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«Il calo del debito va conciliato con gli investimenti»


Guai a concentrarsi su scorciatoie miopi per ridurre il debito. Il focus dei Paesi Ue, per la Bce, deve rimanere la caccia alla crescita, lasciando lontano il rischio stagnazione che può diventare il tallone d’Achille dell’Ue. La presidente Christine Lagarde è stata chiara su questo. «Rimane sempre la preoccupazione», ha esordito nel suo discorso alla Trilateral Commissione, «che un governo miope possa essere tentato di cercare di forzare la mano di una banca centrale affinché finanzi il suo debito, nonostante le lezioni della storia». Nulla di più sbagliato per la presidente che guarda evidentemente agli attacchi di Donald Trump alla Fed. Quello che deve preoccupare l’area euro è la stagnazione, un circolo vizioso di bassa crescita che renderebbe anche poco efficace l’azione della Bce, per la presidente della banca centrale Christine Lagarde. Che di fronte alla crescita diseguale e poco brillante dell’Eurozona, chiede puntualmente ai governi di sfruttare le «nuove regole fiscali Ue» per «investimenti pubblici e riforme strutturali che rafforzano la produttività e la crescita a lungo termine». Si tratta di due elementi in cui l’Europa rischia di restare indietro rispetto a Usa e Cina e sui quali Francoforte batte da tempo per spingere su un miglioramento guardando al medio termine. Come? Usando risorse comuni e attirando il capitale privato necessario.

LA RICETTA
I riflettori, anche quelli del mercato, non sono infatti più sul debito come in passato ma appunto sulla crescita. Le previsioni Ue (che coincideranno con quelle Bce del prossimo mese) vedono una crescita del Pil dell’area dell’1,3% quest’anno e dell’1,2% il prossimo ma con risultati diseguali fra i paesi e Germania e Italia più indietro. Certo il nostro Paese incassa il calo dello spread e il miglioramento del rating Moody’s ma appunto il Pil dovrebbe fermarsi a +0,4% nel 2025 e allo 0,8% nel 2026. Di qui la rotta indicata. «La principale sfida che vedo non è che i governi non rispettino ampiamente le regole fiscali» rileva non a caso la Lagarde che ricorda come «solo sette dei 20 Paesi dell’area dell’euro abbiano scelto la strada» di sfruttare le regole fiscali. Ciò, ha aggiunto, può portare a una situazione definita «stagnazione fiscale», in cui «le misure adottate per consolidare le finanze pubbliche indeboliscono il potenziale di crescita, generando ancora più necessità di consolidamento, in un circolo vizioso». Una situazione nella quale anche il lavoro delle banche centrali viene reso più difficile visto che livelli di persistente bassa produttività abbassa il tasso naturale di interesse. Politica monetaria e politica di bilancio possono andare di pari passo, ricorda, come già avvenuto durante il Covid, stabilizzando l’economia e ponendo le basi per la ripresa. Ma di certo, dice, va respinto chi vuole utilizzare la politica monetaria per abbassare il debito. Sul tavolo c’è il tema dell’«indipendenza della Bce». L’esperienza degli scorsi anni ha insegnato come quando una banca centrale «diventava operativamente indipendente, tanto più bassi e meno volatili erano i risultati in termini di inflazione».


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