La lunga lettera alla sua maggioranza perché lo sostenga. Mancano ancora poche ore per sapere cosa abbia scritto Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria sospeso dalle sue funzioni e agli arresti domiciliari per corruzione e voto di scambio, in quella lettera affidata al fedelissimo assessore Giampedrone che, grazie all’autorizzazione espressa dalla procura, ha potuto incontrarlo nella casa di Ameglia. La missiva verrà letta in consiglio regionale domani prima che l’opposizione (Pd, M5s, Lista Sansa e Linea Condivisa) possa passare a illustrare la mozione di sfiducia depositata qualche giorno fa. La leggerà Alessandro Bozzano, capogruppo della Lista Toti in consiglio regionale.
Giovanni Toti, la mozione di sfiducia e la lettera alla maggioranza
La lettera, per quanto possibile sapere, contiene l’esortazione ad andare avanti con l’interim di Piana per non bloccare alcuno di quei progetti — la diga, lo scolmatore, il tunnel subportuale, per citarne alcuni — che da sempre Toti definisce essenziali all’economia della Liguria e non solo. Poi, dopo aver rivendicato «l’interesse pubblico in ogni mia scelta», Toti si dice «certo che la maggioranza dei liguri comprendano e apprezzino il cammino fatto e i risultati raggiunti dal nostro governo» e ricorda di «essersi messo subito a disposizione dei magistrati per chiarire tutti i contorni della vicenda».
Toti ha poi chiesto a Giampedrone che venga respinta la mozione di sfiducia che verrà presentata dalle opposizioni, mozione che — stando ai numeri presenti in Consiglio regionale — dovrebbe essere neutralizzata: anche considerando eventuali sorprese, i 12 consiglieri dell’opposizione si troverebbero davanti i 18 voti contrari della maggioranza.
Toti, il presidente della Liguria agli arresti domiciliari non si dimette
Una mozione di sfiducia con la quale, scrive Toti nella lettera, le opposizioni tentano una «spallata politica» a quattro giorni dalle Europee. Il documento è lungo, ma Toti non si esime dal ringraziare tutti i leader, locali e nazionali «che hanno espresso senza tentennamenti la propria posizione in mia difesa. Uno su tutti, Matteo Salvini» venuto a Genova a posare il primo cassone della diga foranea. Niente dimissioni dunque ma una rivendicazione politica fatta in punto d’orgoglio quella di Toti, che non risparmia chi ha troppo tiepidamente parlato in sua difesa e una invettiva nei confronti «delle sinistre» che «vogliono tentare un’azione di sfondamento».
Niente dimissioni dunque, tantomeno ora che è costretto ai domiciliari. «Se sceglierà altrimenti lo farà da uomo libero», dicono i suoi sostenitori. Intanto le indagini vanno avanti. Il gip Faggioni oggi ha negato gli arresti domiciliari a Paolo Emilio Signorini, detenuto nel carcere di Genova per corruzione dal 7 maggio nell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il presidente Toti, oltre all’imprenditore Aldo Spinelli.
Anche i pm Federico Manotti e Luca Monteverde avevano dato parere negativo. Signorini si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip e poi aveva chiesto di essere sentito dai pm. Secondo il gip Faggioni le «esigenze cautelari sono immutate» e persiste il rischio di «inquinamento probatorio e il pericolo di reiterazione del reato»
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