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«Il meglio deve ancora venire». E ora Mattia può diventare fondamentale anche per l’Italia


C’è solo un capitano. Ormai non c’è alcun dubbio: Zaccagni è la freccia più appuntita della Lazio, ma anche una delle punte di diamante del nostro campionato. Beato Sarri, beato anche Gattuso in vista dei playoff azzurri di marzo contro l’Irlanda del Nord. Gol decisivo contro il Milan, il primo contro una big, il quarto quest’anno. La media realizzativa è migliore della stagione 2022/23, quella dei record e del secondo posto di Mau. Mattia non è solo il capocannoniere biancoceleste, ma ormai un autentico amuleto. Le sue quattro reti corrispondono infatti a quattro vittorie (Verona, Genoa, Cagliari e Milan), ma le statistiche vanno ben oltre, sfiorano il divino. La Lazio ha sempre vinto, quando Zaccagni ha segnato nell’ultimo anno e mezzo: anche i 10 timbri della scorsa stagione sono valsi 10 successi, quindi sono 14 le partite di seguito. In terra e in cielo, ormai Mattia sfoggia un repertorio ampio. Seconda scapocciata della sua carriera (era successo a Empoli, ancora su assist di Tavares), splendida la torsione che ha beffato Maignan e regalato ai biancocelesti i quarti di Coppa Italia contro il Bologna a febbraio: «Una serata speciale, da celebrare. Avanti in Coppa. E il meglio deve ancora venire», la dedica del giorno dopo dell’esterno. «Provando in mattinata ho detto: “Mi sembra si stia alzando il livello di pericolosità sulle palle ferme”. Però l’ultima cosa che mi aspettavo è che poi facesse gol di testa Zaccagni. Ma va bene così», la risata sorniona di Mau. Già, ci voleva la testa per non farsi prendere dal nervosismo, dopo i veleni di San Siro. Quella testa è stata del 30enne emiliano, che l’ha indicata anche esultando e correndo sotto la Curva Nord.

LEADER TECNICO E CAPITANO

L’unico gol in Coppa Italia, Zaccagni l’aveva siglato nei quarti contro la Roma, in quell’occasione dal dischetto. Due anni dopo la frustata di Mattia vale quanto quel rigore d’oro. Deviazione da nove, con il dieci sulle spalle ereditato da Luis Alberto. Già, i tifosi rimpiangono ancora il Mago, giovedì sera avevano gli occhi lucidi per il ritorno di Milinkovic (era nella Capitale da giorni, ma non è passato per i saluti a Formello), ma ora è Zaccagni la quota di qualità della Lazio e bisogna tenerselo stretto: «È un anno difficile, ma siamo compatti. Sappiamo come lavorare, il mister ci indicherà la strada e dobbiamo seguirlo». Sarri applaude l’esterno: «Sicuramente Mattia è un leader tecnico. Da come l’ho ritrovato, mi sembra sia ancora in evoluzione e che stia prendendo le caratteristiche anche di leader emotivo». E pensare che in estate era in discussione il suo ruolo di capitano.

CATALDI PROVA PER BOLOGNA

Al suo ritorno a Formello, infatti, Mau aveva fatto i complimenti a Mattia per i gradi ereditati da Immobile, salvo poi fare un passo indietro durante la conferenza stampa di presentazione a fine ritiro: «Io, a differenza di altri allenatori, non do troppa importanza a quella fascia. Mattia può tenerla, se lo vuole lo spogliatoio». Sarri aveva fiutato che dentro la questione capitano si annidavano vecchie scorie da debellare subito. Proprio l’assegnazione di quella leadership aveva infatti creato tensioni un anno fa ad Auronzo. Il Comandante ha rimesso pubblicamente la decisione alla squadra proprio per far rientrare eventuali motivi di frizione, che riguardavano anche la gestione di premi, vacanze e altre questioni dell’anno scorso. «Tutto e tutti per la Lazio», è il motto riportato da Sarri nel primo discorso a Formello. Il nodo della fascia andava sciolto, Zaccagni è rimasto capitano col tacito benestare dello spogliatoio. Cataldi è fiero e contento di essere il vice e ora, se avrà l’ok dai prossimi esami al polpaccio, potrebbe addirittura rientrare fra i convocati per il Bologna, la seconda gara (dopo il Milan) più importante dell’anno.


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