Mentre il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale alza le stime di crescita dell’Italia e dell’economia globale, il nostro Paese si afferma come il più attrattivo per gli investimenti esteri nell’Unione europea. E lo spread festeggia scendendo ai minimi pre-Lehman.
Nonostante l’incertezza legata ai dazi renda l’economia mondiale ancora fragile, gli spiragli positivi non mancano. L’Italia vede stime di crescita in rialzo (+0,1%) nel 2025: l’Fmi si aspetta infatti un’espansione dello 0,5% rispetto al precedente 0,4% stimato ad aprile. Resta invece invariata la stima 2026, con il Pil che dovrebbe crescere dello 0,8%. Il tutto mentre il differenziale tra Btp e Bund ieri ha chiuso la seduta a 81 punti base, dopo essere sceso nel corso della seduta sotto soglia 80, ai livelli di settembre 2008, prima del collasso di Lehman Brothers e della crisi economica globale. Un dato importante, nonostante alcuni economisti sostengano che — oltre allo spread — sia importante guardare anche gli interessi sul debito pubblico. Roma spende circa 90 miliardi di euro all’anno (pari al 4% del Pil) solo per pagare gli interessi sul debito che ha raggiunto i 3.000 miliardi di euro. Con i rendimenti dei Btp decennali ancora sopra il 3,5%, il peso per le casse dello Stato resta elevato a prescindere dal differenziale con i Bund tedeschi.
I segnali positivi per l’Italia erano arrivati già a maggio: l’agenzia Moody’s aveva confermato il rating Baa3, migliorando l’outlook da «stabile» a «positivo». Il cambiamento, aveva fatto sapere Moody’s, rifletteva in quella fase «il miglioramento delle prospettive fiscali nel contesto di una performance migliore del previsto nel 2024 e di un contesto politico interno stabile che aumenta la probabilità che i parametri fiscali continuino a migliorare in linea con il piano a medio termine del governo». La settimana scorsa il Fmi aveva elogiato la tenuta dell’economia tricolore e la buona gestione delle finanze pubbliche da parte del governo: «L’economia italiana ha continuato a crescere a un ritmo moderato». Un trend che ha reso lo Stivale più attrattivo agli occhi degli investitori esteri: sul fronte degli investimenti stranieri, ha sottolineato ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, «nel 2024 l’Italia ha registrato un record storico in Europa, con 35 miliardi di euro: più di Germania e Francia, confermandosi così come il Paese più attrattivo in questo momento».
A livello globale, secondo il Fondo Monetario Internazionale, la distensione sui dazi voluta dalla Casa Bianca ha contribuito a rimettere in moto il commercio globale e a sostenere una timida ripresa: la retromarcia sul protezionismo, in buona sostanza, ha ridato fiato all’economia. Tuttavia, ha ammonito il Fondo, le politiche statunitensi restano «altamente imprevedibili» e i rischi per la crescita «decisamente orientati al ribasso».
A dispetto del quadro di grande incertezza, il capo economista del Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas, ha rivisto al rialzo le stime globali: crescita al 3% nel 2025 (contro il 2,8% previsto ad aprile), e al 3,1% nel 2026. Nel 2024, invece, l’economia mondiale è cresciuta del 3,3%. L’istituto di Washington ha rimarcato come, paradossalmente, sia stata anche la paura delle tariffe a incentivare la crescita: la possibilità di un aumento dei dazi minacciato da Donald Trump ha spinto la maggior parte degli Stati (Italia compresa) ad aumentare gli scambi commerciali, evitando il rischio di imposte insostenibili.
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