Commenti e retroscena del panorama politico
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Un allarme condiviso: quello sullo strapotere delle Big Tech. A riportare la questione al centro del dibattito è stato il convegno di oggi nella sala Koch di Palazzo Madama, promosso dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, insieme alla Fondazione Italia Protagonista: “Lo strapotere delle Big Tech. Editori responsabili e giganti sregolati”, con la partecipazione del giornalista Giuseppe Brindisi, di Gina Nieri (Mediaset), del senatore Alberto Barachini e del presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti. Ad aprire i lavori, la voce registrata di Marina Berlusconi: «C’è un rumore di fondo che attraversa il nostro tempo: guerre, radicalismi, intolleranze, manipolazione digitale… Dentro quel rumore la libertà e la democrazia sembrano isolate, ma restano le uniche che vale la pena continuare ad ascoltare».
Da qui, il passaggio ai rischi e alle opportunità della rivoluzione tecnologica, fino alla chiusura dal tono quasi provocatorio: «E se nell’era del “muoviti veloce e rompi tutto”, il motto di Zuckerberg, ci trovassimo a riscoprire la forza lenta, ma costruttiva dei cari vecchi libri? I libri oggi assumono la funzione di anticorpi contro l’assottigliamento del pensiero imposto dallo smartphone». Parole accolte dalla sala – gremita di gente da editori a semplici curiosi – da un lungo applauso e poi è entrata nel vivo del tema.
Gasparri ha richiamato l’attenzione sul tema fiscale: «La ricchezza si sposta nel digitale, ma a sostenere il fisco è ancora il mondo analogico. I big tech versano circa l’1% di imposte. Con quali risorse costruiremo scuole e ospedali? L’innovazione può essere modernissima, ma non per questo equa. Per questo considero importante l’intervento di Marina Berlusconi, che ha rilanciato il dibattito sul ruolo e sulle responsabilità delle piattaforme». Poi lo sguardo alla necessità di un aggiornamento normativo: «Nel 2004, con la legge Gasparri, introducemmo il Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic), che già comprendeva internet, stampa, tv, cinema, pubblicità.
All’epoca fummo accusati di aver creato il Sic per favorire Berlusconi. Oggi siamo nell’era in cui chiunque accede a qualunque contenuto dal proprio smartphone: avevamo costruito una normativa innovativa, ma oggi servirebbe un passo ulteriore. Una normativa capace di andare oltre la dimensione nazionale. Perché il tema dei giganti del web riguarda la democrazia globale. E per questo — aggiunge- servirebbe una legge internazionale.
Sul tavolo dei relatori, proprio davanti a Gasparri erano presenti tre libri pubblicati dalla Silvio Berlusconi Editore: La società tecnologica di Jacques Ellul, Careless People di Sarah Wynn-Williams e La repubblica tecnologica di Alexander C. Karp e Nicholas W. Zamiska. Testi che hanno orientato il dibattito dell’evento anche verso esempi concreti del rapporto tra politica e Big Tech. Marina Berlusconi ha citato, tra gli altri, il cosiddetto “progetto Alamo”, con cui Facebook nel 2016 avrebbe messo a disposizione della campagna di Donald Trump dati dettagliati sui comportamenti online — dagli acquisti ai siti web visitati — di milioni di cittadini americani. Un riferimento che arriva mentre i partiti italiani iniziano a prepararsi alla prossima stagione elettorale, tra strumenti digitali, comunicazione politica e nuove dinamiche dell’informazione.
L’iniziativa è stata letta da alcuni come un segnale culturale e anche politico, con cui Forza Italia marca le distanza con i partiti più apertamente filotrumpiani (anche con il centrodestra). «Io in America avrei votato Trump- afferma davanti alla platea il senatore Gasparri — sono di centrodestra, ma avrei rimpianto Reagan, che diceva che i dazi ammazzano la libertà e il commercio dei Paesi». E chissà, è possibile che le voci che girano negli ultimi tempi possano avere un fondo di verità e che gli azzurri stiano sondando il terreno per un possibile ritorno di un Berlusconi. Tuttavia Pier Silvio e Marina, in questo scenario potrebbero creare delle crepe nella coalizione con Meloni. C’è chi addirittura punta sul nome di Luigi Berlusconi, considerato da molti il più vicino al profilo del padre. Di certo, un profilo, forse meno forte di quello di Marina e Piersilvio, ma che porta l’eredità del Cavaliere e che come candidato alle prossime elezioni regionali in Lombardia, è possibile che possa dare qualche filo da torcere sia ai nemici che agli alleati. Perché quel cognome, soprattutto in quella regione, avrebbe certamente un forte impatto.
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