L’Italia può anticipare il traguardo del ritorno nei parametri del Patto di Stabilità e Crescita. Il documento programmatico di finanza pubblica atteso in tarda serata in Consiglio dei ministri dovrebbe fissare al 3% il rapporto deficit-pil. Il buon andamento dei conti pubblici ha quindi portato in dote la possibilità di rivedere al ribasso il target dell’indebitamento per il 2025 che le previsioni fatte lo scorso autunno nel Piano strutturale di bilancio concordato con la Ue, poi confermate in primavera, avevano invece fissato al 3,3%, prevedendo di andare sotto la soglia del 3% il prossimo anno.
LE TABELLE
La crescita a politiche invariate sarà indicata allo 0,5% per quest’anno e allo 0,7% per il 2026. Con il contributo della manovra che sarà presenta alla Camere entro due settimane il target per il prossimo anno sarà invece portato allo 0,8%.
Centrare già a fine anno l’obiettivo del 3% permetterà all’Italia di iniziare a negoziare in anticipo la chiusura della procedura europea per disavanzo eccessivo aperta a luglio del 2024 per effetto del deficit 2023 balzato al 7,4% per il peso sui conti pubblici degli incentivi edilizi, su tutti del Superbonus 110%, i cui costi erano andati fuori controllo.
Occhi puntati anche sul debito. Le stime di primavera lo fissavano al 136,6% del pil quest’anno, per poi salire al 137,6% nel 2026 e scendere al 137,4% nel 2027. Secondo gli analisti della società di consulenza Ey il debito del prossimo anno dovrebbe invece attestarsi al 136,3%, in discesa dal 137,3% di fine 2025. Più pessimistiche le previsioni di Morgan Stanley. La banca d’affari statunitense vede infatti una crescita del dato per il prossimo anno fino al 139,7% ed evidenzia le possibili ripercussioni che le spese per la transizione energetica e la difesa potranno avere sul surplus primario che il Paese, fatta eccezione per la fase della pandemia e durante la crisi dei debiti sovrani ha saputo mantenere. Il finanziamento della difesa sarà uno dei temi della sessione di bilancio che si sta aprendo. L’altro filone di interventi sulla quale si sta concentrando l’attenzione è il fisco.
LE MISURE
L’auspicio è poter ridurre al 33% l’aliquota Irpef ora al 35%, lasciando lo scaglione invariato fino a 50mila euro di reddito. Il secondo provvedimento in tema di tasse è l’ipotesi di una quinta rottamazione delle cartelle fiscali. Il meccanismo dovrebbe ridimensionare la proposta di pace fiscale presentata dalla Lega in Senato. Anziché 120 rate spalmate in dieci anni si punta a 96 rate in otto anni. L’obiettivo è di non prevedere rate troppo basse, che avrebbero costi di gestione sproporzionati rispetto al gettito atteso: per la stessa ragione il meccanismo non dovrebbe consentire singole tranche inferiori ai 50 euro. Al nuovo meccanismo dovrebbero poter accedere anche i contribuenti, poi decaduti dai benefici, che avevano partecipato all’ultima rottamazione.
«Tutte le ipotesi della maggioranza le stiamo vedendo», ha spiegato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo.
Nel capitolo fiscale entra anche l’Iva per il Terzo Settore. Si lavora per ottenere dalla Ue una lunga esenzione -dieci anni- senza quindi che dal prossimo primo gennaio si passi a un regime di esclusione con maggior aggravi burocratici e amministrativi.
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