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Aree idonee per le rinnovabili, mappa nelle Regioni in 6 mesi


Sei mesi per dire dove si possono costruire impianti solari ed eolici e dove non si può. È il tempo che hanno da ora le Regioni per disegnare la mappa delle rinnovabili sui loro territori. Lo stabilisce il decreto Aree idonee del ministero dell’Ambiente, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ma il percorso non appare semplice.

Un sondaggio Ipsos per Legambiente rivela che solo il 54% degli italiani vuole incentivare le fonti pulite. E il 75% è contrario al nucleare, che ha zero emissioni. Si moltiplicano le proteste popolari contro gli impianti, e la Sardegna ha approvato martedì una moratoria di 18 mesi per tutte le nuove fonti rinnovabili.

Il decreto Aree idonee era stato emanato il 14 giugno scorso dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, di concerto con i colleghi di Cultura e Agricoltura. Il provvedimento da un lato stabilisce i criteri per l’individuazione delle aree per le rinnovabili, dall’altro fissa le quote di nuova potenza green che ogni regione deve installare anno per anno, fino al 2030. L’individuazione delle aree spetta alle Regioni. Il decreto indica una serie di criteri generali, ma gli enti locali hanno ampia discrezionalità. Le associazioni di impresa delle rinnovabili si sono dette preoccupate per il rischio caos normativo, con regole diverse fra le varie parti d’Italia. Per loro è a rischio il raggiungimento degli obiettivi del Pniec: 80 gigawatt di nuova potenza pulita al 2030. Dall’altra parte, in molte Regioni si moltiplicano i comitati contro eolico e fotovoltaico, accusati di rovinare paesaggio e agricoltura. Intanto dalla Francia brutte notizie sui tempi di Iter, il reattore internazionale a fusione nucleare finanziato dall’Ue: subirà un ritardo di almeno otto anni e il suo conto aumenterà di «miliardi». Appuntamento per la prima produzione del plasma nel 2033.

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