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la Cassazione conferma la sua innocenza, ecco perché


Era diventato il simbolo dei dipendenti pubblici assenteisti che timbravano il cartellino e poi se ne andavano dal posto di lavoro, eppure, Alberto Muraglia a lavoro ci andava veramente, solo che di tanto in tanto decideva di andare a timbrare in mutande. Le immagini della guardia di finanza che ritraggono l’uomo in déshabillé mentre striscia il badge hanno fatto il giro del mondo e sono costate all’uomo 86 giorni di arresti domiciliari e un lungo processo per truffa.

La dinamica dell’incidente delle mutande

Sono passati 9 anni dall’inizio di questa bizzarra vicenda, e finalmente il Muraglia può tirare un sospiro di sollievo. La Suprema Corte di Cassazione ha posto la parola fine ai guai giudiziari dell’uomo che ora otterrà un risarcimento da capogiro per tutte le mensilità perdute mentre proseguiva il processo. La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso del Comune contro la sentenza della Corte di Appello civile che aveva già bollato come illegittimo il licenziamento di Muraglia. Essendosi già dimesso non verrà reintegrato.

Il Comune ha dovuto dare tutti gli arretrati all’ex agente di polizia locale, circa 130mila euro. Muraglia ha accolto la decisione della Cassazione con grande soddisfazione. «Obiettivamente lui ha ragione è emerso che la realtà era molto diversa da quella che poteva apparire da quelle foto» ha affermato l’avvocato Alberto Luigi Zoboli all’Adnkronos. Ma la vicenda non sarebbe finita qui.

Adesso infatti Muraglia ha deciso di passare al contrattacco, iniziando un’altra battaglia legale in merito all’ammontare del risarcimento, che secondo i legali non avrebbe contemplato alcune voci, come le somme per le ferie non godute, la rivalutazione e gli interessi. Una cifra considerevole, se si considera che il periodo in cui l’ex vigile non ha percepito lo stipendio è di ben 9 anni.

Perché il vigile in mutande è stato assolto?

Muraglia, con il suo comportamento insolito, non era accusato di aver oltraggiato il pudore pubblico, ma di aver truffato lo Stato. Durante il processo è stato però scoperto che l’uomo, dopo aver timbrato in mutande, a lavoro ci andava veramente. Secondo quanto affermato dallo stesso Muraglia, il motivo per cui aveva deciso di timbrare in mutande era che, svolgendo una seconda mansione come custode di un mercato, si svegliava alle 5:30 del mattino per aprirne i cancelli, per poi andare al suo primo lavoro. Essendo in ritardo aveva deciso di andare a timbrare in intimo per poi indossare la divisa. Inoltre, dato l’orario, e il fatto che casa e ufficio si trovavano nello stesso edificio, nessuno lo aveva mai visto andarsene in giro vestito in quel modo.

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