Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics «False le cifre sul precariato, un piano per il sostegno. I giudizi a scuola? Un insufficiente può essere un aiuto a migliorare»
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«False le cifre sul precariato, un piano per il sostegno. I giudizi a scuola? Un insufficiente può essere un aiuto a migliorare»


Una ampia strategia, la definisce Giuseppe Valditara, per curare una volta per tutte la piaga del precariato. O quantomeno per ricondurre il fenomeno a dimensioni accettabili, fisiologiche per una struttura gigantesca come la scuola italiana. A partire dal sostegno: bisogna trasformare progressivamente gli attuali contratti a tempo determinato in posti di ruolo, innalzando il numero degli specializzati. Un cambiamento i cui primi effetti si potranno cominciare a vedere dal 2025-26. Ma anche nell’anno scolastico che parte fra tre settimane di cambiamenti se ne prevedono tanti, compreso il ritorno dei giudizi sintetici per gli alunni delle primarie, perché — dice il ministro dell’Istruzione e del Merito — «anche per un alunno della scuola primaria avere un giudizio chiaro come “buono” o “insufficiente” è utile per capire il proprio grado di preparazione e quindi eventualmente per migliorare il proprio impegno scolastico ».

Ministro Valditara, ogni anno scolastico parte con i numeri sconcertanti delle cattedre assegnate a docenti precari. Questa volta è stato stimato addirittura il record di 250 mila insegnanti a tempo determinato.

«Facciamo chiarezza: si tratta di numeri del tutto gonfiati. In nessun modo si raggiungono queste cifre, anche mettendo insieme le supplenze a orario pieno, cioè le cattedre affidate per un anno o fino al 30 giugno a un docente precario, con le supplenze su spezzoni di cattedre, spesso di appena due o tre ore. Per risolvere il problema degli spezzoni di poche ore servono soluzioni incisive che devono passare necessariamente dal contratto collettivo e quindi avere il consenso dei sindacati: ne discuteremo con le organizzazioni della scuola e vedremo la loro disponibilità a ragionare».

E dunque il vero numero dei precari qual è?

«Le vere supplenze, quelle coperte con contratti a orario pieno, a inizio anno saranno 165 mila. Entro dicembre arriveranno ulteriori 10 mila nuovi assunti con il concorso già bandito, e quindi il numero scenderà a circa 155 mila supplenze. L’anno scorso erano 160 mila, pertanto quest’anno ci sarà una prima riduzione».

Ma perché questi 165 o 155 mila supplenti non possono essere assunti?

«Guardiamo ancora i numeri. Dei 165 mila contratti a tempo determinato, ben 106 mila sono di insegnanti di sostegno. E la stragrande maggioranza, anzi quasi tutti, sono insegnanti di sostegno che non hanno la specializzazione e che ricoprono posti di organico di fatto. Ed è innanzitutto per questo che non possono essere assunti in ruolo».

Come si supera questo ostacolo?

«Visto che le università, soprattutto al Nord, non formano insegnanti di sostegno in misura adeguata alle esigenze della scuola, abbiamo deciso di coinvolgere Indire, ente di ricerca deputato alla formazione degli insegnanti. Insieme all’Osservatorio per la disabilità, studieremo percorsi di specializzazione approfonditi e di grande qualità, da affiancare all’offerta formativa delle università così da colmare il deficit formativo che esiste da tempo. Stiamo anche riflettendo se si possono formare i docenti avendo maggiore attenzione alle diverse tipologie di disabilità che devono essere ben conosciute dagli insegnanti di sostegno: c’è una grande differenza tra saper insegnare a un ragazzo con disturbi dello spettro autistico e a un ragazzo non vedente, per fare solo due esempi».

E alla fine del periodo di formazione il precario verrebbe assunto?

«Intendiamo chiedere la graduale trasformazione dei posti di organico di fatto in organico di diritto quando avremo un numero di specializzati adeguato. L’iniziativa darà quindi una opportunità concreta anche agli 85.000 docenti ad oggi privi di specializzazione che hanno alle spalle almeno 3 anni di insegnamento di sostegno. Ovviamente ci sarà una procedura selettiva».

Al di là di questa operazione, perché è sempre così difficile assumere a tempo indeterminato un maestro o un professore di ruolo? Perché è così difficile fare i concorsi?

«Questo è il governo che ha fatto più concorsi in assoluto. Il primo concorso Pnrr per 44.654 docenti, il secondo per 19.032. Poi quelli per 587 dirigenti, 1740 docenti di educazione motoria, 2870 direttori amministrativi, 4.500 insegnanti di religione più un altro concorso già bandito per altri 1.928…»

Eppure gli idonei che hanno superato i concorsi degli anni passati non riescono ancora a trovare posto.

«Senza il nostro intervento vincitori e idonei dei concorsi precedenti non avrebbero avuto alcuna chance di essere assunti in base alle prove già sostenute. Noi abbiamo invece deciso di avviare un percorso di graduale assunzione di tutti i vincitori e degli idonei dei concorsi 2016, 2018, 2020. Solo per quest’anno scolastico tra vincitori e idonei assumeremo 5 mila docenti. Tutto questo nonostante gli stringenti vincoli del Pnrr assunti dal precedente governo con la Commissione europea».

Quali vincoli?

«Il Pnrr prevede come “milestone” inderogabile che entro il 2026 si assumano esclusivamente dai nuovi concorsi 70.000 docenti assorbendo la quasi totalità delle facoltà assunzionali disponibili. Se non rispettassimo questo obiettivo, giudicato dalla Commissione europea come fondamentale, metteremmo a rischio il pagamento dell’ultima rata Pnrr pari a 24 miliardi per l’intero sistema Paese».

Il parlamento sta approvando la norma che reintroduce il giudizio sintetico per le classi primarie. Già nelle prossime pagelle dovrebbero tornare gli “ottimo”, “buono”, “insufficiente” eccetera. È una misura molto controversa, lo sa.

«È un atto che semplifica l’attività dei docenti, e che credo abbia una funzione educativa. Se sulla pagella scrivo “In via di prima acquisizione” cosa capisce un bambino? Meglio tradurre con “insufficiente”: gli alunni hanno diritto di comprendere il proprio grado di preparazione in modo da poter orientare al meglio il loro impegno. La valutazione analitica in ogni caso resta, anzi viene potenziata perché ora ci sarà il portfolio, che traccerà tutto il percorso dello studente».

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