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Eurozona, segnali di ripresa nonostante i dazi americani


Nell’Eurozona cresce l’attività economica nonostante l’offensiva protezionistica di Trump. Così emerge dagli indici pmi di agosto. L’indice pmi composito dell’Eurozona ha registrato questo mese un valore di 51,1 punti secondo la stima flash pubblicata da S&P Global, in aumento rispetto ai 50,9 punti di luglio. Un risultato superiore alle attese: il mercato aveva scommesso su un rallentamento a 50,7 punti.

L’indice pmi manifatturiero, balzato a 50,5 punti dai precedenti 49,8 punti, risultando superiore ai 49,5 punti attesi dagli analisti, ha fatto da traino. L’asticella si è portata così sopra la soglia critica dei 50 punti che separa la contrazione dall’espansione. Al contrario il pmi dei servizi ha fatto un passo indietro scendendo a 50,7 punti, dai 51 punti di luglio. Il valore resta superiore a quello registrato a giugno, quando il pmi dei servizi si era fermato a 50,5 punti. L’indice pmi manifatturiero dell’Eurozona ha toccato così questo mese il massimo degli ultimi due anni.

Determinante il contributo della Germania, dove il pmi manifatturiero è salito ad agosto a 49,9 punti dai 49,1 di luglio. Berlino sconta però un peggioramento del pmi servizi a 50,1 punti (erano 50,6 a luglio). Rimane cauta la Bundesbank, secondo cui in Germania la ripresa economica, che all’inizio dell’anno sembrava possibile, si è arrestata nel secondo trimestre, mentre nel periodo luglio-settembre la produzione potrebbe ristagnare.

In Francia, invece, il pmi manifatturiero è aumentato a 49,9 punti (48,2 a luglio) e il pmi servizi è migliorato a 49,7 punti (48,5 a luglio). La Francia, che a giugno e luglio aveva trascinato i numeri al ribasso, sta mostrando segni di stabilizzazione. «Arrivano segnali di ripresa dal manifatturiero e dai servizi e, in generale, abbiamo notato una lieve accelerazione della crescita durante gli ultimi tre mesi», ha evidenziato Cyrus de la Rubia, chief economist della Hamburg Commercial Bank. Nonostante le avversità provocate dai dazi statunitensi e dalla generale incertezza, ha aggiunto l’analista, le aziende dell’Eurozona appaiono in salute. «Il mercato della moneta unica potrebbe avere un ruolo positivo poiché la maggior parte dei ricavi provenienti dall’export e dal turismo sono generati all’interno dell’Unione europea», ha proseguito l’esperto.

Questo non significa che la politica tariffaria statunitense non stia lasciando un segno, come testimonia la seconda diminuzione mensile degli ordini provenienti dall’estero nel manifatturiero. «La Germania sembrava andare bene – chiarisce Cyrus de la Rubia – ma adesso sta anch’essa notando diminuzioni degli ordini. La Francia è venuta fuori dalla profonda contrazione della domanda estera negli ultimi mesi, tuttavia gli ordini in arrivo sono ancora in diminuzione».

Dall’altra parte dell’Atlantico, intanto, il pmi manifatturiero Usa ad agosto ha raggiunto i 53,3 punti, dai 49,8 punti del mese precedente.


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