Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics l’ipotesi di schierarsi fuori dall’alleanza. Rebus candidato nel centrodestra
Politics

l’ipotesi di schierarsi fuori dall’alleanza. Rebus candidato nel centrodestra


È la domanda che ricorre più spesso da quando anche l’ultimo tentativo di varare il terzo mandato per i governatori è tramontato: e ora, Luca Zaia che cosa farà? L’impossibilità, per il Doge, di correre ancora per la guida di Palazzo Baldi, riporta in auge antichi ragionamenti. Tra cui quello che il governatore uscente presenti una propria lista alle prossime elezioni regionali. Non un’ipotesi del terzo tipo, ma una delle possibilità allo studio, spiegano i più vicini al presidente, «per non disperdere il patrimonio di consenso coltivato in questi anni». Nessuna assicurazione, almeno per il momento, invece, che questa lista sia organica al centrodestra: servirà prima la costruzione di un programma condiviso e il dialogo che, lamenta qualcuno «recentemente è mancato». Di certo, l’eventuale corsa in solitaria di una lista targata Luca Zaia darebbe più di qualche preoccupazione al centrodestra. A parlare sono i numeri delle elezioni del 2020. Quando la lista “Zaia presidente” incassò il 44,5%, più del doppio delle Lega (16,8%). Per questo — indipendentemente dal terzo mandato — il Doge è destinato a essere una delle parti in causa al tavolo delle trattative. Che, ipotizzano fonti del centrodestra, potrebbero ripartire già dalla prossima settimana, magari con un confronto tra i leader: l’input in sostanza, dovrà partire da Roma. Ma — è questo il ragionamento — non ci si potrà limitare a soluzioni “di palazzo”.

IL RETROSCENA

Ad aver generato malumori nella base leghista favorevole al terzo mandato è stato certo l’atteggiamento di Forza Italia, con il tentativo di alzare la posta in gioco, chiedendo un’apertura prima sull’Irpef e poi sullo ius scholae: la “strategia Raiola”, come l’ha ribattezzata ironicamente qualche leghista, facendo riferimento al procuratore sportivo, Mino Raiola, noto per le sue tattiche negoziali. Già prima che il voto in commissione affossasse l’emendamento che voleva concedere il tris ai governatori, c’era chi metteva all’erta sulle incognite di una chiusura troppo netta, e del peso che Zaia avrebbe potuto esercitare sulla giunta. Ma c’è poi tutta una questione interna al Carroccio, legata — secondo alcuni — allo scarso impegno che il segretario Matteo Salvini avrebbe profuso nel difendere la causa di Zaia. A tal punto da poter innescare, ora, una sorta di redde rationem dentro lo stesso partito. Nonostante quello di Alberto Stefani continui a essere l’unico nome avanzato per la corsa a governatore del Veneto, dalle parti del Doge, sempre con più chiarezza, si continua a richiedere un percorso nel segno della «continuità», che non cancelli con un colpo di spugna l’esperienza portata avanti in Regione. Prima ancora che l’accordo su un nome, all’interno della Lega, il confronto dovrà essere quindi sul metodo, e sul ruolo che Zaia potrà comunque esercitare.

IL RISIKO

In questo gioco di incastri, bisognerà tenere conto anche del peso di Fratelli d’Italia che, nonostante le aperture sul terzo mandato, ha più volte rivendicato i mutati equilibri sul territorio: 37 per cento alle ultime elezioni europee, sopra di 24 punti percentuali sulla Lega. Alcuni si dicono certi che alla fine prevarrà la linea del quieto vivere tra alleati: quindi Veneto in mano di nuovo alla Lega, con un maggiore peso del partito della premier nella scelta del candidato per la Lombardia, al voto nel 2028 (ammesso che Salvini, lumbard, preferisca cedere questa Regione, e che Fdi possa accettare di “raccogliere” i frutti del compromesso tra tre anni, quando sarà cambiata anche la compagine governativa centrale). Ma c’è pure chi, dalle parti di via della Scrofa, sottolinea che il tentativo naufragato sul terzo mandato cambi le carte in tavola e richieda una nuova riflessione. Insomma: perché tanto rumore per poi tornare al punto di partenza? I nodi da sciogliere, soprattutto sui nomi sono parecchi, e non è detto che a una quadra si arrivi a breve. Molto probabilmente si andrà alle urne il prossimo 16 novembre, quindi per le liste di candidati ci sarà tempo fino a metà ottobre. Ma in vista di una tornata di elezioni regionali impegnativa, con l’unica certezza rappresentata dal Veneto, forse bisognerà trovare la quadra prima. Tutte le strade, anche per il Veneto, portano prima a Roma.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version