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«La custodia cautelare è da rivedere»


Il blitz non sarà riuscito fino in fondo. Ma il colpo anche stavolta è andato a segno. Il centrodestra si impegna a rivedere le norme sulla custodia cautelare. E lo fa (anche) su sprone di Enrico Costa, deputato di Azione che si è ormai ritagliato il ruolo di pungolo del governo sul fronte Giustizia.

Il decreto carceri è legge, si va verso un commissario. Nordio, appello a Mattarella

Quello della carcerazione preventiva è un fronte caldo, per la maggioranza. Un po’ perché la vicenda Toti ha messo in evidenza quelle che per i partiti di governo è una dimostrazione che il sistema attuale non funziona: il fatto che un incensurato possa rimanere in carcere per mesi, come successo al governatore ligure, o magari per anni, senza neanche una condanna di primo grado, se i giudici adombrano un potenziale rischio che il reato per cui si indaga venga reiterato. Un po’ perché – il guardasigilli Nordio ne è convinto – una delle principali cause del sovraffollamento è proprio la presenza nei penitenziari di chi è ancora in attesa di una sentenza: secondo i numeri del Consiglio d’Europa, oltre un quarto dei 61mila detenuti italiani.

Ecco perché il governo ha dato parere favorevole all’ordine del giorno sul decreto carceri proposto da Costa, che infatti è stato approvato con il sì del centrodestra e quello di Italia viva. Impegnandosi così a valutare «nel solco delle iniziative già adottate con il ddl Nordio – si legge nel testo – un intervento normativo finalizzato ad una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare, con particolare riferimento alle esigenze cautelari finalizzato ad un puntuale bilanciamento tra presunzione di non colpevolezza e garanzie di sicurezza». In altre parole, le norme attuali (che prevedono limitazioni alla libertà per chiunque in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato) andranno riviste.

COLLETTI BIANCHI
Per la verità l’odg originario dell’esponente di Azione aveva contorni più definiti, e prendeva le mosse in modo esplicito dal caso Toti. Si chiedeva infatti di limitare il ricorso alla custodia cautelare «per pericolo di reiterazione nei confronti di incensurati solo per reati di grave allarme sociale» e «per reati che mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone». Tradotto: per chi è accusato di reati gravi come mafia o terrorismo, ma anche di reati violenti o di particolare allarme sociale, le regole non cambiano. Per tutti gli altri invece (colletti bianchi compresi, dal momento che i reati contro la Pa non rientrano tra quelli gravi), se sono incensurati, deve avere la meglio la presunzione di innocenza.

Gongola Costa: anche se l’odg si limita a mettere nero su bianco «l’enunciazione di un principio», come riconosce lo stesso deputato centrista, in passato altri “blitz” erano poi divenuti legge in questo modo. Come il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari, che l’opposizione ribattezzò “legge bavaglio”. «Presenterò al più presto un emendamento perché questo indirizzo si traduca in legge», anticipa l’esponente di Azione: «Se una persona è incensurata come si può prevedere la reiterazione del reato e quindi giustificare la misura di custodia cautelare?». Poi cita il referendum fallito del 2022, che nasceva dallo stesso presupposto, e snocciola i numeri: «Oggi il 25% dei detenuti non ha subito una condanna definitiva, dal 1992 ad oggi oltre 30mila persone sono state risarcite in quanto arrestate ingiustamente». Ecco perché, conclude, «il carcere prima del processo deve essere l’extrema ratio. Oggi invece rappresenta una sentenza anticipata solo sulle accuse». Anche Nordio la pena così. Tanto che è lo stesso guardasigilli a sottolineare l’esigenza di «evitare la carcerazione ingiustificata», chiedendo anche al centrosinistra di collaborare. Le opzioni sul tavolo sono diverse: dalla possibilità di escludere il rischio di reiterazione per gli incensurati a quella di limitare fortemente la misura nel tempo (ad esempio per un massimo di due mesi), a meno che non emergano fatti «nuovi e concreti». Se ne riparlerà dopo la pausa estiva. Ma la maggioranza, FI e Lega in primis (dentro FdI c’è chi nutre invece qualche dubbio) ha intenzione di passare dalle parole ai fatti. E i centristi sono pronti a spronarla, se serve.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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