Von der Leyen: è importante lavorare bene con l’Italia
«Sì, Meloni si è astenuta sulla mia nomina, ma è importante lavorare bene al Consiglio con l’Italia, così come con gli altri Stati membri, è un principio che seguo sempre». Lo ha detto Ursula von der Leyen al termine del Consiglio Europeo. «Lavorerà con tutto il Parlamento, ma devo convincere una maggioranza: stiamo costruendo una piattaforma con Ppe, S&D e Renew ma mi rivolgerò anche ad altri partiti, è importante costruire una larga maggioranza per l’Europa», ha detto a proposito della necessità di avere i voti per la conferma all’Europarlamento.
Meloni: vergognoso se ce la facessero pagare
«Non sono d’accordo che il voto contrario mette a rischio la nostra posizione in Ue. Sarebbe vergognoso se ce la facessero pagare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al termine del vertice Ue.
Meloni: non abbiamo risposte su politiche von der Leyen
«Il tema non è Ursula von Leyen ma quali sono le politiche che vuole portare avanti. E su questo non abbiamo risposte». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al termine del vertice Ue. «Il ruolo dell’Italia non è accodarsi. Così nessuno si accorgerà di noi», ha aggiunto.
Von der Leyen: ora programma politico e conferma Pe
«Vorrei esprimere la mia gratitudine a tutti i leader Ue. Sono molto onorata e molto felice di condividere la responsabilità con la mia cara amica Kaja Kallas e con Antonio Costa». «Cercherò la conferma della mia nomina al Parlamento europeo dopo aver presentato il mio programma politico per i prossimi cinque anni. Quindi c’è ancora un passo da compiere». Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nella conferenza stampa al termine del Consiglio europeo.
Meloni: nomine Ue sbagliate nel metodo e nel merito
«La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni. Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa». Lo scrive su X la premier Giorgia Meloni.
P. Chigi, astensione in attesa negoziato su ruolo Italia
Il voto di astensione su Ursula von der Leyen è stato deciso nel rispetto delle diverse valutazioni dei partiti della maggioranza di governo, e nell’attesa di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Il neoeletto Costa: promuoverò l’unità tra i 27 in Ue
«Dal primo dicembre, come presidente del Consiglio europeo, mi impegnerò pienamente a promuovere l’unità tra i 27 Stati membri e mi concentrerò sull’attuazione dell’agenda Strategica, che il Vertice Ue che guiderà l’Unione europea nei prossimi cinque anni anni». Lo ha dichiarato via X l’ex premier portoghese Antonio Costa, dopo la nomina al Vertice Ue per diventare il prossimo presidente del Consiglio europeo. «È con un grande senso di missione che assumerò la responsabilità di essere il prossimo presidente del Consiglio europeo», ha aggiunto.
Weber: contento per von der Leyen, grande notizia per futuro Ue
«Una grande notizia per il futuro dell’Europa, che lavora per le priorità dei nostri cittadini. Sono molto contento dell’accordo al Consiglio europeo raggiunto questa sera per Ursula von der Leyen per il nuovo mandato come presidente della Commissione europea. Pronti per i prossimi passi». Lo scrive in un tweet il presidente dei Popolari europei (Ppe) Manfred Weber.
