Non c’è solo la composizione della nuova Commissione europea dietro all’interesse con cui la premier Giorgia Meloni guarda al voto francese. A far guadagnare la prima fila alla premier ci sono anche motivazioni che attengono più alla sfera “personale”. Non tanto per i rapporti coltivati con Marine Le Pen o per «i punti in comune» che le due ravvedono a vicenda, ma soprattutto perché se i dati reali confermassero la tendenza rilevata ieri sera nonostante l’alta affluenza, l’affermazione del Rassemblement National sarebbe consistente e rappresenterebbe per Meloni una conferma di quanto la premier va dicendo ormai da settimane, anche mentre buona parte dei Ventisette la escludevano dalle trattative per il bis di Ursula von der Leyen: «in Europa il vento è cambiato». Un vento che, se confermato ai ballottaggi, spirando nelle vele della destra-destra di tutto il Vecchio Continente permetterebbe presto o tardi a Meloni e agli altri partiti della stessa area politica di riformare un’Unione che secondo la premier ha bisogno di colmare i gap strutturali ed economici che la stanno allontanando dal treno delle locomotive economiche mondiali.
Le Pen, il discorso della vittoria: «Il blocco di Macron è cancellato». Poi l’appello: «Ci serve la maggioranza assoluta»
Il rapporto
Una convinzione a cui, per ben comprendere lo sguardo meloniano puntato Oltralpe, bisogna sommare la mai davvero celata antipatia nei confronti di Emmanuel Macron. Il rapporto tra i due si è più volte sfasciato, anche dopo essere stato ricostruito a fatica, fino a culminare nell’ultimo lunghissimo mese di affronti: dal mancato invito in Normandia, all’attacco sui diritti rispetto alle conclusioni del G7 fino, ovviamente, al caminetto imposto dal francese a Bruxelles. Proprio quest’ultimo è il grande cruccio dell’inquilina di Palazzo Chigi che, a maggior ragione ora che i risultati bollinano il crollo di Macron, avrebbe preferito discutere dei top jobs solo questa settimana.
In ogni caso l’indebolimento di Macron, a prescindere da quanto lo sarà poi realmente, è accolto con grande favore a Roma. Sia perché ci sono ancora in ballo le poltrone per l’esecutivo europeo (e per alcune contese un indebolimento della Francia è un’ottima notizia per l’Italia), sia perché nel buon risultato di Le Pen affiancato da quello del blocco di sinistra Nouveau Front Populaire (al di là dei trielli e dei patti di desistenza che ci saranno) Meloni scorge anche la conferma della bontà del suo progetto di riforma per il premierato basato sul bipolarismo.
I mercati
Non a caso c’è chi, accanto alla premier, ridimensiona anche l’ombra di scenari finanziari nefasti come lo spread alle stelle o i mercati in caduta libera. «Anche quando siamo arrivati noi al governo sembrava dovesse esserci l’apocalisse» spiegano da via della Scrofa. E pure tenendo da parte FdI, non sarebbe certo la prima volta che un partito estremista rimoduli alcune posizioni una volta alla guida del Paese. È stato così nelle prime fasi dei governi guidati dal PiS di Mateusz Morawiecki in Polonia e da Fidesz di Viktor Orbàn in Ungheria, salvo poi spostare nuovamente il proprio asse verso posizioni ampiamente contestate anche dalla Ue. Al di là dei mercati restano però delle incognite sul tipo di relazione che una maggioranza lepenista (che si rifletterebbe nella composizione dell’esecutivo francese) avrebbe sull’Ue e sull’Italia. Se è vero che cambierebbero i rapporti con il motore centrale dell’Unione rappresentato dall’asse tra Parigi e Berlino in nome di una «sovranità» da sempre rivendicata da Le Pen, lo è anche che non è affatto detto lo faccia in termini positivi per Roma. Specie guardando alle dichiarazioni programmatiche del enfant prodige lepeniano Jordan Bardella. Un esempio? Promette un taglio di 2-3 miliardi di euro al contributo francese al bilancio europeo (che sulla carta oggi è però irrealizzabile). Un altro? Ha in mente di abolire il droit du sol francese, insomma lo ius soli, e di limitare l’area Schengen ai soli cittadini dell’Ue dopo le elezioni anticipate. Forse non sarà l’apocalisse, ma gli effetti che tutto ciò possa avere sul Vecchio Continente sono abbastanza imponderabili.
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