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«Chiara Poggi pensava corteggiassero Alberto, loro erano invidiose». Il giallo della telefonata di Stefania


Tra le tante pieghe ancora oscure del caso Garlasco, spunta un particolare passato quasi inosservato: una telefonata, breve ma enigmatica, registrata nel cuore di un’indagine che da anni cerca risposte sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. Un tassello apparentemente secondario, che oggi torna a far discutere in seguito alle ultime scoperte nella roggia di Tromello, dove sono stati rinvenuti oggetti metallici riconducibili a dispositivi medici. Proprio questi elementi hanno riportato l’attenzione sulle gemelle Stefania e Paola Cappa, non indagate, ma chiamate a fornire il loro Dna per nuovi accertamenti.

La chiamata in questione arriva alle 10:34, un’ora dopo il delitto, sul telefono di casa delle sorelle Cappa. In quel momento, Paola si trova a casa in convalescenza, reduce da un intervento al ginocchio e da un tentato suicidio risalente a due giorni prima. Stefania, invece, avrebbe studiato fino alle 9:30 e, poco dopo, fatto una telefonata a un’amica, liberando la linea attorno alle 10:20. Quando, mesi dopo, i carabinieri le mostrano i tabulati, la ragazza sostiene di ricordare solo quella conversazione con Lucrezia: «Non ricordo altre chiamate, né di aver ricevuto telefonate», afferma nel febbraio 2008.

La telefonata per il tutore

Eppure, dai tabulati risulta una conversazione in entrata durata 33 secondi, proveniente da un numero intestato alla «Farina Srl», azienda locale specializzata anche in dispositivi ortopedici. Alla richiesta di chiarimenti, Stefania afferma di non riconoscere né il numero né il nome dell’azienda. La sua spiegazione è vaga: «Forse ho risposto e chiuso subito. Non ricordo chi potesse essere».

Un dettaglio curioso riguarda proprio l’azienda Farina: produce tutori ortopedici, e Paola, in quel periodo, ne indossa uno. Il dispositivo però viene sequestrato solo nel febbraio 2008, ben sei mesi dopo l’omicidio. Stefania, intercettata dai carabinieri, racconta di essere stata informata che il ritardo nel sequestro era stato motivato dalla volontà di evitare uno scandalo mediatico se i militari fossero intervenuti troppo presto.

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A complicare ulteriormente la vicenda c’è un messaggio vocale inviato da Paola a Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo, in cui emerge un elemento mai emerso prima: la ragazza racconta di aver avuto inizialmente un gesso – un’informazione che non compare in nessun documento ufficiale né tra le cartelle cliniche. «Nei primi giorni mi sono resa disponibile ad aiutare gli inquirenti, ma avevo il gesso dalla coscia alla caviglia. Mi dissero che dovevano toglierlo… e io acconsentii. Sono poi dovuta andare di corsa in ospedale per farmelo rimettere. Nessuno sa questa cosa, ma quel gesto ha avuto conseguenze: il sangue non si è drenato bene e ho avuto bisogno di un catetere».

La misteriosa telefonata di Stefania Cappa a Chiara Poggi

Ma c’è un’altra telefonata misteriosa. Quella che Stefania Cappa, non indagata, dice di aver fatto a casa della cugina Chiara Poggi domenica 12 agosto. Lo mette a verbale tre volte, ma di queste telefonate non c’è traccia tra i dati degli inquirenti. Il giorno del delitto, spiega il Corriere della Sera, racconta: «L’ultima volta che ho visto mia cugina è stato sabato 11 agosto. Ma domenica verso le 12 ci siamo sentite telefonicamente e ci siamo promesse di vederci il giorno successivo alle 16. Anche in questa circostanza non ho notato nulla di strano nel suo atteggiamento». Due giorni dopo viene risentita dai carabinieri di Vigevano: «Per quanto attiene l’orario delle 12 da me indicato quale orario in cui per l’ultima volta ho telefonato alla Chiara, preciso che ricordo di averla chiamata dal mio telefono di casa al suo telefono di casa durante la mattinata del 12 agosto ma non ricordo esattamente l’ora. Si trattava verosimilmente della tarda mattinata». Poi il 17 agosto: «L’ho sentita l’ultima volta domenica 12, non mi ricordo a quale ora. La chiamai, mi ricordo, dal telefono della mia abitazione. Ma non ne sono sicura. Ritengo comunque di averla sentita per chiederle di passare presso la Croce Garlaschese dove avrei svolto il mio turno di volontariato dalle 15 alle 19.30».

«Chiara pensava che corteggiassero Alberto. Le cugine invidiose di laurea e fidanzato»

Il 23 agosto viene ascoltata Maria Ventura, madre di Maristella Gabetta, l’amichetta di Chiara, che ha conosciuto nel 1995. «Maristella mi ha confidato che Chiara non aveva assolutamente dialogo con le due cugine Stefania e Paola perché Chiara era una ragazza studiosa, seria e molto meticolosa al contrario delle due cugine gemelle — si legge dai verbali -. Chiara una volta mi ha detto che per la sua festa di laurea le gemelle Paola e Stefania le avevano fatto degli auguri formali ma poco sinceri. Aggiungo che Maristella apprendeva da Chiara che le due gemelle erano molto invidiose della sua laurea, del suo buon rapporto sentimentale con Alberto e in genere del suo tipo di vita che loro traducevano con la parola ‘successo’. Ricordo che Maristella mi disse che in particolare durante la festa di laurea di Chiara sia Paola che Stefania avevano dato l’impressione di corteggiare l’Alberto (Stasi, ndr), cosa che l’aveva infastidita anche perché diceva che quelle ‘erano capaci di tutto’ (…) Sostanzialmente Maristella mi diceva che le due gemelle ‘odiavano’ Chiara anche se lei invece le trattava comunque con cordialità. Infatti Chiara non diceva nulla al papà poiché quest’ultimo stravedeva per la sorella e quindi con lui non si lamentava mai. Non ho mai visto le due gemelle frequentare la casa di Chiara se non per le festività natalizie e pasquali e comunque sempre con i rispettivi genitori (…) Chiara raccontava a Maristella che la zia Maria Rosa Assunta era invidiosa della nipote perché faceva dei paragoni tra lei e le sue figlie».

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