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«Bce pronta a tagliare. La sforbiciata ai tassi il 12 settembre»


Tassi, rimandati a settembre. «L’inflazione nell’Eurozona è calata solo marginalmente a giugno (in linea con le aspettative di consenso), il che è coerente con la nostra attesa di un nulla di fatto alla prossima riunione Bce del 18 luglio». Questa previsione è contenuta in un’analisi interna di Luca Mezzomo, economista dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo guidato da Gregorio De Felice di due giorni fa (Weekly Economic Monitor) in cui si fa il punto sulla situazione congiunturale del momento. «Tuttavia — prosegue il report di cui Il Messaggero è venuto in possesso -, pensiamo che i numeri sui prezzi al consumo di luglio e soprattutto di agosto possano mostrare una più significativa moderazione, aprendo le porte a un secondo taglio dei tassi da parte della Bce nel meeting del 12 settembre».

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L’ANALISI

L’analisi dell’economista della banca milanese si apre con “il punto” sulle elezioni francesi. «I risultati del primo turno delle elezioni legislative in Francia sono stati circa in linea con i sondaggi della vigilia — si legge -: Rassemblement National è il primo partito, ma gli “accordi di desistenza” in vista del secondo turno in calendario domenica 7 rendono meno probabile il raggiungimento della maggioranza assoluta per il partito di estrema destra», si legge. Più avanti, disegnando gli scenari possibili all’esito del secondo turno di oggi, essi sono due: «1) Governo a guida di RN (eventualmente, con l’appoggio, in tutto o in parte, dei repubblicani); 2) mancanza di una maggioranza assoluta in Parlamento. Il secondo scenario resta a nostro avviso, il più probabile, e potrebbe sfociare o in un esecutivo di minoranza/tecnico/di ordinaria amministrazione, o, più verosimilmente, in una situazione di ingovernabilità, con rischi sull’approvazione del budget 2025 (il che, paradossalmente, potrebbe agevolare il rispetto delle regole fiscali UE, che invece sarebbe a rischio in caso di implementazione dei programmi di RN o NFP) e possibili nuove elezioni tra la seconda metà del 2025 e il 2026». Quanto invece alle prospettive più ampie anche geograficamente, negli Usa, «l’employment report di giugno oggi pomeriggio (venerdì 5, ndr), e i dati su CPI e PPI in calendario la settimana prossima, dovrebbero fornire ulteriore evidenza di moderazione sia del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche, in un contesto in cui si intensificano i segnali di minor vigore del ciclo (evidenti, ad esempio, dall’ISM servizi di giugno diffuso questa settimana)».

Infine, secondo Intesa Sp, «i dati congiunturali nell’area euro hanno sorpreso verso il basso questa settimana: la produzione industriale a maggio è calata di oltre due punti percentuali sia in Germania che in Francia, mentre la flessione è stata solo marginale in Spagna. I segnali più recenti giunti sia dai dati reali che dalle indagini (più dal lato delle imprese che dei consumatori) suggeriscono qualche rischio al ribasso sulla crescita dell’Eurozona nei trimestri centrali dell’anno, dopo il buon avvio di 2024».

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