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Cdp, spetta alle fondazioni il potete di veto sul dividendo


Cdp si avvia verso la fumata bianca per la nomina del nuovo cda e della gestione delle risorse del risparmio postale (gestione separata) che sono allargati da 14 a 16 membri in tutto. Dopo quattro rinvii per discordanze sui nomi delle quote rosa e consiglieri uomini per le tirate di giacca nel governo, lunedì 15 al quinto appuntamento nella sede di via Goito, quasi certamente sarà cambiato lo statuto nella seduta straordinaria ed eletto il nuovo board nella sessione ordinaria.

QUORUM

Tra i cambiamenti di statuto da parte della “straordinaria” con la formula “totalitaria” (la presenza del Mef che ha l’82,77% e di tutte le 62 fondazioni azioniste con il 15,93%) sarà ritoccata anche la maggioranza qualificata per la delibera in consiglio del dividendo e delle operazioni strategiche (residuato dei tempi Alitalia). Quanto alla cedola, il Mef alle prese sempre con il debito pubblico, gli enti con le erogazioni al territorio a favore dei più deboli e bisognosi.

Con il board che verrà portato da 9 a 11 membri (cinque quote di genere), le nuove regole fisseranno il tetto di 8/11 per decidere la parte di utile da spartirsi: considerando che degli 11 consiglieri, sette saranno indicati dal Tesoro e quattro dalle fondazioni riuniti in una lista unica, è evidente che nella decisione debba essere coinvolto almeno un consigliere degli enti.

Negli anni passati i soci hanno beneficiato di tanti soldi. Partiamo dal 2020 quando si è registrato il “cedolone” degli ultimi anni pari a 2,2 miliardi, di cui 1,8 miliardi destinato al Mef, 352 milioni agli enti, frutto della gestione dell’allora ad Fabrizio Palermo, ora alla guida di Acea; nel 2021 furono assegnati 1,2 miliardi (996 milioni al principale stakeholder, 204 milioni al secondo socio); nel 2022 il dividendo fu poco più alto a 1,3 miliardi (poco più di un miliardo a via XX Settembre, 221 milioni agli enti); mentre nel 2023 cedola di 1,6 miliardi, ripartiti in 1,3 miliardi allo stato e 256 milioni alle fondazioni. Sempre in tema di dividendo, va ricordato che a valere sul rendiconto 2018, il Tesoro per motivi di deficit pubblico, a giugno chiese a via Goito un extra dividendo di 960 milioni che furono attinti dalle riserve della Cassa.

La pioggia di denaro resta sempre attesa dall’aggiustamento dell’articolo statutario conseguente alla decisione sofferta, specie nel governo riguardante la nuova governance che uscirà da una riunione dei soci “totalitaria”, cioè che per essere valida e deliberante, deve mettere insieme il Mef ma soprattutto le 62 fondazioni.

LA TOTALITARIA

Ieri sera al presidente Acri Giovanni Azzone erano arrivate quasi tutte le adesioni per delega degli enti: solo 4 enti medio-piccoli dovrebbero partecipare di persona.

Si sono realizzate le condizioni per l’efficacia dell’assemblea, sventando il rischio di un ennesimo (quinto) mini-rinvio di qualche giorno (a mercoledì 17) per far venir meno le ragioni della “totalitaria. Essa infatti si terrà perchè verrà inserito il “punto” nella straordinaria sullo statuto.

Venendo ai nomi, ci sarà lista unica, le fondazioni hanno ritirato la propria lista, tutti in ordine alfabetico. Giovanni Gorno Tempini e Dario Scannapieco sicuramente confermati, come Francesco Di Ciommo, avvocato docente Luiss. La lista dovrebbe essere varata nel week end.

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