«La Commissione rimane aperta a trovare una soluzione negoziale» con Pechino per scongiurare l’applicazione dei dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi, che dovrebbero scattare in autunno (un voto definitivo dei governi dei 27 è atteso entro la fine del mese). Dopo l’apertura di una serie di inchieste anti-dumping in Cina che mettono nel mirino l’import di formaggi, carne di maiale e cognac dall’Ue, l’esecutivo europeo è tornato a tendere la mano alla Repubblica popolare, il cui ministro del Commercio Wang Wentao è atteso domani a Bruxelles, in vista di un faccia a faccia giovedì con l’omologo Ue Valdis Dombrovskis.
I PALETTI
Per bocca di un portavoce, nel corso del punto stampa quotidiano a palazzo Berlaymont, la Commissione ha ricordato i paletti sui contorni della trattativa con le autorità cinesi: soluzione concordata sì, ma purché questa «sia pienamente compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e ponga rimedio agli effetti dannosi prodotti dai sussidi pubblici» alla filiera delle auto a batteria “made in China” «identificati dalla nostra indagine».
In attesa di arrivare nella capitale belga, Wang ha fatto tappa ieri a Roma, dove ha incontrato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso. «La Cina è il nostro primo partner commerciale in Asia e il secondo tra i Paesi extra Ue, dopo gli Usa. Ho voluto ribadire la necessità di un accesso equo al mercato cinese e di una parità di condizioni per le nostre aziende, in particolare per le pmi e per le aziende del settore agroalimentare — ha detto Tajani -. Ho ribadito la volontà italiana di collaborare con questo grande Paese, nostro interlocutore ma anche competitor sui mercati internazionali» e «chiarito la posizione italiana sui dazi alle auto: sosteniamo la proposta dell’Ue».
Ma, come la Spagna nei giorni scorsi in occasione della visita di Stato in Cina del premier Pedro Sánchez, pure il nostro Paese chiama alla prudenza e invita a evitare il muro contro muro con il Dragone: «Abbiamo espresso l’auspicio che ci sia una soluzione negoziale a Bruxelles o al Wto», ha affermato Urso dopo l’incontro con Wang, e comunque «dobbiamo lavorare insieme per evitare una guerra commerciale che non è nell’interesse di nessuno». La scelta «di aprire agli investimenti cinesi nel settore automotive — ha aggiunto poi — prescinde da questa procedura: è di oltre un anno fa, parte di una strategia di lungo respiro di politica industriale nel quadro del partenariato strategico globale Italia-Cina».
IL VALORE
Ci sarebbe già una data, intanto, per il voto finale sull’introduzione definitiva, per cinque anni rinnovabili, dei dazi alle auto “made in China” e importate nell’Ue, tariffe che arrivano fino a un massimo del 36,3% del valore del prodotto e sono ulteriori rispetto al 10% già esistente per l’import di auto prodotte al di fuori del blocco. Il prossimo 25 settembre, i rappresentanti degli Stati membri saranno chiamati a esprimersi sul punto: per bocciare l’offensiva commerciale di Bruxelles occorre la maggioranza qualificata (cioè 15 no, in rappresentanza del 65% della popolazione). Un primo voto non vincolante, a luglio, aveva visto i governi spaccati con 12 favorevoli (tra cui Italia, Spagna e Francia) e il resto divisi tra contrari (come l’Ungheria) o astenuti (tra cui il “peso massimo” Germania).
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