Michel ufficializza l’ok a von der Leyen-Costa-Kallas
«Il Consiglio europeo propone Ursula von der Leyen come candidato alla presidenza della Commissione europea, sceglie Kaja Kallas come candidato alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza ed elegge Antonio Costa come nuovo presidente del Consiglio europeo». Lo annuncia via X il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
Chi è Antonio Costa
Antonio Luis Santos da Costa, classe 1961, segno zodiacale Cancro, è stato il 118esimo primo ministro del Portogallo. E’ nato a Lisbona, nella parrocchia di Sao Sebastiao da Pedreira, figlio di uno scrittore militante comunista nato in Mozambico da genitori cattolici di Goa, antica colonia portoghese in India, e di Maria Antonia Palla, una delle prime giornaliste donne del Portogallo. E’ entrato nella Juventude Socialista, l’organizzazione giovanile del Partido Socialista, all’età di 14 anni. Laureatosi in Legge e divenuto avvocato, è diventato consigliere comunale a Lisbona nel 1983. Nel 1993 il Partido Socialista lo candidò alle comunali di Loures, una cittadina nell’hinterland di Lisbona. Costa le perse per qualche decina di voti, ma è rimasta famosa una corsa che organizzò, lungo una delle vie principali di accesso alla città, tra un asino e una Ferrari, per dimostrare i problemi di collegamento con la capitale. La corsa fu vinta dall’asino. Venne cooptato nella direzione nazionale del Ps da Vitor Constancio e diresse la campagna elettorale per le presidenziali del 1996 di Jorge Sampaio, presidente della Repubblica per il successivo decennio. Nel 1995 era entrato nel governo di Antonio Guterres, oggi segretario generale dell’Onu, come sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. Nel 2004 diventa eurodeputato e vicepresidente del Parlamento Europeo, per tornare l’anno dopo in patria, a fare il ministro dell’Interno del governo Socrates. Dal 2007 al 2015 è stato sindaco di Lisbona, una città di mezzo milione di abitanti (oltre 3 mln la conurbazione). E’ diventato primo ministro del Portogallo nel 2015, ereditando un Paese che era stato salvato dal fallimento grazie ad un prestito di Ue, Fmi e Bce da 83 mld di euro e posto sotto sorveglianza post programma, perché non aveva ancora ripagato il debito. A differenza della Grecia di Alexis Tsipras, che indisse un referendum, Costa scelse di evitare lo scontro frontale con la Troika, lavorando sul piano interno per migliorare la situazione economica, con la politica dei piccoli passi, superando gradualmente le politiche di austerity e migliorando le condizioni di vita dei cittadini. Malgrado da Bruxelles chiedessero di sanzionare il Portogallo, perché deviava dal percorso stabilito, lui tenne duro. Alla fine ha avuto ragione: nell’ultimo decennio, che comprende il tonfo del 2020 causa pandemia di Covid, il suo Paese ha registrato una crescita media annua del Pil dell’1,2% in termini reali e nel 2023 il debito pubblico è sceso sotto al 100% del Pil. Costa si è dimesso quest’anno, dopo che un’inchiesta aveva colpito alcuni esponenti del suo governo, per presunte irregolarità nelle concessioni relative a miniere di litio e progetti legati all’idrogeno verde. Un’inchiesta costellata di errori, alcuni clamorosi, a partire dalla confusione che gli inquirenti hanno fatto tra il premier Costa e un suo ministro omonimo. Oggi Costa viene indicato come prossimo presidente del Consiglio Europeo: è il primo politico dell’Europa Meridionale a ricoprire questo ruolo. Arriva al vertice dell’Ue con l’esplicito appoggio del suo successore, il premier Luis Montenegro, del Psd (gruppo Ppe), che per ‘o doutor Costa’ nutre grande rispetto, pur avendolo combattuto per anni in Parlamento.
