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«Sono felice di essere qui con voi, anche se online». Volodymyr Zelensky parla di fronte a una sala gremita di imprenditori e politici, ospiti del Forum Ambrosetti. Alcuni di loro c’erano anche l’anno scorso, quando il leader ucraino in persona a Cernobbio, era intervenuto un a margine di un bilaterale con la premier: al centro – allora — lo sblocco del nono pacchetto di aiuti, il nodo dei sistemi di difesa da concedere, a partire dalla fornitura di Samp-T, e poi l’annuncio di un piano per la pace, nelle intenzioni del presidente ucraino, da sottoporre a Joe Biden e Kamala Harris. Tanto è cambiato nel giro di un anno, a partire dall’inquilino della Casa Bianca, ma il raggiungimento di una pace giusta continua a essere la stella polare per Kiev e Bruxelles. Da affiancare, però, a precise garanzie di sicurezza per il futuro dell’Ucraina.
Il discorso e il nodo delle garanzie
Fa riferimento a un “sistema di sicurezza comune” Zelensky, reduce dalla riunione dei Volenterosi di Parigi.
Un «evento molto riuscito» lo definisce, tirando in ballo il numero magico uscito dal vertice francese di giovedì: «Ventisei paesi sono pronti a garantire un supporto reale alla sicurezza. E a farlo «in terra, in aria e in mare». Su un punto però, il presidente ucraino fa un passo in avanti: «È importante che le garanzie di sicurezza promesse a Kiev dai Paesi della coalizione dei volenterosi scattino subito, «senza attendere la fine dei combattimenti».
Il riferimento sottotraccia, secondo alcuni, — più che all’ipotesi di garanzie collettive simil articolo 5 della Nato — o all’intervento sul campo di forze di garanzia — è a tutte quelle iniziative in grado di rafforzare l’esercito di Kiev. Lo dice lo stesso presidente ucraino: «La garanzia di sicurezza più forte è quella dell’Ucraina: l’esercito ucraino è un esercito grande, 800 mila persone, a oggi è il più forte in Europa e ovviamente questo è una garanzia di sicurezza per l’Ucraina e per tutta l’Europa».
E ancora per questo, forse, ringraziando Washington per il supporto, Zelensky torna a ribadire il bisogno di Patriot, sistemi missilistici terra-aria (Sam) sviluppati dagli Stati Uniti e utilizzati per la difesa tattica: «Se avremo abbastanza sistemi per abbattere i missili e i droni russi, compresi quelli iraniani, la Russia avrà meno possibilità di continuare a combattere».
Qualcosa già si muove, oltre alla collaborazione con gli alleati per ottenere sistemi di difesa aerea e jet da combattimento moderni per limitare la capacità di attacco della Russia, Zelensky dà conto dell’impianto congiunto in Danimarca, parte di una strategia per «costruire insieme delle armi per modernizzare la produzione in Europa»
Le tutele economiche e politiche
Non solo supporto militare. Tra le garanzie di sicurezza il presidente ucraino inserisce anche l’adesione all’Ue e la ricostruzione dell’Ucraina, intesi come elementi di sicurezza — spicca l’iniziativa italiana per la ricostruzione dell’Ucraina svoltasi a luglio — e poi le garanzie economiche: «La seconda cosa che può cambiare la situazione sono le tariffe o le sanzioni contro l’aggressione russa. Anche questo è il nostro sostegno, e ieri abbiamo parlato con il Presidente, con Trump, con i leader di tutti i Paesi del G7 e con tutti i partecipanti, tutti i 35 partecipanti. Dobbiamo farlo. Credo che queste siano cose importanti».
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