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Giusi Bartolozzi, indagata la capo staff di Nordio. «Su Almasri ha mentito ai pm»


Nelle carte che il tribunale dei ministri ha recapitato un mese fa al parlamento, la sua versione sulla vicenda Almasri veniva dipinta come «inattendibile» e «mendace». Ecco perché non è con particolare sorpresa che nell’esecutivo hanno accolto la notizia che Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia, è stata iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Roma. L’accusa, per la più fidata collaboratrice del Guardasigilli Carlo Nordio, è di aver reso «false dichiarazioni» ai magistrati sulla vicenda del generale libico. L’uomo accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, arrestato e poi rilasciato dalle autorità italiane che lo scorso gennaio lo hanno rimpatriato su un volo di Stato.

L’INCONTRO
È la stessa vicenda per la quale nei mesi scorsi erano finiti indagati la premier Giorgia Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario di Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, tutti difesi dalla senatrice e avvocata Giulia Bongiorno (che con ogni probabilità ora si occuperò anche della difesa di Bartolozzi). E per la quale il tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere per gli ultimi tre.

Una partita che ora si complica, per il governo. Perché mentre per processare i membri dell’esecutivo è necessaria l’autorizzazione del parlamento, lo stesso “scudo” non esiste per Bartolozzi, che da membro dello staff non gode di immunità. E dunque un eventuale procedimento a suo carico potrebbe trasformarsi in uno show mediatico, nel quale rischiano di essere chiamati a testimoniare i ministri e la stessa premier. Uno scenario che il governo è determinato a evitare e che andrebbe a tutto vantaggio delle opposizioni. Che subito sono tornate alla carica chiedendo le dimissioni della funzionaria di via Arenula.

È anche per discutere di questi scenari, e per informare degli sviluppi i collaboratori della premier, che dopo aver saputo nei giorni scorsi dell’iscrizione sul registro degli indagati (che in realtà risalirebbe ad agosto) Bartolozzi è stata ricevuta due giorni fa a Palazzo Chigi. Non è chiaro se per un confronto con Mantovano o con Meloni. Quel che pare certo è che la linea del governo non è cambiata: l’esecutivo agì per difendere l’interesse nazionale, è la tesi di Meloni sul caso. Motivo per cui l’intenzione è quella di fare quadrato attorno alla principale collaboratrice di Nordio. Come testimonia pure la nota con cui il ministro torna a difendere senza esitazioni la sua capo di gabinetto, alla quale il Guardasigilli esprime «piena e incondizionata solidarietà». «La dottoressa Giusi Bartolozzi – prosegue Nordio – ha sempre agito nella massima correttezza e lealtà, informandomi tempestivamente ed esaurientemente delle varie fasi della vicenda Almasri e di tutti gli aspetti ad essa relativi. Sulla base di questi ho fondato le mie valutazioni». Non così per il tribunale dei ministri, che invece accusa la funzionaria di aver fornito una versione «intrinsecamente contraddittoria» su quelle ore concitate a via Arenula.

Con chi ci ha parlato ieri, Bartolozzi si è detta assolutamente «serena». La capo di gabinetto ha avuto prima un confronto con Nordio, poi una riunione fissata da tempo coi sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari, per discutere però di edilizia carceraria. Sta di fatto però che nel governo, così come nella maggioranza, in molti ritengono «non casuale» che l’avviso di garanzia sia arrivato proprio alla vigilia della riunione della giunta per le autorizzazioni sul caso Almasri, in agenda per oggi alle 14. Una seduta durante la quale il relatore, il dem Federico Gianassi, illustrerà ai colleghi i contenuti della richiesta di autorizzazione del tribunale.

Intanto l’indagine della procura di Roma torna a far circolare le voci di un possibile “scudo” per Bartolozzi. C’è chi cita alcuni precedenti, tra cui quelli dei ministri Alemanno e Matteoli, i cui collaboratori furono appunto “scudati” pur non godendo di immunità, dal momento che erano indagati per gli stessi reati contestati ai loro ministri. Non è questo il caso di Bartolozzi, accusata di false dichiarazioni. Ma al governo c’è chi ritiene che trattandosi di un «reato connesso» a quelli contestati a Nordio, Piantedosi e Mantovano, l’immunità potrebbe essere estesa comunque. Anche a costo di scatenare un prevedibile polverone con le opposizioni, che ieri sono tornate a tuonare contro la capo di gabinetto («Faccia un passo indietro», invoca il Pd).

LO SCUDO
Anche la giunta per le autorizzazioni in ogni caso si appresta occuparsi della vicenda Bartolozzi. Se non già oggi, nelle prossime sedute. L’ipotesi che circola è che la giunta (a maggioranza centrodestra) possa chiedere che le carte del tribunale dei ministri su Nordio, Piantedosi e Mantovano siano integrate da quelle della procura di Roma su Bartolozzi. Con la possibilità che la giunta voti per unificare le due posizioni, chiedendo in pratica di allargare l’immunità anche alla capo di gabinetto. Una strada dall’esito non scontato, che potrebbe incontrare l’opposizione della procura e innescare un possibile conflitto d’attribuzione. Ma lo scenario è ancora prematuro. Mentre c’è chi, per uscirne, caldeggia la mossa che finora Meloni ha preferito evitare: apporre il segreto di stato sull’intera vicenda, nel nome dell’interesse nazionale da tutelare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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