A fine giornata esulta, Antonio Tajani, per quello che per la Farnesina è un «successo straordinario da non sottovalutare». Perché per la prima volta dal 7 ottobre e dall’intensificarsi della crisi in Medio Oriente, ieri si sono riuniti rappresentanti di Israele, Libano e Autorità nazionale palestinese. E l’incontro – seppur in sessioni e in momenti separati – è andato in scena al G7 Sviluppo di Pescara, con la regia del ministro degli Esteri.
È da qui che Tajani lancia la proposta di Roma: quella di una «conferenza per la ricostruzione» della striscia di Gaza, delle zone distrutte entro i confini di Beirut e dei territori del nord di Israele martoriati dal conflitto, sul modello di quanto si sta facendo per l’Ucraina. Un modo per introdurre nel dibattito il tema del dopo, di quella pace che «ancora non è vicina» – sottolinea il vicepremier – ma di cui l’Italia vuole farsi «portatrice» e lavora «per accelerare i tempi». E dopo l’uccisione del capo di Hamas Yahya Sinwar, dice il titolare della Farnesina, «sono un po’ più ottimista».
Intanto il governo italiano intende continuare con il sostegno finanziario e umanitario. La tre giorni si è infatti aperta con l’annuncio di nuovi sostegni da parte di Roma alle popolazioni colpite dalla guerra, per un totale di 25 milioni di euro. «Dieci per le popolazioni del Libano, dieci di aiuto umanitario a Gaza e un sostegno di cinque milioni per il piano dell’Anp per la pianificazione della ricostruzione della Striscia di Gaza», elenca Tajani, appena rietrato dal viaggio tra Tel Aviv e Ramallah in cui ha incontrato i primi ministri Benjamin Netanyahu e Mohammad Mustafa.
IL DIALOGO
Si è speso in prima persona, il ministro degli Esteri, affinché al summit fossero presenti rappresentanti di tutti e tre i Paesi coinvolti. E così è stato: al vertice di Pescara, avviato proprio con un focus sulla crisi in corso in Medio Oriente, c’erano infatti il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib, l’ambasciatrice di Israele alla Fao Orli Gil e il ministro dell’Economia dell’Autorità nazionale palestinese Mohammad al-Amour. «Li abbiamo voluti riunire con il G7 perché siamo convinti che solo attraverso il dialogo sia possibile percorrere il sentiero della pace», spiega il vicepremier.
Oggi si prosegue con un focus su Africa, Piano Mattei e sicurezza alimentare, con rappresentanti dell’Unione africana. Con i quali si discuterà anche del nodo della filiera del caffè, alle prese con una produzione in forte calo per la crisi climatica e prezzi che di conseguenza si impennano.
Al summit Giorgia Meloni si è fatta sentire con un videomessaggio, nel quale ha sottolineato la necessità di affiancare al «binario politico» degli sforzi per il cessate il fuoco anche un «binario parallelo umanitario». Un capitolo che la premier ha approfondito ieri in un colloquio telefonico con il presidente turco Erdogan. Nel colloqui (in cui la premier ha invitato il leader turco a Roma) è emerso «il comune impegno a promuovere un cessate il fuoco a Gaza e in Libano», fanno sapere da Palazzo Chigi. Ribadito pure – oltre al «diritto di Israele di difendersi» e alla «necessità di accrescere l’assistenza umanitaria ai civili» – anche «il ruolo cruciale di Unifil», e la necessità che la «sicurezza della missione venga garantita in ogni momento».
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