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visita al centro anti-sbarchi. Oggi ​l’incontro con Meloni


Nell’inquietudine del caso Open Arms, il processo che fa sussultare Matteo Salvini e tutto il governo, c’è una consolazione per Giorgia Meloni. Chi lo avrebbe mai detto: un primo ministro inglese socialista, “di sinistra”, che si consulta con la leader della destra italiana su cosa fare contro l’immigrazione illegale. Eppure è questa una delle missioni che porterà stamattina Keir Starmer a Roma, a colloquio con la presidente del Consiglio fra gli stucchi e le siepi di Villa Doria Pamphilj. E prima ancora all’Eur, in un palazzone vetrato che ospita il Centro nazionale di coordinamento per l’immigrazione. A passeggio insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per le sale monitor da cui Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia Costiera scrutano il Mediterraneo, cercano barche e barchini di migranti alla mercé della marea e degli scafisti che lucrano sui “viaggi della speranza”.

LO SPOT

Sarà un grande momento spot, non c’è dubbio, per la timoniera di Palazzo Chigi in ore di preoccupazioni e sospetti ai vertici del governo. All’indomani della richiesta di condanna a Salvini avanzata dai pm di Palermo — sei anni in carcere per sequestro di persona — Meloni vuole rilanciare, mettere la faccia sulla linea dura anti-sbarchi cara, eccome, al suo elettorato. Coprirsi a destra, un vecchio mantra che sarà calato in atti concreti nelle prossime settimane. Il giro di vite sul decreto flussi pronto ad atterrare in Cdm. I centri di riconoscimento dei migranti — o «di detenzione», a sentire le opposizioni tutte in trincea — da inaugurare in Albania. Ora il leader della sinistra inglese che bussa alla porta di Meloni e chiede: come si fa?

Ancora ieri, parlando con i media inglesi, l’inquilino di Downing Street confermava che l’immigrazione sarà al centro della tappa romana. E si diceva «interessato» all’accordo fra Italia e Albania, perfino tentato di replicarlo, se ci saranno le condizioni. Un po’ di contesto. È un guaio serio il traffico di migranti nello stretto della Manica per il leader britannico. Solo ieri l’ultima traversata su un barchino di fortuna: otto morti, da gennaio il conto è salito a 37. Numeri piccoli se confrontati all’ecatombe del Mediterraneo ma record per gli attraversamenti nello stretto inglese. L’immigrazione resta un cruccio anche per la premier italiana, delusa dalla gestione (politica e dunque elettorale) del fenomeno l’anno scorso, segnato da sbarchi record: 158mila.

Da mesi lo scenario si è ribaltato. Ieri dal Viminale hanno comunicato a Meloni la lieta notizia. Un numero, zero, segnato sul cruscotto giornaliero del ministero che aggiorna gli arrivi sulle coste italiane. Zero sbarchi. Gli accordi con la Tunisia, l’Algeria, l’Egitto e gli altri Paesi nordafricani per frenare le partenze stanno dando frutti. Le opposizioni non mancano di ricordare il prezzo in termini di diritti umani che alcune di queste intese — ad esempio con la Libia — portano con sé. Tuttavia i risultati sono tangibili, come sa Meloni che ogni quindici giorni ospita a Palazzo Chigi una riunione tecnica con ministri e vertici dei Servizi. La premier li farà presenti a Starmer. E se la visita sarà incentrata anche su un altro grande tema internazionale — il via libera all’Ucraina per usare le armi in Russia, su cui il premier britannico è d’accordo e Meloni invece no — gli sbarchi restano un piatto forte del vis-a-vis.

IL CENTRO

Poi c’è la visita al centro di controllo del Viminale all’Eur, inedita per un primo ministro straniero. Operativo dal 2012, il nucleo vede lavorare fianco a fianco Polizia, Fiamme Gialle, Marina militare, Capitaneria di Porto. Acquisisce informazioni sugli spostamenti dei barchini, le scambia con l’agenzia Ue Frontex, aiuta a coordinare le operazioni di ricerca e soccorso. È una versione soft del Diism, il nucleo di coordinamento operativo fra militari, Forze dell’ordine e Guardia Costiera che il governo voleva inaugurare a Roma un anno fa dopo la tragedia di Cutro. Prima che il progetto saltasse per i veti incrociati di Salvini e degli altri ministri interessati. Mentre il caso Open Arms monta e la Lega chiama alla mobilitazione anti-pm, Meloni riparte da qui. Dalla linea dura sui migranti e un faccia a faccia romano che sa di rivincita. C’è una sinistra europea, quella di Starmer, di Rama, di Scholz, che studia e sotto sotto prende appunti.

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