La coperta della Manovra è corta. Ma nel centrodestra c’è chi prova ad allungarla, tra una trapunta e l’altra inserita negli emendamenti “segnalati” presentati dai partiti della coalizione. Il gong è suonato ieri sera. Spetterà oggi alla premier Giorgia Meloni, in un nuovo vertice a Palazzo Chigi insieme a Giancarlo Giorgetti, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, trovare una sintesi politica. La lista dei “desiderata” dei partiti si è assottigliata.
IL BLITZ
I cavalli di battaglia però restano. Come la rottamazione fiscale che Salvini chiederà di allargare alle cartelle di accertamento. È scritto nero su bianco in un emendamento leghista che ha passato il primo vaglio al Senato e costa alle casse dello Stato 365 milioni di euro. Mentre Forza Italia chiede di fare marcia indietro sulla tassa agli affitti brevi e la stretta sui crediti fiscali, Fratelli d’Italia spinge per un fondo previdenziale per i nuovi nati e Noi Moderati sulle detrazioni per i libri scolastici. Vaste programme. Urge trovare oggi il bandolo della matassa, nella riunione di vertice. Sul cui tavolo atterrerà una richiesta leghista destinata a far parlare di sé nelle prossime ore: un nuovo taglio del canone Rai, da 90 a 70 euro. L’emendamento, che Il Messaggero può anticipare, è stato limato ieri sera ma l’interlocuzione procede da giorni nelle retrovie fra i colonnelli del partito in Senato, a cominciare dal capogruppo Massimiliano Romeo, e lo stesso Salvini. Un vero e proprio blitz: i leghisti hanno infatti inserito in una proposta sulle tv locali la decurtazione del canone per tutto il 2026. Costo, come gli altri anni: 430 milioni di euro. Facile che si trasformi in uno dei piatti forti della riunione. Anche perché Forza Italia è notoriamente contraria. In passato Tajani non ha mancato di farsi sentire chiedendo di dirottare quei fondi su battaglie a suo dire più urgenti, dalla Sanità alle pensioni minime. E del resto difficilmente il taglio del canone della tv pubblica può far contenta la famiglia Berlusconi, perché costringe la Rai ad aumentare la raccolta pubblicitaria a discapito di Mediaset, sua principale concorrente. L’anno scorso divenne un vero caso politico: Forza Italia montò le barricate e finì per votare con le opposizioni contro la sforbiciata, che infatti per il 2025 è saltata. Ora rispunta fuori. Salvini è convinto della popolarità della misura e intende cavalcarla per lanciare un segnale ai suoi elettori, in piena campagna elettorale per le Regionali. Spetterà a Meloni e al titolare dei conti Giorgetti, ancora una volta, mediare e spiegare i margini di intervento. Stretti, per una Manovra da 18,7 miliardi che fa del rigore dei conti la sua cifra, mentre l’Italia si avvia ad uscire dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo dell’Unione europea. Al tavolo di maggioranza i partiti si presentano in parte con i conti fatti. Ovvero proposte per trovare coperture finanziarie alle rispettive “bandierine”.
CACCIA AI FONDI
Come si può fare cassa? Per la Lega la via maestra passa ancora una volta dalle banche, con la proposta di aumentare ulteriormente l’Irap sugli istituti. Non solo. I leghisti chiedono di aumentare le tasse sulla rivalutazione dell’oro e qui l’obiettivo dei tecnici che hanno lavorato al dossier è rastrellare fino a due miliardi di euro. Mentre il partito della premier rilancia la tassa sui pacchi extra Ue, una mossa che risponde a una direttiva europea e rischia di penalizzare le grandi piattaforme di e-commerce cinesi leader del mercato. Tra i segnalati di FdI c’è anche l’emendamento, anticipato dal Messaggero, che chiarisce la proprietà dello Stato italiano sulle riserve auree di Bankitalia. Antica battaglia della destra italiana che ora la Lega è pronta a sostenere. Claudio Borghi: «È una mia proposta storica. La appoggerò».
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