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30mila agenti in campo. Accuse incrociate sulle aggressioni


PARIGI Trentamila poliziotti in tutta la Francia, 5 mila a Parigi: sono i numeri che in genere il ministero dell’Interno francese schiera quando — ciclicamente — si alza il vento della rivolta in qualche banlieue. È la prima volta che una tale spiegamento di forze servirà a sorvegliare i seggi elettorali, e i risultati che ne usciranno. Da domenica, giorno del secondo turno delle elezioni anticipate volute da Emmanuel Macron, la Francia si blinda. Si temono disordini soprattutto all’arrivo delle prime proiezioni: potrebbero incendiare l’estrema destra, se il Rassemblement National di Bardella dovesse essere respinto dalla diga del Front Républicain, oppure all’estrema sinistra, se i lepenisti dovessero invece sfondare. Saranno comunque — su questo ormai non restano dubbi — il primo partito all’Assemblée Nationale. Le ultime battute di questa campagna lampo, già politicamente spasmodica, hanno registrato un forte aumento della tensione sul campo. Ieri il premier uscente Gabriel Attal, portabandiera della coalizione macroniana Ensemble, è andato a Meudon (sud di Parigi) a sostenere la sua portavoce Prisca Thevenot, di origini mauriziane, candidata ai ballottaggi, che è stata aggredita mentre attaccava dei manifesti con alcuni militanti. «Abbiamo una grande responsabilità come politici dobbiamo essere estremamente chiari» ha detto Attal, chiedono «la pacificazione, l’unità e l’unione».

GLI EPISODI

Le aggressioni si sono moltiplicate negli ultimi giorni: un militante macroniano di 77 anni colpito al volto da un attivista di estrema sinistra nell’Isère, un’aderente della France Insoumise colpita al volto da un militante di estrema destra al grido di «forza Bardella!» nella Val d’Oise, tre militanti della France Insoumise vittime di un attacco omofobo da parte di una banda di estrema destra nella Loire Atlantique, una candidata del Rassemblement National insultata e aggerdita in Savoia da un commerciante (che si è poi costituito in commissariato). Bardella ha accusato ieri «l’estrema sinistra» di «violenza» contro i militanti del suo movimento e ha liquidato come «delinquenti di periferia» i responsabili di aggressioni contro la sinistra. Il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Parigi ha sporto denuncia contro un sito dell’ultradestra su cui è apparso un appello a «eliminare» gli avvocati firmatari di un articolo contro il Rassemblement National. Sempre on line e via Whatsapp corre l’appello di gruppi antifascisti a ritrovarsi la sera del 7 luglio, al momento dell’annuncio dei risultati dei ballottaggi, davanti al palais Bourbon, sede dell’Assemblée Nationale, un appello indipendente dal responso delle urne, per fare comunque «blocco contro l’estrema destra e i suoi alleati». Secondo fonti vicine al ministro dell’Interno Darmanin il dispositivo di polizia per sorvegliare le elezioni resterà operativo «almeno fino al 16 luglio». Secondo altre fonti, i servizi d’informazione non hanno per ora identificato «un rischio preciso» in un «luogo preciso» e ritengono che «il vero appello a manifestare» arriverà lunedì, con i risultati definitivi. All’agenzia France Presse, fonti della polizia ritengono che ci siano «reali rischi di andare incontro a problemi di ordine pubblico e disordini dopo il secondo turno, con assembramenti che potrebbero degenerare e rischi di scontri tra gruppi antagonisti». La parola d’ordine che corre sul filo da qualche giorno è «tenetevi le urne, noi ci prendiamo la strada». Senza contare che i radicali ecologisti de «Les Soulèvements de la terre», stanno organizzando nuove mobilitazioni, sempre a partire dalla data fatidica dell’8 luglio, day after elettorale, con l’obiettivo di arrivare allenati al 26 luglio, giorno della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Paris 2024.

Fr. Pie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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