Sul campo di gioco, non solo sui terreni agricoli, Coldiretti sembra decisa a giocare in tutti i ruoli. Attacco e difesa, sovranista ed europeista, filo governativa (in effetti, per tradizione), ma senza risparmiare frecciatine a chi governa in Italia e Europa. Come è avvenuto ieri a Roma all’assemblea annuale dell’associazione. Posizione attendista, per ora, solo sulle linee programmatiche della confermata presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. «Il commissario all’Agricoltura – ha affermato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti — dovrà fare politiche di carattere agricolo senza essere condizionato dal commissario all’Ambiente, altrimenti finiremo di nuovo in un vortice».
LE RISORSE
All’Europa viene chiesto di aprire la borsa della spesa ancora di più a favore dell’agricoltura e di spendere meglio, «destinando una volta per tutte i fondi solo ai veri agricoltori, non ad esempio agli aeroporti con terreni». Senza dimenticare le misure per contrastare la concorrenza sleale.
Nella partita globale della concorrenza, Coldiretti guarda a giganti come Usa e Cina che al settore primario riservano ben più dei 385 miliardi di euro dell’Ue (di cui 35 per l’Italia) stanziati con la Pac fino a tutto il 2027. «Negli Usa il Farm bill vale 1.400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione europea». Secondo l’associazione, i fondi europei sono necessari per sostenere la produzione agricola «messa sempre più a rischio dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle tensioni internazionali».
Sul tema, a proposito della siccità, non manca qualche stoccata a chi ha governato e governa l’Italia. Il direttore generale chiede maggiore impegno per costruire invasi «che produrrebbero energia elettrica da vendere e il necessario flusso di approvvigionamento d’acqua». Gesmundo ha citato «la drammatica situazione di siccità al Sud, vissuta soprattutto dalle imprese che hanno investito nell’agricoltura e che hanno creduto al progetto di Coldiretti di ripopolamento del Mezzogiorno con vitelli autoctoni per non comprali dalla Francia. Imprese che vedono ora morire i propri animali di sete».
Altra doglianza sulla xylella. Dito puntato sul governatore della Puglia, Michele Emiliano, perché «è paradossale che le risorse stanziate dal governo non siano ancora state spese: ci sono 100 milioni di risorse ferme». Semplificazione burocratica, lotta all’Italia sounding e all’etichettatura ingannevole, battaglia contro il Nutriscore che si vorrebbe introdurre in Europa, le altre parole d’ordine ribadite dall’assemblea di ieri. Necessarie anche norme contro il caporalato che valgano anche per l’import. «Quello che è successo a Latina — dice Prandini — è vergognoso, non ci sono parole per descriverlo, è criminale. Quando questo avviene in Italia lo critichiamo, però quando importiamo da quei Paesi dove questa è la prassi, allora facciamo finta di non vedere».
Tre i ministri presenti. Raffaele Fitto, responsabile degli Affari europei, a proposito del green deal ha affermato che «von der Leyen ha fatto dei passaggi che indicano alcuni aspetti che possono essere di maggiore tranquillità e altri di maggiore problematicità. Il sostegno pieno da parte dei Verdi indicherebbe un percorso di un tipo; invece, il riferimento alla compatibilità con la competitività delle imprese lascerebbe intendere una maggiore flessibilità». Francesco Lollobrigida, ministro alla Sovranità alimentare, ha esaltato il ruolo degli imprenditori del settore: «Non ho mai incontrato nessun agricoltore, che possa essere definito tale, che dica “voglio un reddito di cittadinanza da agricoltura”. Al contrario incontro gente che vuole avere il giusto reddito per il lavoro che fa e la giusta riconoscibilità sociale».
IL PIANO MATTEI
Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, si è soffermato sul Piano Mattei: «Stiamo collaborando con tanti ministri, lavoriamo nel settore agricolo con Ice e cooperando con gli altri enti in tutti i settori. Stiamo spingendo sull’acceleratore. Se l’Africa cresce — 2,5 miliardi di persone nel 2050 — rappresenta una occasione anche per l’Italia e per il nostro export. Questa crescita è una opportunità anche per i nostri prodotti».
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