Chi è Kaja Kallas
La nuova Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, prima premier donna dell’Estonia, è nata nella Repubblica Socialista Sovietica Estone nel 1977. Il suo bisnonno, Eduard Alver, era uno dei fondatori dell’Estonia e aveva comandato la Kaitseliit, la Lega per la difesa dell’Estonia, una milizia di volontari dedita alla difesa delle istituzioni e del territorio della piccola nazione, stretta tra il Golfo di Finlandia, la Lettonia e la Russia. Suo padre, Siim Kallas, è stato primo ministro tra il 2002 e il 2003 e successivamente tre volte commissario europeo. Sua madre Kirsti, quando aveva sei mesi, venne deportata insieme alla madre e alla nonna (la nonna e la bisnonna di Kaja, rispettivamente) in Siberia nel 1941, per ritornare in patria solo dieci anni più tardi. L’Estonia ha una storia travagliata: indipendente dal 1920, venne occupata dall’Armata Rossa nel 1940, dopo il patto Molotov-Ribbentropp dell’agosto 1939, poi venne ‘liberata’ dai nazisti e infine rioccupata dall’Urss, nel 1944. «Io faccio parte della generazione fortunata — ha dichiarato Kallas allo New Statesman — vivevamo in una prigione, senza libertà, senza possibilità di scegliere, senza niente. Nel 1991, quando ero una ragazzina, abbiamo riottenuto la nostra indipendenza e la nostra libertà». Il contrario di quello che accadde ai suo nonni, che nell’Estonia indipendente «avevano tutto» e persero tutto quando l’Unione Sovietica occupò il Paese, nel 1940. Kaja Kallas si è laureata a Tartu in legge e ha un Mba alla Estonian Business School; è diventata avvocata nel 2002. Nel 2010 ha aderito all’Eesti Reformierakond, Partito della Riforma Estone, fondato da suo padre, una formazione liberale, conosciuta come il ‘partito scoiattolo’ per via del logo. Dal 2014 al 2018 è stata eurodeputata, esperienza cui ha dedicato un libro. Nel 2021 è diventata primo ministro, guidando un governo di coalizione con il Partito di Centro (Eesti Keskerakond). Nel gennaio 2022, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, denunciò il gasdotto Nord Stream 2 come progetto «geopolitico» e sottolineò che la dipendenza dell’Ue dal gas russo era un grosso problema politico. Nel giugno 2022 ha rispedito a casa tutti i ministri centristi, perché avevano votato con l’opposizione contro una legge che rendeva obbligatorio l’insegnamento della lingua estone ai bambini nella pre-scuola, per formare una coalizione con i Socialdemocratici e Isamaa, il Partito della Madrepatria. Nel 2023 ha vinto le elezioni, aumentando i seggi del suo partito alla Riigikogu, il Parlamento estone. Sposata con Arvo Hallik, oltre alla lingua madre, l’estone, parla correntemente inglese, francese, russo e finlandese.
Kallas: onorata, vostra fiducia significa molto
«Sono onorata di essere stata nominata candidata ad Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza. La vostra fiducia significa molto. Dobbiamo continuare a lavorare insieme per garantire che l’Europa sia un partner globale efficace per mantenere i nostri cittadini liberi, sicuri e prosperi». Lo scrive su X la premier estone, Kaja Kallas, designata come capo della diplomazia europea dal vertice Ue.
Nomine Ue, cosa è successo
Von der Leyen viene quindi proposta all’Eurocamera dal Consiglio europeo per un secondo mandato a capo della Commissione Ue. Il voto della Plenaria su von der Leyen è atteso a luglio. A questo voto è legato anche quello di Kaja Kallas: la premier estone è stata anche lei proposta dai leader europei come Alto Rappresentante per la politica estera. L’ex premier portoghese Costa succederà a Charles Michel alla guida del Consiglio europeo. Per lui non serve la ratifica della Plenaria.
Le nomine
- von der Leyen indicata prossima presidente Commissione
- Costa prossimo presidente Consiglio Europeo
- Kallas nominata Alto Rappresentante
La posizione dell’Italia
Astensione sulla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea; voto contrario sulle nomine di Antonio Costa e Kaja Kallas rispettivamente come presidente del Consiglio europeo e Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione. Questa, a quanto si apprende, la posizione espressa dalla premier Giorgia Meloni nel corso della seduta notturna del Consiglio europeo.
Via libera del Consiglio europeo ai top jobs
Passano Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas
Italia si astiene su von der Leyen, no a Costa
L’Italia si asterrà su Ursula von der Leyen e voterà contro ad Antonio Costa e Kaja Kallas. Lo si apprende da più fonti diplomatiche.
von der Leyen e Kallas lasciano la sala del Consiglio
La discussione sui top jobs è iniziata e — a quanto si apprende — la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la premier estone Kaja Kallas hanno lasciato la sala consiliare. Kallas ha affidato la sua delega di voto al collega finlandese. Ora il campo è stato affidato ai negoziatori ma, sottolinea una fonte, «tutti i leader hanno la possibilità di prendere la parola».
