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Ripartono i trasferimenti in Albania, sulla Libra per ora solo 8 migranti


Avanti tutta col modello Albania, nonostante i nuovi stop dei giudici. È pronta, la nave Libra: ieri mattina il pattugliatore della Marina militare italiana è arrivato nelle acque a sud di Lampedusa. E ha accolto a bordo un primo gruppo di migranti, che nelle prossime ore saranno trasferiti nei due centri di Shengjin e Gjader. Dove chi non potrà essere considerato un richiedente asilo verrà indirizzato verso le procedure accelerate per il rimpatrio verso la lista di Paesi considerati sicuri.

Ieri sera il primo “screening” a bordo della Libra era ancora in corso. Si tratta di un’operazione preliminare, in cui chi in base al protocollo non può essere trasferito nel territorio di Tirana (come donne incinte, bambini o altri soggetti vulnerabili) viene indirizzato verso i canali di accoglienza italiani. Numeri ufficiali non vengono forniti, ma secondo quanto trapelato il primo trasbordo sul pattugliatore avrebbe riguardato un gruppo di 6-8 persone. Altre però potrebbero aggiungersi nelle prossime ore. Il mare è tornato calmo, e in contemporanea sono ripartiti sia gli avvistamenti che gli sbarchi, che si erano invece azzerati nei giorni scorsi viste le cattive condizioni meteo. Solo tra la mezzanotte e le 8 di lunedì sono approdate a Lampedusa 118 persone, fra cui molti siriani, afghani e pakistani, oltre a egiziani e maghrebini. Tutti, o quasi, a bordo di barchini salpati dalla Libia. Altri, ci si aspetta, arriveranno a stretto giro. E se tra questi dovessero esserci dei soggetti che rispondano ai requisiti (maschi, adulti, provenienti da Paesi sicuri) saranno portati sulla nave Libra prima della partenza. Per la quale, a quanto filtra, non è stata ancora ufficializzata una data.

L’idea sarebbe quella di raggiungere un numero “congruo” di migranti prima di mettersi in viaggio. Circa 30-40 persone, anche per evitare nuove polemiche come quelle sorte dopo il trasferimento dei primi sedici richiedenti asilo (poi ridotti a dodici per la presenza di quattro minori). Allo stesso tempo però pare si voglia evitare di esaurire tutti i posti disponibili sulla Libra, circa 60-70, per non rallentare troppo le procedure che andranno avviate nell’hotspot di Shengjin. È lì che – entro le 48 ore consentite per la convalida del fermo – si decide per chi può scattare il rimpatrio accelerato, le cui operazioni vengono poi portate avanti nell’altro centro di Gjader. Sempre che i giudici non decidano di nuovo, nonostante l’ultimo decreto, di non convalidare i trasferimenti.

LE REAZIONI
Il governo è deciso a tirare dritto, confidando sul fatto che ora che la nuova lista dei 19 Paesi considerati sicuri ha rango di norma primaria, i magistrati non potranno che applicarla. Si vedrà. E mentre Giorgia Meloni sulla questione per ora preferisce non tornare («Albania? La vostra è una fissazione…», il commento della premier con i cronisti che la incalzavano al villaggio Difesa), il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si professa «fiducioso». «Tutte le questioni di diritto – osserva – sono opinabili nell’ambito giudiziario». Ma il progetto Albania, assicura il titolare del Viminale, «comunque proseguirà». Anche perché nel 2026 entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo sulla migrazione e l’asilo, che i Paesi di frontiera come l’Italia saranno chiamati ad applicare. E «quello che abbiamo fatto – conclude Piantedosi – è un investimento necessario per predisporci in anticipo rispetto all’applicazione di una normativa europea». Un esempio al quale ora «tutta l’Europa che guarda con molto interesse».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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