rendere più agile il meccanismo di accesso alle pene alternative e aumentare il numero di telefonate alla famiglia concesse ai detenuti, «facilita il trasferimento della detenzione dalla brutalità dell’istituto penitenziario alla comunità di accoglienza. Sempre fermo restando che si tratta di regime detentivo, spostiamo minori e tossicodipendenti dal carcere alla comunità. È un passo molto importante nell’ottica di reinserimento sociale ed è un rimedio al sovraffollamento carcerario». Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti sono 61.480 a fronte di 51.234 posti regolamentari, dall’inizio dell’anno i suicidi dietro le sbarre sono stati 47. «Sappiamo bene quali siano le emergenze in questo momento — spiega Nordio — Abbiamo più volte rinnovato il nostro dolore per quello che costituisce il triste fenomeno dei suicidi in carcere, per il disagio minorile e abbiamo cercato di porvi riparo».
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