Fonti: i 27 concordano l’Agenda strategica, ora i top jobs
I leader Ue hanno trovato un accordo sull’Agenda strategica e ora hanno iniziato la discussione sugli incarichi di vertice, i cosiddetti top jobs. Lo si apprende da fonti qualificate. Il testo alla fine sarebbe stato approvato con una sola aggiunta (un passaggio sulla Nato). Molti leader, a quanto si apprende, hanno contestato le proposte modifiche franco-tedesche sostenendo che il documento era già stato concordato al livello di ambasciatori (le richieste hanno suscitato delle possibili contro-proposte in risposta). Alla fine si è trovata l’intesa.
Fonti Ue, da Meloni approccio costruttivo in Consiglio
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto finora un «approccio costruttivo» durante i lavori del Consiglio Europeo che però ancora non è arrivato a esaminare il pacchetto nomine. Questa l’indicazione arrivata da fonti Ue mentre i leader sono impegnati nella discussione per definire le priorità dell’agenda strategica Ue per i prossimi cinque anni e hanno già discusso di Ucraina. Solo una volta chiuso questo capitolo i 27 passeranno a discutere dei top job Ue. Su questo tema il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, secondo le stesse fonti, cercherà di raccogliere il consenso dei 27. Ma se questo non fosse possibile, il pacchetto nomine potrebbe essere messo ai voti. L’intenzione, almeno finora, è di chiudere i lavori del vertice già questa sera.
In corso cena strategica su tema delle nomine
I lavori del Consiglio europeo, secondo quanto si apprende da fonti della delegazione italiana, proseguono sulle conclusioni. Nel corso del pomeriggio i leader dei 27 Paesi Ue hanno affrontato le questioni Ucraina, Medio Oriente e sicurezza e difesa. È iniziata adesso la cena di lavoro sull’Agenda strategica.
Durante la cena verrà affrontato il tema delle nomine. Tra i temi delle conclusioni non ancora trattati ci sono: competitività, e altre questioni tra cui migrazione, Moldova, Montenegro e Georgia e il lavoro futuro sulle riforme.
Salvini: sulle nomine Ue sembra un colpo di Stato
«Quello che sta accadendo» sulle nomine Ue «puzza di colpo di Stato». Lo ha detto a Dritto e Rovescio su Rete4, il leader della Lega Matteo Salvini. «Milioni di europei hanno votato» e «hanno chiesto di cambiare l’Europa. E che cosa ti ripropongono quelli che hanno perso? Le stesse facce: la von der Leyen, un socialista al Consiglio europeo, una indicata da Macron per la politica estera. Penso sia assolutamente irrispettoso, arrogante. Se preferiscono la poltrona al voto popolare assicuro, a nome della Lega e dell’Italia, che li marcheremo centimetro per centimetro Non gliele faremo passare. Difenderemo il voto degli italiani».
Ecr, «Polacchi minacciano addio? Stanno trattando posizioni»
Ue: fonti italiane Ecr, «Polacchi minacciano addio? Stanno trattando posizioni». Le dichiarazioni dei polacchi del Pis su una loro eventuale uscita dai Conservatori e riformisti europei non preoccupano la delegazione italiana nel gruppo. «Stanno trattando delle posizioni in Ecr. Ci rivedremo settimana prossima in Sicilia e vedremo come finisce», spiegano all’Adnkronos fonti italiane di Ecr commentando l’intervista a ‘Politico’ del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, il quale ha dichiarato che il suo partito, il Pis, sta sondando la possibilità di dar vita a un gruppo dell’Europa centro-orientale al Parlamento europeo. La prossima settimana in occasione degli Study Days di Ecr e della riunione costitutiva del gruppo (che si sarebbe dovuta tenere ieri ma che è slittata al 3 luglio) ci sarà la possibilità di un confronto con i polacchi di ‘Diritto e giustizia’. In caso di uscita da Ecr, il gruppo di Meloni perderebbe la terza posizione come terzo gruppo più numeroso del Parlamento Ue a vantaggio dei liberali di Emmanuel Macron.
