«Siete pronti?». Patrizia Scurti irrompe in un sorriso mentre passeggia sul retro di Palazzo Chigi. Oggi è il giorno. Giorgia Meloni torna in Parlamento. Premier time: duello a tutto campo con le opposizioni al Senato, slittato per la tregua imposta dal lutto papale. Ding! La campanella suonerà all’una e mezzo nell’emiciclo di Palazzo Madama. «È carica..» assicura alla vigilia la segretaria e da sempre braccio destro della premier. Vigilia che Meloni ha trascorso tra casa e palazzo a studiare e preparare con i suoi consiglieri le risposte alla raffica di domande che pioverà dai banchi del centrosinistra. Trump e i rapporti con gli States, le spese militari e il gas americano, bollette e produzione industriale, riforme. Sullo sfondo il vero elefante nella stanza: la guerra a Gaza e il piano choc annunciato da Netanyahu, occuparla a tempo indeterminato.
L’ITALIA E GAZA
Un piano di invasione condannato da buona parte delle cancellerie occidentali. Su cui la premier ancora non si è esposta pubblicamente. Era tentata di farlo ieri, poi ha prevalso la prudenza, aspettando Trump che raccontano sempre più irritato con “Bibi”. Parlerà oggi, sfidata sulla guerra israeliana ad Hamas da Alleanza Verdi e Sinistra. Pronta a dire la sua sul piano di occupazione di Netanyahu che non corrisponde alle aspirazioni e agli sforzi italiani. Affatto.
«Abbiamo sempre la stessa posizione. Noi sosteniamo il progetto egiziano approvato dai Paesi arabi, questo è il progetto nel quale noi ci riconosciamo e che sosteniamo» si smarcava ieri in visita in Croazia il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Dunque l’Italia sostiene il piano del presidente egiziano Al Sisi, che prevede la ricostruzione della Striscia ma senza sfollare la popolazione palestinese. Ed è questa la posizione che terrà Meloni in aula, «la linea in politica estera la danno lei e poi Tajani, gli altri sono bla bla..» spiega chi è vicino alla leader con una frecciata alle continue invasioni di campo leghiste.
Non sarà facile restare in equilibrio. Non intende condannare tout court il premier israeliano Meloni, ma vuole ribadire, questo sì, che la popolazione civile palestinese non può più pagare un prezzo così alto. Soprattutto perché il rischio concreto — è il ragionamento condiviso con i consiglieri nelle ultime ore — è di riavvicinare la gente di Gaza ad Hamas, proprio ora che il gruppo terroristico inizia a vedere il terreno disfarsi sotto i suoi piedi. E del resto, un altro punto su cui la premier batterà in aula, l’Italia si è spesa fin dall’inizio per aiutare i civili nell’inferno della guerra, a partire dall’iniziativa umanitaria tutt’ora attiva “Food for Gaza”. Sarà un passaggio clou, insomma, peraltro non previsto alla vigilia.
Sono tante le domande con cui le opposizioni, a più di un anno dall’ultimo premier time, incalzeranno la leader di Fratelli d’Italia. Sempre Avs insisterà su Trump, gli impegni «da 40 miliardi» di euro alla Casa Bianca, «uno svilente atteggiamento di sudditanza». «Siamo leali ma mai subalterni» la replica pronta di Meloni ed è facile che voglia infilare il dito nelle «ipocrisie della sinistra» che si professa atlantista e chiede di rompere i rapporti con la Casa Bianca trumpiana. Carlo Calenda chiederà conto delle spese Nato, il Partito democratico — assisterà a distanza Elly Schlein — del caro bollette e la promessa fatta al Tycoon di aumentare gli acquisti di Gnl.
Terreno scivoloso, l’economia, e qui saranno i Cinque Stelle a cercare un inciampo della presidente del Consiglio con una domanda sul caro-vita. «Quella di Meloni sui dati economici è una tecnica comunicativa ben precisa, si mente sapendo di mentire» affondava ancora ieri Giuseppe Conte. Facile aspettarsi, in replica, il contro-affondo di Meloni sul «disastro del Superbonus» grillino e via con le cifre già sciorinate il primo maggio: un milione di posti di lavoro in due anni e mezzo, il record di occupazione e occupazione femminile.
LO SHOWDOWN
Mentre i riflettori del mondo saranno puntati su San Pietro, nel giorno del Conclave, per qualche ora il “ring” del Senato sarà il centro gravitazionale della politica italiana. Si preannuncia incandescente lo scontro con Matteo Renzi. Il menù ufficiale prevede un’interrogazione sulle riforme: premierato, giustizia, autonomia, vedranno davvero la luce? Ma Renzi non è tipo da copione e prepara un fuoriprogramma sulle “spese personali” della leader, a partire dalla casa acquistata all’Eur.
Difficile che Meloni resista alla tentazione di chiedere al senatore di Rignano le sue spese, i perché e i per come dei finanziamenti sauditi. Insomma show assicurato. Farà quadrato, va da sé, la maggioranza. Forza Italia e Lega serviranno alla premier un assist sull’economia. Fratelli d’Italia alzerà la palla sull’immigrazione. Meloni vorrà schiacciarla ricordando la lotta ai trafficanti, il piano albanese che inizia ora a dare i primi risultati, gli sbarchi crollati. Chiusa la tregua vaticana la politica torna a duellare. Tutto pronto per la resa dei conti in aula. «Giorgia è carica».
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