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cambia la “traghettatrice”. Passo indietro di Docimo, al suo posto Bruni


Con Nanni Moretti — che dal palco del festival del cinema dio Venezia ha scatenato il girotondo contro la legge sul cinema di Sangiuliano che ora dovrà gestire Giuli — il neo-ministro ci parlerà. Anche perché si conoscono e ogni tanto s’incontrano nella squisita pasticceria di Monteverde dove il regista di «Ecce Bombo» compra i pasticcini per sé e il nuovo titolare Giuli li compra anche per i propri figli. E del resto la «strategia dell’ascolto e del dialogo» è quella che il nuovo ministro della Cultura intende adottare su tutto e con tutti. Compreso il guru della sinistra cinematografico-intellettuale.

Nanni come tanti registi e attori s’oppongono alla legge sul cinema, e Giuli — che non la abolirà — considera questa legge, come tutto, migliorabile, ne analizzerà i punti critici (le nomine sangiulianee sono uno di questi) e comunque è intenzionato a mantenerla, anzi a renderla più concreta e più funzionante, perché c’è tutto in enorme settore produttivo che vuole velocità e chiarezza. Ecco uno dei nodi da sciogliere per Giuli. Ma è un nodo che non riguarda solo lui, nel senso che è evidente a tutti, o almeno a molti, i meno ideologici, che provare a risparmiare e a razionalizzare il sistema dei finanziamenti ai film, senza favorire i soliti noti, rappresenta un fatto di giustizia. Si finanziavano troppo film senza arte né parte, solo perché i registi appartenevano al giro degli amici degli amici (l’amichettismo di sinistra, fastidioso esattamente quanto l’amichettismo, si spera di non vederlo mai nel cinema e da nessuna altra parte: e Giuli può essere una garanzia su questo) della destra in ansia da revanche.

I NODI

Non è l’unico nodo quello della credit tax e del resto del decreto cinema. Un altro di questi — il primo a cui si sta dedicando in queste ore il ministro e stamane comincerà la sua giornata andando proprio al Maxxi da cui si è appena dimesso per andare al Collegio Romano, dove lo vedranno nel pomeriggio e dovrà lavorare alla scelta dello staff: si prevedono molti cambiamenti — riguarda la sede delle arti al Flaminio, nello splendido edificio disegnato dall’archistar iraniana Zaha Hadid e ora in fase di ampliamento. La reggenza di questa istituzione doveva passare nelle mani di Raffaella Docimo che però ha deciso di rinunciare in accordo con Giuli, sotto il fuoco di polemiche molto esagerate: chi l’ha attaccata perché sarebbe una semplice dentista (è docente ordinaria di odontoiatria all’università di Tor Vergata e non può assumere una altra carica senza la preventiva autorizzazione del suo rettore), chi ne ha parlato come di una persona digiuna di arte (ma non è in Cda in quanto specialista della materia ma come succede spesso perché rappresenta una eccellenza della società civile). Da consigliera anziana avrebbe dovuto succedere al presidente Giuli passato ad altro incarico, e non si sarebbe tratta perciò di una nomina voluta da Sangiuliano ma motivata dalla normalità giuridica in vigore nei Cda.

E comunque, una rinuncia volontaria, ed è già pronta la lettera di commiato, che è allo stesso tempo, visto il fuoco delle polemiche che si è scatenato, un problema in meno per Giuli che di problemi ne avrà non pochi ma il tipo, nella sua prudenza, ha la sapienza per sbrogliare le matasse perché diplomatico e moderato. Sarebbe scattato in automatico il passaggio di consegne al Maxxi ma per il ritiro di Docimo — che ha la sua attività accademica da svolgere, e anche quella politica legata sempre alle questioni della sanità: era stata candidata da FdI alle Europee, circoscrizione Sud, ed è impegnata tuttora su questo fronte — la reggenza va a Emanuela Bruni.

È una giornalista, una comunicatrice, che i colleghi conoscono bene e ne apprezzano il garbo — era a Palazzo Chigi al tempo di Berlusconi, direttrice della sala stampa dal 2000 al 2006 e successivamente capo area della comunicazione istituzionale della presidenza del consiglio dei ministri — e dopo Docimo la Bruni è la più anziana (è del ‘60) nel Cda del Maxxi. È stata scelta a suo tempo da Giuli, in quota Regione, che ne ha grande fiducia. La traghettatrice sarà Bruni, e poi senza fretta verrà scelta una nuova guida per il Maxxi: Giuli ha in mente una serie di identikit ma si vedrà.

LA STRATEGIA

La strategia della calma e gesso sia personale che politica («Serve una destra moderata che interpreti il presenti» e «Occorre saper intendere la cultura come base di civiltà, e sto citando Spengler»: sono due punti cruciali di filosofia pratica per il ministro) lo stanno portando a non fare strappi clamorosi, a studiare i dossier e a parlare quando ci sarà qualcosa di concreto da dire. Specie in questa fase in cui si esiste per straparlare, vedi il cattivo esempio di Maria Rosaria Boccia che ieri è intervenire perfino contro l’eventuale ritorno di Sangiuliano in Rai, che chissà quanto e come (ha detto l’ex ministro che non vorrà più svolgere le mansioni da direttore) avverrà ma non è assolutamente all’ordine del giorno per ora.

Se tutti parlano sempre su tutto, Giuli tenterà di sottrarsi a questo gioco al massacro. L’attenzione generale è concentrata adesso su che cosa il ministro deciderà di fare sul G7 a Napoli, con super-evento a Pompei, intorno al quale si è scatenata la bagarre. Anche qui, la decisione non è ancora stata presa. Ma alcune indiscrezioni dicono che il G7 napoletano avrà un capitolo pompeiano ridotto rispetto ai programmi iniziali. Non ci sarà una cena di gala tra i ruderi magnifici — dove imbucati vari avrebbero potuto rovinare la festa e scatenarsi nei gossip — ma i ministri degli della cultura del G7 si limiteranno il 20 settembre mattina a una visita super blindata nel sito archeologico. In sospeso anche il concerto di Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra e consulente del Mic coinvolta nel caso Sangiuliano e lei ha denunciato Boccia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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