Metsola, ‘potrebbero esserci 2 o 3 gruppi di destre al Pe’
«Le decisioni sulla composizione di Id e Ecr verranno prese settimana prossima, ma potrebbero esserci due o tre gruppi a destra all’Europarlamento, non possiamo saperlo. Potrebbero nascere anche dei gruppi a sinistra». Lo ha detto la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola parlando alla stampa a margine del vertice Ue in corso a Bruxelles. «E’ difficile predire quale configurazione avranno le destre all’Eurocamera. Ecr non si è ancora costituito, dobbiamo vedere ancora come si struttureranno, e hanno fino al 4 luglio per negoziare le loro posizioni», ha aggiunto.
Metsola, serve accordo oggi sui nomi per avere voto Pe a luglio
Spero che ci sia un accordo oggi. Un accordo oggi ci darà la possibilità di votare a luglio a Strasburgo. Devo ricordare che a differenza di altri anni abbiamo solamente una sessione a luglio a Strasburgo». Lo ha detto la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, parlando alla stampa a margine del vertice Ue in corso a Bruxelles. «L’agenda della sessione di Strasburgo sarà decisa l’11 luglio, se questo fosse un normale anno elettorale avremmo due sessioni, ma siccome le elezioni erano a giugno avremo una sola sessione che sarà quindi dedicata all’elezione del presidente della Commissione Ue», ha risposto Metsola a una domanda sulla possibile presenza del premier ungherese Viktor Orban a Strasburgo per presentare il programma della presidenza ungherese.
Polonia e baltici chiedono a Ue linea di difesa da Russia
Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno chiesto all’Unione Europea di costruire una linea di difesa lungo il confine con Russia e Bielorussia come protezione dalle minacce militari e da altre azioni dannose da parte di Mosca. Lo riporta il Kyiv Independent, precisando che i leader dei quattro paesi hanno inviato una lettera al presidente dell’Ue descrivendo in dettaglio la portata e il costo del progetto. Ai paesi dell’Unione Europea viene richiesto di impegnarsi a fornire sostegno politico e finanziario. «La creazione di un sistema di infrastrutture di difesa lungo il confine esterno dell’Ue con Russia e Bielorussia risponderà all’esigenza acuta e urgente di proteggere l’Ue dalle minacce militari e ibride» si legge nella lettera. La linea di difesa, inoltre, potrebbe essere costruita in coordinamento con la Nato e le sue esigenze militari. Alcuni funzionari dell’Ue stimano che il costo di costruzione lungo il confine di 700 chilometri sia di circa 2,5 miliardi di euro (2,67 miliardi di dollari).
Scholz chiede fondi Ue per l’accoglienza di profughi ucraini
Il cancelliere tedesco tedesco Olaf Scholz ha detto di voler discutere all’odierno vertice di Bruxelles anche di come finanziare ulteriormente l’accoglienza di profughi della guerra in Ucraina soprattutto in Germania, Polonia e Repubblica ceca. «Abbiamo accolto nei nostri Paesi (…) milioni di rifugiati provenienti dall’Ucraina», ha premesso Scholz all’arrivo al Consiglio europeo come riporta un video rilanciato dal sito del quotidiano Die Welt. «Abbiamo appena deciso di estendere ancora una volta la disponibilità dell’Unione Europea ad accogliere i rifugiati e, allo stesso tempo, abbiamo creato le condizioni per renderlo possibile. Ma — ha aggiunto il cancelliere — la questione di chi fa cosa non è risolta chiaramente». «Germania, Polonia, Repubblica Ceca, per esempio, e pochi altri Paesi, hanno accolto il maggior numero di rifugiati ed è per questo che io, insieme ai miei colleghi, penso che ora sia anche il momento di prendere decisioni», ha detto ancora Scholz aggiungendo: «Se gli altri Paesi partecipano meno all’accoglienza dei rifugiati, ciò comporta che l’Europa» deve sostenere «finanziariamente» quelli che vi partecipano, «in particolare per il finanziamento delle spese di sostentamento, della formazione professionale, dei corsi di lingua e di tutti gli aspetti che giocano un ruolo in questo senso». «Questo l’ho anche scritto al presidente della Commissione insieme ai miei colleghi di Polonia e Repubblica Ceca e vogliamo discutere anche di ciò», ha concluso Scholz a questo proposito.
