Cresce la fiducia del terziario in Europa. E l’Italia, in questo clima di ottimismo, fa meglio delle altre due grandi economie del continente, Francia e Germania. A novembre l’indice pmi dei servizi nell’Eurozona è salito a 53,6 punti, ben sopra la soglia dei 50 punti che fanno da spartiacque tra l’espansione e la contrazione delle attività. In questa cornice, le imprese del terziario della Penisola si piazzano sopra la media rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona, posizionandosi a 55 punti dai 54 del mese precedente. Un segnale di ottimismo anche rispetto ai concorrenti francesi e tedeschi. Oltralpe il dato è salito da 48 a 51,4 punti. Calano invece Germania e Spagna. Nelle vecchia “locomotiva d’Europa”, la fiducia sfuma di quasi un punto e mezzo, scendendo al 53,1 — comunque in linea con la media europea — mentre Madrid perde circa un punto e cala a 55,5.
L’Eurozona inizia a dare segni di ripresa. Nel caso dell’Italia, anche nella manifattura, dove l’indice sull’attività del settore ha toccato a novembre i massimi da marzo di due anni fa tornando nella metà campo dell’espansione. «Se oggi l’Italia resta tra i grandi Paesi industrializzati lo deve alla forza della sua manifattura», può così ben dire il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenuto in video-collegamento all’assemblea di Confimi, la confederazione che riunisce la piccola e media industria nazionale. «A guidare tutte le nostre scelte», ha aggiunto, «è la convinzione di essere un grande paese industriale».
Una forza suffragata dai numeri. Secondo la fotografia scattata da Federmanager e Confindustria, l’Italia delle filiere vale 2.600 miliardi di euro, quasi 500 miliardi di export e oltre 17 milioni di occupati.
Sullo stesso tono delle parole di Giorgetti è stato l’intervento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Confimi: «Voi incarnate un modo del tutto particolare di fare impresa, la sintesi di un binomio vincente — famiglia e fabbrica — che genera valore per il territorio», ha spiegato la premier, rivolta alla confederazione presieduta da Paolo Agnelli.
LA MANOVRA
Alla platea degli industriali sono arrivate rassicurazioni. Prima di tutto sui temi della Manovra di bilancio in discussione in Senato. Il disegno di legge di Bilancio reintroduce strumento come il super e l’iper-ammortamento, oltre a dare stabilità triennale al credito d’imposta per gli investimenti nella Zona economica unica del Mezzogiorno — che può contare anche sulle risorse della rimodulazione del Pnrr — e a rifinanziare la super-deduzione del costo del lavoro al 120% per incentivare nuove assunzioni.
Per il mondo dell’industria la priorità è tuttavia garantire una durata di più anni all’iper-ammortamento per gli investimenti in beni materiali e tecnologici, oltre che per favorire l’efficienza energetica, potrà avere un orizzonte di più anni. L’obiettivo è, quantomeno, rendere la misura “strutturale” per tre anni.
«Credo che, rispetto alla versione originale entrata in Parlamento, riusciremo a garantire questo orizzonte pluriennale», ha spiegato Giorgetti.
LE FORNITURE
Una seconda esigenza delle industria è l’energia. E su questo tema il ministro ha ribadito l’intenzione del governo di schierarsi contro l’eventuale innalzamento della tassazione su gas in sede europea. Un rischio legato all’impianto del vecchio Green Deal comunitario disegnato durante la prima presidenza di Ursula von der Leyen, sostenuta dall’allora commissario al Clima Frans Timmermans, oggi leader dei socialdemocratici olandesi. Già da settimane, Giorgetti — davanti ai colleghi delle Finanze dell’Ecofin — ha posizionato l’Italia sul fronte del “no” rispetto a eventuali aumenti delle accise: « L’Italia ha tenuto una posizione estremamente assertiva contro la proposta di aumento delle aliquote sul gas e non esiterà a porre il veto su ogni compromesso», ha assicurato ancora una volta il titolare di via XX Settembre. «Siamo al lavoro per garantire soluzioni concrete», ha spiegato ancora Meloni.
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