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il video del 2019 mostra la barca che torna in posizione


La chiglia mobili abbassata avrebbe potuto salvare gli ospiti del Bayesian? È quanto si domandano nella procura di Termini Imerese che sta indagando sull’incidente del veliero di lusso affondando di fronte al porto di Porticello (Palermo) lunedì all’alba. Ieri sono stati recuperati quattro corpi, oggi è stato rinvenuto anche il corpo di Mike Lynch mentre i sub sono ancora al lavoro nella ricerca della figlia del magnate britannico. 

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Bayesian, la chiglia sollevata

La chiglia, che si estende come una deriva gigante sotto la barca e funge da contrappeso all’alto albero, non era completamente abbassata nonostante le previsioni meteo avverse fossero state fornite ore prima. Molti esperti hanno dichiarato come sia abbastanza usuale che la chiglia non sia completamente abbassata quando una nave è all’ancora. Diverso il discorso quando è previsto l’arrivo di una tempesta. Il capitano del Bayesian, interrogato per oltre due ore ieri, ha dichiarato di «esser stato colto di sorpresa dalla tromba marina» che ha colpito e ribaltato lo yacht. 

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Il video del 2019

Molti i dubbi legati a come uno yacht da 30 milioni di dollari dotato di tecnologia avanzata si sia ribaltato e sia affondato in così pochi secondi. Un precedente mostra come un veliero delle stesse dimensioni, alle prese con una burrasca, abbia reagito non riportando le conseguenze del Bayesian. Il video, datato 2019 e girato ad Auckland, in Nuova Zelanda, evidenzia come l’imbarcazione si sia comportata alle prese con venti fortissimi. Le riprese delle telecamere di sorveglianza mostrano un tornado che spinge su un lato superyacht con un albero delle dimensioni simile a quello del Bayesian. Ma anziché capovolgersi, l’albero torna rapidamente in posizione verticale. Per questo motivo aumentano gli interrogativi su come una nave così robusta, che in precedenza aveva navigato in Antartide ed era stata descritta come «indistruttibile», sia potuta affondare.

Le misure di sicurezza

«Forse un errore umano, che potrebbe rivelare un’impreparazione di fronte all’arrivo di quella perturbazione. Ma bastavano quindici minuti per mettere in pratica tutte le misure di sicurezza che avrebbero aiutato a salvarsi». L’analisi sulle possibili cause della tragedia in mare a Porticello arriva da un esperto del settore, un ingegnere della Italian Sea Group, la società proprietaria di Perini Navi, il gruppo viareggino di cantieri che nel 2008 varò il veliero Bayesian affondato due giorni fa. Secondo l’esperto, che da anni lavora nel settore e che parla a titolo personale e preferisce rimanere anonimo, sarebbero diversi gli errori che potrebbero essere stati commessi: dalle mancate chiusure dello scafo ai motori spenti, fino alle persone presenti ancora in cabina. «Tra i protocolli di sicurezza basilari — spiega l’ingegnere — c’è quello di avere sempre una persona di guardia in plancia che controlla gli avvisi di burrasca, anche con la barca ferma in rada». E poi «andavano sicuramente chiuse tutte le aperture dei portelloni a scafo: se in determinate condizioni questo non avviene possono scaturire una serie di eventi rapidi e successivi che fanno perdere la stabilità e la galleggiabilità». In generale, secondo l’esperto, dalle informazioni che si hanno finora si nota «una certa impreparazione della barca all’evento atmosferico che l’ha coinvolta. Eppure era noto: c’era un’allerta in tutta la zona Sud, dalle mappe meteo si vedeva un fronte freddo arrivare da nord ovest. A mezzanotte l’evento avverso era al largo di Napoli, poi è arrivato velocemente a Palermo. C’era il tempo per prepararsi». Resta quindi fondamentale stabilire se si sia sta messo in campo tutto il protocollo da attivare in questi casi. «All’arrivo della perturbazione si chiudono tutte le aperture a scafo e tutte le persone a bordo che si trovano in cabina vanno mandate in salone. Infine con i motori accesi ci si prepara a ricevere il vento in prua», spiega l’ingegnere, che conta i tempi. «Un portellone a scafo si può chiudere tra i trenta e i sessanta secondi, per mettere in moto il veliero ci vuole un altro minuto e, considerando, la preparazione delle persone che vanno allertate e richiamate dalla cabina, in tutto servono quindici minuti. Con la tromba d’aria in arrivo, c’era tutto il tempo per salvarsi attivando tutte le misure di sicurezza». Quanto successo — prosegue — stupisce ancora di più considerando che di fianco al Bayesian c’era uno yatch di 35 metri che ha adottato tutte queste misure e infatti non è successo nulla. Il colpo di vento è stato intenso e di brevissima durata, ma non era una tromba d’aria come è stata quella di Formentera una settimana fa o come quella di due anni fa partita dalla Corsica e arrivata fino a Marina di Carrara».

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