Il punto. Ppe prova a fare quadrato su Ursula, si media con i Repubblicani
L’atteggiamento da tenere con l’Italia e Giorgia Meloni e gli schemi di una maggioranza a favore del bis sono stati i temi principali del vertice del Ppe tenutosi questa mattina prima del Consiglio europeo. Ma la riunione è stata anche l’occasione per fare quadrato all’interno dei Popolari sul voto che si terrà in Plenaria a luglio. Il rischio dei franchi tiratori, viene spiegato da fonti interne, appare anche alto. E la somma finale potrebbe variare nel caso la bilancia delle alleanza del Ppe penda troppo verso Ecr o troppo nel senso opposto, quello dei Verdi. Non è un caso, infatti, che gli emissari di Ursula von der Leyen, a margine della riunione, hanno avuto un incontro riservato con Francois-Xavier Bellamy, tra i leader dei Républicains che non hanno scelto di seguire il presidente Eric Ciotti nell’alleanza con Marine Le Pen in Francia. Les Républicains, tuttavia, rappresentano una delle delegazioni che, già al Congresso del Ppe di Bucarest, non avevano votato von der Leyen. Sul fronte dell’accordo tra i leader sui top jobs, al termine del vertice è filtrato un certo ottimismo. «Ci siamo quasi», ha spiegato all’ANSA il presidente cipriota Nikos Christodoulides.
Iniziato a Bruxelles il vertice Ue, in agenda i top jobs
È iniziato il Consiglio Europeo, con la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In agenda, oggi, l’Ucraina, il Medio Oriente, la Sicurezza e la difesa e il prossimo ciclo istituzionale, compresa la decisione sui top jobs.
Rutte, «Meloni non è esclusa, Roma sia ben rappresentata»
Giorgia Meloni «non è esclusa» dalle nomine Ue e «dobbiamo garantire che l’Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo». Lo ha detto il premier olandese Mark Rutte a margine del Consiglio europeo. «Una volta ogni cinque anni» i leader dei Ventisette «rappresentano principalmente partiti politici, mentre durante i cinque anni rappresentiamo i nostri Paesi», ha spiegato Rutte, sottolineando che «l’Ecr non è stato coinvolto in questa trattativa perché molti nella coalizione» di «maggioranza» tra «popolari, liberali e socialisti pensano che i Conservatori non possano farne parte».
Mitsotakis, nessuna volontà di escludere, rispetto Meloni
«Tre famiglie politiche hanno discusso tra loro e hanno presentato una proposta, alla fine spetta al Consiglio europeo prendere la decisione». «Non è un processo per escludere, non è mai stata nostra intenzione escludere nessuno o offendere qualcuno. Personalmente ho molto rispetto per Giorgia Meloni, la prima ministra italiana. L’Italia è un Paese molto importante nell’Ue e sono sicuro che affronteremo tutti questi problemi e preoccupazioni nelle discussioni che avremo». Lo ha detto arrivando al summit Ue il premier greco Kyriakos Mitsotakis, tra i negoziatori Ppe sui top jobs, affermando anche di aver parlato con Meloni.
