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«Solo richieste realistiche». I paletti della premier


A palazzo Chigi il menù è light come la Manovra: pomodoro e mozzarella per tutti, ravioli a richiesta solo per chi ne avesse voglia.

La portata principale del resto, a Giorgia Meloni e agli altri leader del centrodestra riunitisi ieri, l’ha servita Giancarlo Giorgetti: una lunga lectio sui paletti imposti alla legge finanziaria dall’Unione europea con il nuovo piano strutturale di bilancio. «Niente dessert» confidano i presenti al pranzo durato quasi due ore, evidentemente saziati dalla lunga sfilza di novità con cui il ministro dell’Economia gli ha chiesto di familiarizzare prima di sbagliare i conti e avanzare richieste irrealizzabili.

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Un punto, quest’ultimo, su cui ha battuto per prima Giorgia Meloni. Ad Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi (al tavolo anche il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari), la premier ha infatti chiesto di limitarsi a «proposte realistiche», evitando di lanciarsi in avanti con idee che «non si possono finanziare». Un input politico che, sulla falsa riga di quanto già stabilito lo scorso anno, si traduce in una manciata di direttrici di spesa da ribadire o rafforzare: incentivi alle imprese che assumono, sostegno ai salari più bassi, difesa del potere d’acquisto delle famiglie, tutela della salute dei cittadini e nuovi interventi a favore della natalità.

LE RISORSE
Come chiarirà proprio il Piano strutturale di bilancio di medio termine che salvo sorprese dovrebbe passare in Consiglio dei ministri il 16 o il 17 settembre, i margini sono risicatissimi. Giorgetti non è affatto stanco di ripeterlo così come i leader del centrodestra non sono affatto convinti che non si possa trovare un po’ di spazio aggiuntivo per colmare lacune o far felice qualche categoria. «Un minimo di creatività sarà garantita», spiega una fonte ai vertici della maggioranza, nella consapevolezza che però — almeno in questa fase — si cercano già almeno dieci miliardi di euro.

E se per le nuove regole europee è impossibile che l’ulteriore taglio dello 0,5% dei tassi da parte della Bce offra soluzioni, tutti i leader hanno concordato quando Meloni ha chiesto al titolare dell’Economia una verifica sulle misure in essere, «tra quelle che hanno funzionato e quelle che invece non lo hanno fatto». Un po’ come avvenuto con il Superbonus 110% o con il Reddito di Cittadinanza (ma pure con il passo indietro sull’Iva sugli assorbenti), l’obiettivo dell’esecutivo è individuare quelle spese che non hanno un moltiplicatore ritenuto adeguato e indirizzare quelle risorse verso altri lidi. Uno screening che — al pari di quello su voci di spesa e riforme che l’Europa chiede a tutti i singoli ministeri — a via XX Settembre partirà già nei prossimi giorni, anche perché lo stesso concilio si è già dato appuntamento tra due settimane per un nuovo incontro. L’idea è di trasformare in periodici questi incontri al fine di rendere il più coordinato possibile l’intero iter della Manovra.

Tra i “compiti a casa” assegnati a Giorgetti, oltre al «basta bonus» sottolineato anche dalla nota congiunta inviata alla stampa a vertice concluso, c’è pure quello di realizzare diverse proiezioni sulle idee dei leader. E cioè valutarne in anticipo la fattibilità. Un esempio? L’esatta soglia entro cui è realizzabile il rialzo delle pensioni minime. O, anche, l’impatto reale ed esatto che la fase di messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza avrà sui conti del prossimo biennio.

LA COMPATTEZZA
Evitare «inutili fughe in avanti» è d’altro canto anche rispondente al segnale di «compattezza» che Meloni si è augurata passi nei prossimi giorni. Tant’è che per il momento pare tornata sotto al tappeto sia la polvere sulla Rai che quella sulla Liguria. Al vertice si è parlato di entrambi: se per la prima si va verso un nuovo slittamento e un probabile rimescolamento delle carte, per la seconda invece manca ancora una soluzione definitiva. I sondaggi valutati ieri a pranzo dai leader lasciano molti dubbi su chi tra i papabili candidati alla presidenza della Regione abbia più chance di vittoria tra il sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi e la totiana Ilaria Cavo. Anche in questo caso la partita è però ancora aperta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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