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Conoscevamo il Test di Turing, ovvero i criteri matematici per riconoscere una macchina intelligente. Sapevamo delle Tre leggi della robotica di Isaac Asimov, scelte per regolare l’esistenza delle macchine nella nostra vita quotidiana. Ma l’invenzione di una Sfera, in grado di capire se siamo, oppure no, umani (anche e soprattutto nelle nostre interazioni online) è una di quelle innovazioni degne della fantasia di uno scrittore di fantascienza. Il gadget, denominato The Orb (Sfera, appunto) è stato presentato a San Francisco da Sam Altman, fondatore di OpenAi e grande sostenitore dell’intelligenza artificiale. Un’azienda da lui co-fondata, Tools for Humanity, ha creato per conto di un’altra sua startup, World, questa palla dotata di un sensore. Cosa fa? Tramite un’app, permette di confermare la propria identità di essere umano e ottenere la cosiddetta World-ID. Come funziona? Si parte dalla scansione dell’iride, e poi si devono seguire alcune istruzioni via smartphone. Nel corso dell’evento, il creatore di ChatGpt ha detto che questa tecnologia «fornisce un modo per garantire che gli esseri umani rimangano centrali in un mondo sempre più basato sull’intelligenza artificiale». Ma è curioso che sia proprio il principale paladino dell’IA a creare, e a diffondere nel mondo, il suo primo antidoto.
INTERLOCUTORI
In un mondo sempre più social-dipendente e invaso dai bot (sistemi automatici che interagiscono online), The Orb promette di riconoscere, sempre e comunque, i nostri interlocutori. Ma questa macchina, che può ricordare il robottino strappacuore di Wall-E, ha un risvolto inquietante. È vero che serve a verificare il proprio World ID, una specie di carta d’identità elettronica, un «bollino blu» che certifica la nostra natura di esseri umani. È vero che, promettono i costruttori, il sistema è «privato e sicuro»: la Sfera «invia semplicemente i nostri dati al telefono, che poi provvede a distruggere». Ed è vero anche che il sistema è open source. Ma c’è anche un legame indissolubile con il mondo delle criptovalute. L’azienda di Altman, ogni volta che un nuovo utente viene creato, gli regala automaticamente un assaggio (40 dollari) della nuova moneta proprietaria, Worldcoin, da usare come si vuole.
Da tempo Sam Altman voleva investire in questo campo. Poi, con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, il progetto ha preso forma. Ma l’attenzione non è più rivolta alla moneta di scambio, come era in origine, bensì all’autenticazione degli utenti. Il nuovo sistema, infatti, promette di poter sostituire del tutto le password. Un po’ come in un romanzo distopico di Dave Eggers.
LE RAGIONI
Altman e Alex Blania, amministratore delegato di World, ritengono che un giorno sarà necessario usare Worldcoin per distribuire i proventi dei potenti sistemi di intelligenza artificiale agli esseri umani, «forse sotto forma di reddito di cittadinanza universale». L’idea era di creare una «reale rete umana» che combinasse una tecnologia di identificazione con sistemi di pagamento, per permettere transazioni autenticate tra persone, senza l’ausilio di carte d’identità e bypassando il tradizionale sistema bancario. «Le idee iniziali erano veramente folli — ha detto Altman — poi le abbiamo ridimensionate a solo un po’ folli, è così è nata World».
La sperimentazione era già partita due anni fa, e aveva raccolto l’interesse di paesi in via di sviluppo come Indonesia e Kenya, dove c’erano state code per identificarsi, in cambio di una ricompensa in criptomonete. Il progetto ha subito anche alcune battute d’arresto, a Hong Kong e in Spagna, dove il sistema biometrico era stato messo sotto accusa; e c’erano stati anche casi di truffe e di sfruttamento del lavoro, legati al sistema di «ricompensa» della Sfera. Ma, alla fine, il piano è decollato, e oggi circa 26 milioni di persone si sono registrate nel mondo. I primi «Orb» sono stati installati a San Francisco, Los Angeles e Nashville; e si conta di arrivare a 7500 sfere entro la fine dell’anno. È anche in arrivo una Orb Mini, una scatoletta che fa fondamentalmente la stessa cosa. E ci sono già collaborazioni con siti come Minecraft e Razer, nel settore gaming, oltre a Match e Tinder, per i cuori solitari.
I DUBBI
Secondo il New York Times, anche se può sembrare buona l’idea di trovare un modo per distinguere tra bot e umani, «la proposta di World — un archivio globale biometrico supportato da una criptovaluta volatile e da una compagnia privata — sembra un po’ troppo simile a una puntata di Black Mirror per ottenere vasto consenso». Fornire a un’azienda che non conosciamo i nostri dati personali, a cominciare dall’iride, potrebbe essere un azzardo da evitare.
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