Morawiecki, PiS valuta di lasciare Ecr per nuovo gruppo
Diritto e Giustizia (PiS) sta valutando di abbandonare i Conservatori e Riformisti europei (Ecr), co-presieduto con Fratelli d’Italia, ed è in trattativa con i partiti della destra populista per formare un nuovo gruppo. Lo rende noto l’ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, in un’intervista a Politico. «Siamo in trattativa con Ecr e questo è l’elemento principale che deciderà del nostro futuro», ha detto Morawiecki, specificando che il PiS è tentato di andare «in entrambe le direzioni». «Direi che la probabilità è del 50/50», ha spiegato, aggiungendo che «non è garantito» che il PiS rimanga in Ecr.
Quanto allo scenario della formazione di un nuovo gruppo che include Fidesz, partito del premier ungherese Viktor Orban, il movimento Ano 2011 dell’ex premier ceco, Andrej Babis, e il Partito democratico sloveno dell’ex primo ministro sloveno, Janez Janša, Morawiecki ha detto che «è abbastanza ovvio che potremmo essere uniti su una piattaforma geografica e non (su una) piattaforma ideologica. Sono sempre meno interessato a tutti questi elementi ideologici del puzzle».
Tajani, attenzione ad escludere i Conservatori, significa far sì che vadano a parlare con Le Pen
«Il Ppe in Italia è al governo ed è il terzo partito, quando si parla di rapporti con il governo bisogna tenerne conto». Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine del summit del Ppe pre-Consiglio europeo. Nel corso della riunione Tajani ha spiegato di aver avvertito il Ppe: «attenzione ad escludere i Conservatori, significa far sì che vadano a parlare con Le Pen. Il Ppe deve avere due interlocutori, una a destra e uno a sinistra partendo dal fatto che ha vinto le elezioni, mentre Socialisti, Verdi e Liberali le hanno perse». «Una maggioranza senza il Ppe non esiste — ha aggiunto ai cronisti — bisogna dialogare con Meloni perché su Ucraina, Stato di diritto, immigrazione condivide le nostre posizioni». Allo stesso tempo, «aprire ai Verdi metterebbe a rischio l’elezione di Ursula von der Leyen», ha osservato.
Tajani, errore non interloquire prima di nomine
«Credo» che il premier greco Kyriakos Mitsotakis, uno dei negoziatori del Ppe per le cariche apicali Ue, «abbia parlato» con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Molti di quelli che sono intervenuti oggi hanno parlato» con la premier. «Giustamente c’è stata una reazione quando è stata presentata una proposta senza interloquire con i Paesi». Lo dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del presummit del Ppe a Bruxelles. E’ stato un errore? «Secondo me sì», conclude.
Tusk, nessuna decisione sui top jobs senza Meloni
I negoziati condotti tra i tre maggiori gruppi del Consiglio europeo servono «solo a a facilitare il processo in questa sede» ma «la decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo. L’unica intenzione, e l’unico motivo per cui abbiamo preparato questa posizione comune, è quella di facilitare questo processo. E non c’è decisione senza il primo Ministro Meloni». Lo ha detto il premier polacco, Donald Tusk, arrivando al vertice dei leader europei.
Orban: accordo su top jobs vergognoso,elettori ingannati
«Gli elettori europei sono stati ingannati. Il Partito popolare europeo ha formato una coalizione di bugie con la sinistra e i liberali. Non sosteniamo questo accordo vergognoso!». Lo ha scritto su X il premier ungherese, Viktor Orban.
Meloni arrivata Bruxelles
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata all’Europa Building a Bruxelles per il consiglio europeo.
Anche Zelensky oggi a Bruxelles
«Negli ultimi giorni l’Ucraina ha avviato veri e propri negoziati per l’adesione all’Ue. Oggi sono a Bruxelles per partecipare a una riunione del Consiglio europeo e per ringraziare tutti i leader europei per la loro unità e per aver affermato l’irreversibilità del nostro percorso europeo». Scrive così su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, annunciando incontro con «i leader dell’Ue e dei suoi Paesi membri» e colloqui bilaterali.
