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Volenterosi-Trump, atto secondo. L’Italia non c’è, gelo con la Francia


Tirana chiama Washington. O meglio l’Air Force One con a bordo il presidente Donald Trump di rientro dalla missione nel Golfo. In Albania – dove ieri si è riunita la comunità politica europea – i “capitani” del fronte dei volenterosi Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer e il primo ministro polacco Donald Tusk hanno fatto il punto con Volodymyr Zelensky, nelle stesse ore in cui i negoziati a Istanbul imbarcavano acqua lasciando presagire naufragio. Perché le richieste di Mosca «sono irricevibili», fa muro l’Ucraina, forte della cortina europea che si erge dall’Albania. Anche stavolta, come sul treno per Kiev, la premier Giorgia Meloni, pur presente a Tirana, non entra nel vagone di testa e resta fuori dalla stanza dei bottoni. La stanza in piazza Skanderbeg dove è partita la chiamata al tycoon per fare il punto sui negoziati in Turchia. E saldare l’asse Usa-Ue, rattoppando le crepe che lo hanno attraversato dopo l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca. «L’Ucraina è pronta a compiere i passi più rapidi possibili per portare una vera pace, ed è importante che il mondo assuma una posizione forte», scrive il leader di Kiev su X a stretto giro dalla call. Zelensky chiama la linea dura: «Se i russi rifiutano un cessate il fuoco completo e incondizionato e la fine delle uccisioni, devono seguire sanzioni severe. La pressione sulla Russia deve essere mantenuta fino a quando Mosca non sarà pronta a porre fine alla guerra».

RINSALDARE L’ASSE UE-USA

Una posizione, quella del leader ucraino, che viene puntellata dalla dichiarazione congiunta dei quattro leader “volenterosi”, messaggio che è stato recapitato anche all’inquilino della Casa Bianca. «Abbiamo parlato telefonicamente con il presidente Trump per riassumere gli sforzi compiuti per negoziare con i russi. La parte russa non ha dimostrato buona volontà e ha posto condizioni inaccettabili. Continueremo a lavorare insieme. Il compito principale è mantenere l’unità dei partner europei e americani intorno alla questione ucraina». Poi l’affondo su Putin, tacciato di inaffidabilità: «La posizione russa non può essere definita in alcun modo costruttiva», dicono all’unisono. Macron rincara la dose: «Rifiutando il cessate il fuoco e il dialogo con l’Ucraina, la Russia dimostra di non volere la pace e di cercare semplicemente di guadagnare tempo continuando la guerra». Ma è Starmer a picchiare più duro. «La gente in Ucraina e in tutto il mondo ha pagato il prezzo dell’aggressione di Putin – dice il primo ministro britannico – ora lui deve pagare il prezzo per aver evitato la pace. Non accetterò che la Russia rinvii il cessate il fuoco». Mentre Merz, pur dichiarandosi «molto deluso» dall’atteggiamento di Mosca, vede spiragli e assicura: «Non ci arrenderemo. Continueremo e ci coordineremo anche con gli Usa».

L’Europa resta saldamente al fianco di Davide, unita contro Golia. E così mentre le speranze di arrivare a una tregua si riducono al lumicino, l’Ue annuncia da Tirana un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, il 18esimo in arrivo dopo tre anni e tre mesi di guerra. Nella speranza che anche gli States convergano sulla linea dura.

LO SCONTRO CON L’ELISEO

Ma al di là della “pistola” europea che resta sul tavolo, il nodo è l’ennesimo scontro tra Italia e Francia. La premier Meloni, uscendo dai lavori di Tirana per una breve dichiarazioni ai giornalisti, motiva così la sua assenza al tavolo dei volenterosi: «Non siamo disponibili a mandare truppe in Ucraina, non avrebbe senso per noi partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità». A stretto giro di posta le risponde Macron: «C’è un errore di interpretazione, la discussione era per ottenere un cessate-il-fuoco in Ucraina, non c’è stata una discussione domenica e neppure oggi con Zelensky sull’invio di truppe. Bisogna essere seri sull’informazione, abbiamo discusso di pace e sicurezza. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce n’è a sufficienza di quelle russe». Naturalmente la notizia rimbalza in Italia. Per Salvini «il governo è compatto sul no all’invio di truppe a Kiev». Mentre per Calenda «la Francia fa di tutto per escluderci e noi cadiamo nella trappola. Un grave errore». Anche Conte attacca: «La peggior figuraccia».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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