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in bilico 3 miliardi per la digitalizzazione


La burocrazia ministeriale rischia di tenere in scacco i piccoli comuni con meno di 5mila abitanti, bloccando le opere del Pnrr. Ci sarebbero oltre 3 miliardi per la digitalizzazione dei centri minori anticipati, spesi e rendicontati dagli enti locali, ma senza ancora l’85% dei rimborsi da parte dello Stato. A lanciare l’allarme a Il Messaggero è l’Uncem, l’Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani. Oltre 3mila cittadine, molte nel Centro Italia, tra Umbria, Toscana, Abruzzo e Lazio, rischierebbero così forti contraccolpi finanziari. O addirittura la “banca rotta”.

In ballo c’è la Missione numero 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quella per digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo. E in particolare il piano per trasformare l’apparato comunale dei piccoli centri, entro il 2026, con il cloud, una protezione migliore in termini di cybersicurezza e infrastrutture digitali più semplici. Così da ridurre le cosiddette “scartoffie”, mettere al sicuro i dati e offrire servizi efficienti ai cittadini. «I funzionari comunali – spiega Marco Bussone, presidente di Uncem — hanno caricato quasi tutte le fatture sulla piattaforma Regis del ministero dell’Economia: serve infatti una convalida della spesa comunale da parte del ministero dell’Interno per poi avere i riaccrediti dal Mef sui conti correnti degli enti locali. Ma i rimborsi arrivano con molta lentezza e i nostri comuni senza quelle risorse rischiano il default, non riuscendo a procedere con gli stati di avanzamento dei lavori».

A segnalare qualche difficoltà della burocrazia sul Pnrr, recentemente, è stato anche l’Oice, l’associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria. Secondo l’ultimo report dell’ente, nel secondo trimestre di quest’anno i bandi del Piano di resilienza sono stati 202, per oltre 92 milioni spesi. Si tratta dell’8,5% in meno rispetto al primo trimestre e dell’86,6% in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa. I bandi erano pari al 47,9% del totale del mercato nel primo trimestre, ora sono il 16,1%, ma mantengono comunque una quota significativa sul complessivo delle gare. Fra le amministrazioni più attive ci sono proprio i Comuni, con il 54,4% dei bandi emessi. Ma pesano i ritardi nei pagamenti da parte dello Stato, che impiegano anche otto mesi o un anno per arrivare agli enti locali.

LA PROPOSTA

Il governo, per evitare troppe lungaggini, nell’ultimo decreto Pnrr ha previsto in diversi casi anticipi del 30% ai soggetti attuatori delle opere del Piano.

Anticipi che, però, non riguardano oppure non bastano a molti piccoli comuni. Agnese Benedetti è la sindaca di Vallo del Nera, 430 abitanti nella provincia di Perugia. «Rendiconti presentati 7 o 8 mesi fa – racconta — non hanno avuto ancora risposta: non possiamo far fronte a tanti anticipi di denaro a fornitori e aziende per mesi ed è successo che ai numeri telefonici forniti dai ministeri non rispondesse mai nessuno». Raffaella Mariani, sindaca di San Romano in Garfagnana, 1300 abitanti in provincia di Lucca, si trova a gestire una situazione simile. «Abbiamo terminato tutti i progetti per la digitalizzazione – spiega — e 3 su 6 sono stati ripagati dallo Stato per 30mila euro, ma gli altri pesano 141mila euro: il processo di verifica è lento e la cifra per noi è pesante da sostenere». «Il problema – aggiunge Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda (meno di mille anime in provincia di Rieti) – è che spesso siamo anche privi di personale adeguato e abbiamo difficoltà a mantenere costantemente aggiornato il registro delle rendicontazioni. Dobbiamo affidarci a società di consulenza che costano e lo Stato non ci aiuta». «Si scarica sulle piccole realtà, e in particolare le aree interne, già in difficoltà — conclude — il successo o meno del Pnrr: un’operazione pericolosa».

Per risolvere la criticità l’Uncem propone di andare oltre gli anticipi del 30% della quota di progetto e coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti. Questa farebbe da scudo finanziario ai piccoli comuni, con rimborsi più celeri, sfruttando la sua capacità di spesa. «Cdp — chiosa Bussone — ha la forza per affrontare situazioni finanziarie difficili che i piccoli Comuni non hanno: chiediamo un intervento al governo in tal senso».

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