«Firmeremo tre accordi di sicurezza, di cui uno con l’Ue — aggiunge — Per la prima volta questo accordo sancirà l’impegno di tutti i 27 Stati membri a fornire all’Ucraina ampio sostegno, a prescindere da eventuali cambiamenti istituzionali interni».
«Ogni passo — conclude — ci avvicina al nostro obiettivo storico di pace e prosperità nella nostra casa comune europea».
Weber: fondamentale tener conto degli interessi dell’Italia
L’Italia «è un Paese del G7, è uno dei principali Paesi europei. Apprezzo molto il contributo del governo italiano, sotto la leadership di Antonio Tajani e di Giorgia Meloni. Per questo il processo, cruciale, per tenere conto anche degli interessi italiani è fondamentale per l’Unione Europea». Lo sottolinea il presidente e capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo Manfred Weber, a margine del prevertice del Ppe a Bruxelles.
Tajani: favorevoli all’intesa, ma senza aprire ai Verdi
«La mia è una propensione favorevole senza alcuna apertura ai Verdi. Certamente io sono molto perplesso sulla durata dei 5 anni per il presidente del Consiglio europeo» in quota socialista. Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani entrando al summit pre-Consiglio europeo del Ppe.
Nomine Ue. Si apre ufficialmente a Bruxelles la partita delle nomine europee. La premier Giorgia Meloni è attesa nella capitale belga per l’inizio dei lavori del Consiglio europeo — l’arrivo dei leader all’Europa Building con i ‘doorstep’ è previsto per le 12.30. Sul tavolo del summit, a seguito della riunione informale dei leader del 17 giugno, ci sono le nomine per il prossimo ciclo istituzionale della Ue. Compito del Consiglio è infatti quello di eleggere il presidente del Consiglio europeo, nominare il presidente della Commissione europea e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri (queste ultime due nomine sono soggette a un voto del Parlamento).
Nomine Ue, Italia e Francia in corsa per le stesse deleghe? Financial Times: «Meloni e Macron sono ai ferri corti»
In un duro discorso pronunciato ieri alla Camera e al Senato, Meloni ha bocciato «nel metodo e nel merito» l’accordo partorito dai negoziatori di Ppe, socialisti e liberali sui cosiddetti «top jobs» che prevede la riconferma di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione europea e le nomine del portoghese Antonio Costa e della estone Kaja Kallas rispettivamente come presidente del Consiglio europeo e come Alto rappresentante della Ue.
La premier italiana ha denunciato una «conventio ad excludendum» ai danni dell’Italia invocando il rispetto, da parte dei gruppi dirigenti europei, del voto espresso dai cittadini alle elezioni dell’8 e 9 giugno.
Non è ancora chiaro come si comporterà Meloni al tavolo dei leader, allo stato attuale molto difficilmente dalla presidente del Consiglio potrebbe arrivare un sì alle nomine contenute nel «pacchetto» confezionato da Ppe, S&D e Renew. Molto dipenderà dalle trattative di questa due giorni.
L’Italia chiede una vicepresidenza e un commissario con deleghe pesanti: da tempo si fa il nome del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che potrebbe trovare posto a Bruxelles come super commissario alla Coesione e al Recovery Plan.
All’ordine del giorno del Consiglio europeo non ci sono solo i top jobs. I leader dei 27 Stati Ue discuteranno anche di altri temi come l’agenda strategica 2024-2029, l’Ucraina, il Medio Oriente, sicurezza, difesa, competitività e migranti. Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, i 27 capi di Stato e di governo dovrebbero affrontare anche il tema dei progressi compiuti nell’uso dei beni congelati della Russia per sostenere l’Ucraina e la sua ricostruzione, oltre a fare il punto sul cammino di Kiev verso l’adesione all’Ue, in vista della prima conferenza di adesione del 25 giugno 2024. Sul fronte della sicurezza, invece, saranno esaminate le opzioni per incrementare i finanziamenti all’industria europea della difesa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA