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Green deal in 100 giorni, più controlli ai confini: la nuova agenda Europa


STRASBURGO Tedesca sì, ma pure un po’ superstiziosa. Ursula von der Leyen entra nell’emiciclo sfoggiando la stessa giacca rosa cipria che indossava il 16 luglio 2019, quando per il rotto della cuffia incassò la sua prima investitura come presidente della Commissione. È l’usato sicuro, Ursula Gertrud Albrecht in von der Leyen, predestinata nata a Bruxelles 66 anni fa, figlia di uno dei primissimi funzionari della futura Ue. La leader ineluttabile ha affrontato una crisi dopo l’altra, dalla pandemia alla guerra, passando per la crisi energetica.

Pure il programma di governo della tre volte ministra di Angela Merkel, condensato in 31 pagine, è costruito per promettere senza strafare, ma soprattutto per non dare l’impressione di voler sconfessare il lavoro degli ultimi cinque anni. Insomma, nel segno della continuità e senza colpi di scena, tanto che al termine dei 50 minuti di discorso l’applauso in piedi che le riserva la sua maggioranza pro-Ue parte a rilento e si scalda gradualmente.

GREEN DEAL INDUSTRIALE

Nessun passo indietro sul Green Deal; quelli avanti sono sul rilancio delle imprese e rassicurano gli agricoltori: «L’Europa deve ridurre l’impronta di CO2 e rafforzare la propria base industriale allo stesso tempo». Nei primi 100 giorni del nuovo mandato (che non inizierà prima di novembre) von der Leyen proporrà un “Clean Industrial Deal”, iniziativa per reperire investimenti infrastrutturali in particolare per i settori più energivori come l’acciaio pulito. E per accelerare ulteriormente permessi e autorizzazioni, con una procedura dedicata a misurare l’impatto della normativa Ue sulle Pmi, parte di uno sforzo per sforbiciare la burocrazia. La tedesca conferma l’obiettivo di tagliare del 90% le emissioni entro il 2040; dopo le esitazioni da fine legislatura, la prossima Commissione lo tradurrà in legge: «È una questione di giustizia intergenerazionale». Per non urtare le sensibilità dei verdi che le hanno gettato un preziosissimo salvagente anti-franchi tiratori, nel discorso si guarda bene dal toccare il caldo dossier dello stop all’auto a diesel e benzina nel 2035, ma il dettaglio del programma fissa i paletti voluti dal suo Ppe per raddrizzare la svolta “green”: non solo veicoli elettrici, ma «anche impiego degli e-fuel», cioè i carburanti sintetici cari alla Germania per mantenere in vita il motore a combustione. Potrebbero essere ripescati da una revisione del regolamento tra due anni.

RISORSE FINANZIARIE

Sulle risorse finanziarie Ue, von der Leyen si tiene abbottonata: nessuna promessa sul debito comune, cioè la ripetizione di quanto fatto con il Recovery Plan (ma serve l’unanimità dei 27 Paesi); solo qualche impegno per nuovi investimenti pubblici nel prossimo bilancio 2028-2034, «che dovrà essere potenziato», ma senza parlare di cifre. E poiché Bruxelles non ha un portafoglio a mantice, la tedesca fa sua a costo zero l’idea contenuta nel report di Enrico Letta: trasformare l’unione del mercato dei capitali, ostaggio dei governi, in una «Europa dei risparmi e degli investimenti». Le transizioni, infatti, hanno bisogno della «mobilitazione dei privati. Ogni anno 300 miliardi di euro di risparmi Ue finiscono all’estero a causa dell’eccessiva frammentazione del nostro mercato».

SICUREZZA E IMMIGRAZIONE

Ampio spazio, nell’intervento, al sostegno all’Ucraina candidata all’adesione e alla difesa: «L’organizzazione degli eserciti rimane responsabilità nazionale», assicura, ma tra i progetti comuni Ue c’è lo sviluppo di uno scudo aereo, una sorta di Iron Dome a protezione dei cieli Ue. La stretta sulla sicurezza, però, significa anche «confini meglio protetti, nel rispetto dei diritti umani»: la ricetta è «triplicare, fino a 30mila persone, l’organico di Frontex, la Guardia costiera e di frontiera Ue» e continuare a siglare intese con gli Stati nordafricani, sul modello Tunisia. Mentre per la lotta al crimine organizzato transnazionale, von der Leyen pensa a raddoppiare lo staff di Europol, da trasformare in una «autentica agenzia Ue di polizia».

TUTELA DELLA DEMOCRAZIA

La tutela della democrazia è un muro contro Viktor Orbán, che non chiama per nome ma di cui condanna la «missione compiacente, altro che di pace» a Mosca: il rispetto dello stato di diritto, assicura, è condizione imprescindibile per erogare i fondi Ue.

BULLISMO E SOCIAL

L’Europa è cambiata e nel discorso non cita i vaccini, ma cyberbullismo e crisi della salute mentale, che vuole affrontare: «C’entrano anche i social media, l’eccessiva esposizione agli schermi e a pratiche che creano dipendenza». Nella serie di annunci, una sfilza di nuove deleghe: le caselle da assegnare rimangono 26 (una per Paese, eccetto la Germania che già esprime la presidenza), ma tra queste ci saranno delle “new entry”. Un commissario si occuperà di Casa e politiche abitative (richiesta dei socialisti), compresa la possibilità di fare ampio ricorso agli aiuti di Stato per edilizia popolare e efficientemente energetico degli edifici; uno sarà dedicato alla Difesa (pressing liberale e dell’Est) e uno si focalizzerà sul Mediterraneo, tra cui gli accordi con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori. La mappa dell’esecutivo si comporrà nelle prossime settimane: l’imperativo, per la prima donna presidente della Commissione Ue, è garantire per la seconda volta di fila la perfetta parità di genere. Per questo chiederà ai governi di nominare un ticket uomo-donna: la scelta finale, dopo l’estate, resta solo e unicamente sua. Di Queen Ursula II.

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