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«In azienda un posto su due resta vacante. Meno cuneo per tenere i giovani migliori»


«La situazione ha assunto una dimensione drammatica: un profilo lavorativo su due rischia di non essere trovato sul mercato». Andrea Prete, salernitano, 68 anni, alla guida di Unioncamere dal 2021 e fresco di conferma per il prossimo triennio, inquadra uno dei problemi più gravi che zavorra l’occupazione in Italia.

Presidente, se la mancata corrispondenza tra figure richieste e competenze è così forte, quali sono le politiche necessarie?

«Il fenomeno del mismatch è grave e la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi a causa della riduzione della popolazione under 20 di quasi un quinto al 2070. Con il ministero del Lavoro, Unioncamere monitora costantemente il mismatch attraverso il sistema Excelsior. Ma vogliamo contribuire a fare incontrare mondo della formazione e mondo del lavoro anche attraverso attività di orientamento destinate a studenti e imprese. Per facilitare l’ingresso di immigrati con profili qualificati, le Camere possono essere, inoltre, la piattaforma al servizio di tutte le associazioni e, quindi, delle imprese che necessitano di assumere lavoratori formati provenienti dall’estero».

Avete spesso sottolineato la necessità di semplificare la burocrazia per favorire il successo del Pnrr. Qual è la situazione da questo punto di vista?

«Abbiamo proposto al governo alcune misure a costo zero scaturite da un tavolo di lavoro che ha coinvolto tutte le associazioni datoriali, diretto a individuare alcuni degli aspetti della normativa che maggiormente creano ostacoli alle imprese. Un lavoro complesso che ha dato i primi risultati e che intendiamo proseguire. Come sistema camerale ci stiamo impegnando per rendere più facile la vita delle imprese. Attraverso, ad esempio, il potenziamento del registro delle imprese».

In alcune circostanze lei ha sottolineato la necessità di sostenere le aziende italiane nei processi di internazionalizzazione. Ccosa fanno e cosa possono fare le Camere di commercio?

«Il sistema camerale è coinvolto ormai in decine di iniziative che riguardano l’internazionalizzazione e, pur non facendo promozione diretta all’estero, come voluto dalla riforma che ha interessato le Camere di commercio alcuni anni fa, non possiamo non ascoltare il grido di dolore delle imprese, soprattutto di quelle più piccole, che ci chiedono di essere aiutate. Vogliamo continuare a supportarle con attività di informazione, formazione, orientamento e assistenza nei rapporti con gli operatori e i mondi istituzionali esteri. Soltanto lo scorso anno abbiamo aiutato ben 28 mila imprese».

Il governo prepara la legge di Bilancio. Quali sono i vostri suggerimenti?

«Possiamo dire che la strada del taglio del cuneo fiscale è importante e deve essere perseguita anche per garantire uno stipendio migliore ai tanti giovani, che oggi stanno pensando di andare all’estero in cerca di opportunità più soddisfacenti e remunerative».

La digitalizzazione è un vostro tradizionale cavallo di battaglia, cosa fanno le camere di commercio per favorire le Pmi?

Siamo impegnati da tempo a favorire la transizione 4.0. Attraverso i Pid (Punti impresa digitale) delle Camere di commercio sono stati raggiunti e avvicinati alle tecnologie digitali oltre 670mila piccoli e medi imprenditori (erano 350mila tre anni fa). Inoltre, siamo risultati vincitori sia tra i progetti italiani che stanno realizzando la rete dei Digital Innovation Hub Europei (EDIH) sia anche di uno dei sei Poli nazionali di innovazione. I risultati si vedono, ma rimane ancora tanto da fare. Oggi l’intelligenza artificiale, utilizzata solo dal 7 per cento delle aziende, sta mettendo fuori gioco interi segmenti di lavoro».

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