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Energie rinnovabili, autorizzazioni veloci con l’ok in 30 giorni


Autorizzazioni sull’impatto ambientale in 30 giorni (tranne alcune eccezioni) e meno burocrazia per i nuovi impianti green. Dai pannelli solari alle pale eoliche e il biometano, coinvolgendo aziende e privati nelle comunità energetiche. E per chi non rispetta le regole multe fino a 150mila euro. Arriva oggi in Consiglio dei ministri il Testo unico per le rinnovabili, redatto dal ministero dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto Fratin, assieme a quello della Pubblica amministrazione di Paolo Zangrillo e con il supporto di Palazzo Chigi, la ministra per le riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

L’ultima bozza del testo è una guida finale che punta a fare ordine nella giungla di provvedimenti taglia-burocrazia sulle rinnovabili degli ultimi anni, abrogando tutte le leggi incompatibili. Il decreto, che definisce le rinnovabili «di interesse pubblico prevalente» è atteso da almeno due anni da enti locali, aziende e chi vuole aderire alle comunità energetiche, anche perché contiene l’elenco definitivo delle piccole opere per cui non serve più alcuna autorizzazione e quelle più grandi per cui basta un unico via libera, a seconda del tipo di impianto, da parte del Mase o della Regione dove viene costruita la struttura.

LE TRE PROCEDURE
Il testo è inserito in un decreto legislativo che attua la legge per la concorrenza del 2021 e prova a facilitare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e del Pniec (il Piano energia e clima al 2030), integrandosi anche con il decreto per l’individuazione delle aree idonee alla costruzione delle rinnovabili. Non solo, secondo il ministero della Pa, si avvicina così il target delle 200 semplificazioni normative fissato entro la fine del 2024.

Più nel dettaglio le procedure di via libera alle rinnovabili diventano tre, ognuna con tempi certi (mai oltre i 160 giorni). Non ci sarà bisogno di permessi per i piccoli impianti fino a 10 megawatt, quelli su edifici esistenti o quelli già installati sugli edifici. Per gli impianti piccoli, ma più complessi o i medi, tra cui quelli idroelettrici, c’è una procedura agevolata di fronte ai Comuni, con meno documenti. Infine per i grandi (fino a 300 megawatt), basta l’autorizzazione unica. Servirà mandare la richiesta tramite la piattaforma digitale “Suer”, controllata dal Gestore dei servizi energetici (Gse). Nel caso in cui gli interventi riguardino aree sottoposte a vincolo paesaggistico, le autorità preposte dovranno pronunciarsi entro 30 giorni, dopo i quali scatterà il silenzio-assenso. Nei primi venti giorni, anche per potenziare gli impianti esistenti, dovrà però dare il suo parere vincolante anche la Soprintendenza competente del ministero della Cultura. Questa, poi, se lo chiede entro 5 giorni dall’arrivo della richiesta, può fare ulteriori verifiche per altri 15 giorni, allungando i tempi. Pichetto, che attribuisce proprio alle Soprintendenze la gran parte di ritardi e lungaggini segnalate anche in una lettera del direttore generale del Mase, Gianluigi Nocco, pubblicata su Il Messaggero lo scorso 18 luglio, spera ora di sbloccare tutte le valutazioni di impatto ambientale arrivate al Mase. Impedendo l’esplosione dei contenziosi perché non si riesce a «rispettare i tempi», come scrive Nocco. È stata poi nominata circa la metà dei membri della Commissione Via-Vias per l’impatto ambientale e si attende l’ok della Corte dei Conti sugli altri nomi. Dovrebbe bastare per garantire la continuità del lavoro della Commissione, ma per smaltire le tantissime richieste di autorizzazione sulle rinnovabili (come dimostra il caso Sardegna) e dare il via alle grandi opere (compreso il Ponte sulle Stretto), ci sarà bisogno di avere tutti i membri in funzione in tempi rapidi.

LE MULTE
Le multe previste dal decreto si applicheranno al proprietario dell’impianto, all’esecutore delle opere e al direttore dei lavori. Per la parte di impianto non autorizzata le sanzioni possono arrivare fino a 360 euro al chilowatt elettrico di potenza. Elettricità futura, della galassia Confindustria, segnala però criticità nel decreto sugli impianti rinnovabili esistenti. Punto su cui non si escludono modifiche dell’ultim’ora. «La bozza del testo — spiega l’associazione in una nota- prevede nuove autorizzazioni per ammodernare gli impianti già installati con vincolo paesaggistico, introducendo inutili costi e lungaggini burocratiche: così si pregiudicherebbero i target del Pnrr e del Pniec». A rischio, secondo Francesco Alemanni dei Verdi, «ci sono 330mila posti di lavoro, mentre nella nuova Commissione Via-Vias ci sono molti membri in odore di conflitto di interesse».

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